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Pd. Renzi-Zingaretti: duello a distanza

Pd. Renzi-Zingaretti: duello a distanza

Pd. Renzi non vuole elezioni anticipate e lancia il governo di transizione. Zingaretti: “francamente dico no”. Ma lo scontro si gioca nei gruppi parlamentari K metro 0/Jobsnews – Roma – Una vera e propria crisi nella crisi. La decisione presa in solitaria dal vicepremier Matteo Salvini di staccare la spina all’esecutivo, tutt’altro che vicina a

Pd. Renzi non vuole elezioni anticipate e lancia il governo di transizione. Zingaretti: “francamente dico no”. Ma lo scontro si gioca nei gruppi parlamentari

K metro 0/Jobsnews – Roma – Una vera e propria crisi nella crisi. La decisione presa in solitaria dal vicepremier Matteo Salvini di staccare la spina all’esecutivo, tutt’altro che vicina a concludersi con l’esito che lo stesso ministro dell’Interno si aspetta e cioè elezioni a stretto giro di posta, sta intanto generando scompiglio dentro le forze politiche. Tutte, nessuna esclusa. Unite solo su un fronte: appellarsi al capo dello Stato, Sergio Mattarella, ciascuna però perorando la propria causa: elezioni sì o elezioni no.

La spaccatura più evidente, però, si registra in casa dem con il duello a distanza tra il segretario in carica Nicola Zingaretti e l’ex segretario Matteo Renzi. A dare il via alle contrapposizioni è stato Renzi che, dalle colonne del “Corriere della sera”, questa mattina ha definito “folle” andare al voto subito e ha aperto all’ipotesi di un governo istituzionale che metta al sicuro “i risparmi degli italiani” e proceda al taglio dei parlamentari. Parole alle quali ha subito replicato lo stesso segretario Zingaretti, vergando un post sul suo blog su Huffington Post in cui già dal titolo ha dettato la linea ufficiale: “Francamente dico no”. Zingaretti ha ricordato di essere stato “accusato ingiustamente, per mesi, di essere il fautore di questo progetto nascosto” di un dialogo con il M5s. Per poi arrivare al nodo politico: “Di fronte a una leadership della Lega che tutti giudichiamo pericolosa e che si appella al popolo in maniera spregiudicata è credibile imbarcarsi in un esperienza di governo Pd-Cinquestelle (perché di questo stiamo parlando) per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari dopo tornare alle elezioni? Su cosa? Nel nome della salvaguardia della democrazia? Io – ha scandito – con franchezza credo di no”. Non senza infine richiamare un altro rischio: “E’ forte dire nel nome della democrazia non facciamo votare? Ho anzi il timore che questo darebbe a Salvini uno spazio immenso di iniziativa politica tra i cittadini”.

A stretto giro di social la replica di Renzi a Zingaretti. “Questa mattina ho fatto una proposta. Un Governo NoTax che eviti l’aumento dell’IVA e che metta in sicurezza i conti pubblici italiani. Mi sono rivolto a tutti, anche a chi in questi anni mi ha insultato, offeso, diffamato. Ed è comprensibile che alcuni amici siano spiazzati, scettici, dubbiosi. Ieri sera, dopo aver fatto l’intervista al Corriere, sono andato a mangiare una pizza con la mia famiglia dai miei genitori. E ho pensato ai giorni in cui delle persone inqualificabili dei Cinque Stelle facevano i segni delle manette nei confronti di due cittadini incensurati settantenni finiti per colpa mia in vicende più grandi di loro” scrive provocatoriamente su Facebook Matteo Renzi. “Se vado di pancia dico che non farò mai accordi con chi mi ha ferito e ha ferito la felicità della mia famiglia. Se penso al Paese, invece, credo che sia giusto mettere al centro l’interesse generale, non il mio orgoglio. Il bene comune, non la mia rabbia. Sì, mi hanno insultato e mi hanno denigrato. Ma si fa politica con i sentimenti, non con i risentimenti – aggiunge -. Lo dico a chi ha dubbi, ma lo dico innanzitutto a me stesso. La vittoria di Salvini rischia di buttarci fuori dall’Europa e l’arroganza con la quale egli pretende di stabilire persino le date del voto lascia straniti. Vuole pieni poteri per far che? Per portarci via dall’Euro? Per cacciare chi ha il colore della pelle diverso? Per educare all’odio i nostri figli? Ho fatto una proposta seria”. Ed ecco la bomba renziana che potrebbe far implodere il Pd: “è una proposta che mi costa molto dal punto di vista umano ma che è la strada giusta dal punto di vista politico. Adesso tocca a ciascun parlamentare decidere, guardandosi negli occhi e nel cuore. Tornando a casa dalla pizza di ieri, ho pensato che fare politica è questo: pensare al bene di tutti, non alle proprie ripicche – conclude l’ex premier -. E anche se mi costa tanto, penso che sia una soluzione giusta per l’Italia. Chi dirà di no, si assumerà le proprie responsabilità. Io stasera posso guardarmi allo specchio fiero di aver messo l’interesse dell’Italia davanti alle mie vicende personali”. Di fatto, è l’annuncio che la scissione nel Pd è vicina.

E che sia così lo rivela la nota di un renziano doc, il vicepresidente della Camera Rosato, che punta a spostare il regolamento di conti nel Pd nei gruppi parlamentari. È chiaro che su una decisione così importante per il futuro del nostro Paese la proposta di governo istituzionale avanzata da Matteo Renzi non può essere liquidata con una battuta e senza dare una prospettiva seria e alternativa a chi pensa che bisogna evitare di regalare l’Italia ai capricci di Salvini. I gruppi parlamentari dovranno discutere approfonditamente e sono certo che la grande maggioranza dei colleghi deputati e senatori condivida la linea espressa quest’oggi dall’ex premier. E dunque saranno conseguenti nel voto in Aula”. Una lacerazione forte, insomma, un duello a distanza con deputati e senatori dem schierati dall’una e dall’altra parte. Un altro grande favore a Matteo Salvini, che si frega le mani, in attesa che anche il Pd aderisca ad elezioni anticipate in autunno inoltrato, giocando davvero sulla pelle di milioni di persone, per tutte le partite economiche, industriali, sociali aperte. Perché è chiara anche a un bambino la trappola di Salvini: votare cavalcando l’onda di una società frammentata, incattivita, impoverita e senza speranza, che voterebbe immediatamente l’uomo presunto “forte”, e non importa se saltassero tutte le regole costituzionali e democratiche. Mentre a quest’Italia servirebbe un periodo di decantazione, una frenata collettiva nell’esplosione di odio e nell’invenzione di sempre nuovi nemici, da combattere ed eliminare. Ecco perché il Pd dovrebbe ripensare non una ma dieci, cento volte alla proposta di Matteo Renzi, e delle sinistre.

 

di Pino Salerno

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