K metro 0 – Mosca – Nella giornata di ieri il Cremlino ha rotto il silenzio durato settimane riguardo le proteste antigovernative e le maniere forti utilizzate dalla polizia a Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin non crede che l’ondata di malcontento sia qualcosa cui dare importanza. Le strade della capitale sono state invase per
K metro 0 – Mosca – Nella giornata di ieri il Cremlino ha rotto il silenzio durato settimane riguardo le proteste antigovernative e le maniere forti utilizzate dalla polizia a Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin non crede che l’ondata di malcontento sia qualcosa cui dare importanza.
Le strade della capitale sono state invase per tre settimane da manifestanti, con arresti e fermi di più di mille persone. La dimostrazione di domenica sembra sia stata la più grande da otto anni a questa parte. Sono state organizzate marce di protesta anche di entità minore a inizio estate. L’agenzia OVD-Info, che monitora gli arresti in Russia, ha comunicato che nella sola giornata del 5 agosto scorso sono state fermate 828 persone. Il ministro dell’Interno russo ha invece risposto che il numero si aggira intorno a 600 su 1.500 manifestanti. Tuttavia, si pensa che le autorità durante gli eventi di opposizione registrino presenze al ribasso. Gli arresti sono arrivati una settimana dopo che in un evento simile ne erano avvenuti 1.400. Il portavoce Dmitry Peskov ha riportato il commento ufficiale del Cremlino sulla vicenda e ha spiegato che Putin non ha fornito dichiarazioni a riguardo perché crede che non siano stati eventi “eccezionali”. “Le manifestazioni ci sono in molti Paesi”, ha dichiarato e ha aggiunto che ci sono situazioni molto più importanti in Russia di cui il presidente deve occuparsi. Peskov ha respinto poi le voci secondo cui il Cremlino sarebbe piombato in una profonda crisi politica a seguito delle proteste e ha sottolineato come gli interventi della polizia nelle tre settimane siano stati opportuni. “Crediamo che l’uso sproporzionato della forza da parte delle autorità di polizia sia inaccettabile ma crediamo anche che gli interventi fatti per contenere i manifestanti siano stati giustificati”, ha riferito Peskov agli organi di stampa.
Alcune delle manifestazioni nelle scorse settimane non hanno ricevuto i permessi ufficiali, e le autorità hanno dispiegato un gran numero di unità di polizia per disperdere i dimostranti pacifici. I funzionari di polizia sono stati visti utilizzare la forza su individui che stavano semplicemente marciando e che non hanno opposto resistenza durante l’arresto. Il mese scorso è stata aperta un’indagine sulla presunta rivolta, nonostante non sia stata riportato né l’utilizzo della violenza da parte dei protestanti né alcun danno a proprietà. Peskov, sempre nella giornata di ieri, si è rifiutato di spiegare perché le autorità descrivano le proteste come ‘rivolte’.
Le manifestazioni sono iniziate circa un mese fa quando più di mille persone sono scese in piazza per la prima volta. Si è trattato piuttosto un incontro tra i maggiori esponenti politici dell’opposizione e i rispettivi elettori. Il motivo principale che ha scatenato la protesta è stato le decisioni della commissione elettorale di Mosca di respingere le firme utili a ratificare la partecipazione dei candidati alle amministrative. I dimostranti hanno marciato al coro di “Siamo noi l’autorità!” e di “Putin è un imbroglione”. La manifestazione è stata guidata, nelle varie fasi, da altri esponenti di spicco come Dmitry Gudkov, Ilya Yashin e Lyubov Sobo. Yashin, uno dei candidati esclusi, ha chiesto ai dimostranti di marciare con lui fino all’ufficio del sindaco ma nessuno si è fatto avanti per un faccia a faccia. Nelle settimane successive sono state registrate ulteriori dimostrazioni mentre è cresciuto esponenzialmente il malcontento nei confronti dell’ambiente politico dominato dal partito Russia Unito, allineato al Cremlino, nel quale le voci dissidenti sono marginalizzate, ignorate o represse.
Interrogativi sono nati negli ultimi giorni anche sul programma militare del Paese, dopo che l’esercito russo martedì ha ordinato l’evacuazione ai residenti del villaggio di Nyonoksa, situato nei pressi di un’area in cui vengono portati avanti test ed esercitazioni, per poi fare dietrofront. I cittadini del villaggio hanno ricevuto la direttiva di abbandonare le proprie case temporaneamente per alcune attività non specificate. Poche ore dopo il programma è stato cancellato e la richiesta è stata ritirata, ha riferito Ksenia Yudina, portavoce dell’amministrazione regionale di Severodvinsk. Dopo l’esplosione di un missile la scorsa settimana l’incertezza regna sovrana. Intanto, lunedì, migliaia di persone hanno partecipato ai funerali dei 5 ingegneri nucleari morti nell’incidente. Questi ultimi, giovedì scorso, stavano testando un nuovo motore a razzo. Sono stati sepolti a Sarov, cittadina a 370 chilometri da Mosca che ospita il principale centro di ricerca nucleare della Russia, dove i cinque lavoravano.