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Austria, la casa di Hitler prende una nuova destinazione non collegata al suo oscuro passato

Austria, la casa di Hitler prende una nuova destinazione non collegata al suo oscuro passato

K metro 0 – Vienna – Si è finalmente conclusa la disputa che coinvolge la casa a Braunau am Inn, in Austria, dove il 20 aprile 1889 è nato Adolf Hitler. Lo stabile è stato per più di un decennio oggetto di disputa tra la proprietaria Gerlinde Pommer e lo stato austriaco, conclusosi definitivamente grazie

K metro 0 – Vienna – Si è finalmente conclusa la disputa che coinvolge la casa a Braunau am Inn, in Austria, dove il 20 aprile 1889 è nato Adolf Hitler. Lo stabile è stato per più di un decennio oggetto di disputa tra la proprietaria Gerlinde Pommer e lo stato austriaco, conclusosi definitivamente grazie alla Corte Suprema, che ha chiuso la “saga”, avallando in ultima istanza la somma di 810 mila euro stabilita in appello.

Sebbene Hitler, non mostrasse alcun interesse per quella proprietà, la casa dove era nato divenne comunque una specie di santuario nazista durante quell’epoca e una calamita per i neonazisti molto tempo dopo la sua scomparsa. Infatti, le autorità austriache per anni si sono trovate difronte ad un bivio per ciò che quella casa rappresenta: demolire lo stabile ed essere accusato di cancellare la storia travagliata del paese; o mantenerlo, e rischiare che la proprietà continui ad attirare estremisti di destra da tutta Europa. Ci sono state proposte anche per restaurarlo e usarlo per contrastare l’ideologia neonazista.

Fu nel ’72 quando il governo prese in locazione la proprietà, allestendovi un centro per disabili, una delle fasce deboli della popolazione che è stata perseguitata del regime. Già dal 1984 aveva provato ad acquistare lo stabile dalla signora Gerlinde Pommer, ma per tre decenni, ha rifiutato.

La Pommer, nel 2011 aveva posto il veto a qualsiasi utilizzo dell’edificio, anche se nel 2014 sembrava fosse possibile un tavolo di trattative per l’acquisto, ma i colloqui si sono bloccati due anni dopo a causa della sua “mancanza di volontà di vendere”, secondo Wolfgang Sobotka, all’epoca ministro degli Interni. Così la commissione parlamentare per gli affari interni ha avviato una petizione nell’ottobre 2016 per espropriare l’edificio, offrendo in cambio una valutazione finanziaria alla signora Pommer di 310.000 euro. Ovviamente la proprietà si è opposta con ogni mezzo all’esproprio, intentato causa dinanzi alla Corte costituzionale per dichiarare incostituzionale la legge. Ma la corte si è pronunciata a favore del governo, anche se la somma offerta per l’acquisizione dello stabile, secondo il tribunale distrettuale di Ried im Innkreis, una città dell’Austria settentrionale, non corrispondeva al valore effettivo della struttura, ordinando al governo di pagare 1,5 milioni di euro, esattamente l’importo che aveva chiesto in origine la proprietaria.

Ovviamente lo stato è ricorso in appello, e la cifra si è ridotta a 810 mila euro, somma confermata anche dalla Corte Suprema.

Dopo l’ultima sentenza il ministero degli Interni ha confermato che intende lanciare un concorso di architetti per modificare l’edificio e dargli una nuova destinazione non collegata al suo oscuro passato.

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