La mobilità sanitaria si traduce in un fiume di denaro pari nel 2017 a 4,6 miliardi di euro. K metro 0 – Roma – La mobilità sanitaria in Italia sposta ogni anno circa un milione di pazienti più accompagnatori, pari economicamente a 4,6 miliardi di euro solo nel 2017, certificati dalla Conferenza delle Regioni nei
La mobilità sanitaria si traduce in un fiume di denaro pari nel 2017 a 4,6 miliardi di euro.
K metro 0 – Roma – La mobilità sanitaria in Italia sposta ogni anno circa un milione di pazienti più accompagnatori, pari economicamente a 4,6 miliardi di euro solo nel 2017, certificati dalla Conferenza delle Regioni nei mesi scorsi previa compensazione dei saldi.
Questa migrazione di pazienti con “la valigia” in cerca di cure sanitarie migliore e più veloce avviene dal Sud verso il Nord: infatti l’88% del saldo in attivo (chi riceve pazienti) va ad alimentare le casse delle regioni come la Lombardia, l’ Emilia Romagna e il Veneto – che sono anche le tre Regioni più all’avanguardia nel processo di autonomia regionale differenziata – mentre il 77% di quello passivo (chi “esporta” pazienti) pesa sulle regioni di Puglia, Sicilia, Lazio, Calabria e Campania.
A chiarire questa situazione è la Fondazione Gimbe: «Abbiamo analizzato – spiega nel report il presidente Nino Cartabellotta – esclusivamente i dati economici della mobilità sanitaria aggregati in crediti, debiti e relativi saldi, in attesa di ottenere il prospetto dei flussi integrali trasmessi dalle Regioni al ministero della Salute, che permetterebbero di analizzare la distribuzione delle tipologie di prestazioni erogate in mobilità, la differente capacità di attrazione del pubblico e del privato e la Regione di residenza dei cittadini si curano fuori casa». Fattori essenziali per capire il lato negativo della mobilità sanitaria e su cui non a caso indagherà il Patto per la salute in via di definizione tra governo e regioni.
Questa analisi mostra delle sfumature sia fisiologiche che patologiche dovute alle lunghe liste di attesa e alla scarsa qualità dell’assistenza sanitaria in alcune Regioni di origine, dove solo alcuni che possono permetterselo riescono a spostarsi per potersi curare. Di fatto mettendo in luce una realtà sanitaria divisa in due, dove sovente si emigra per poter trovare un’alternativa alla propria realtà. E «in tempi di regionalismo differenziato – avvisa Cartabellotta – il report Gimbe non solo dimostra che il flusso di denaro scorre prevalentemente da Sud a Nord, ma che anche se la bozza di Patto per la Salute prevede misure per migliorare la governance, difficilmente la fuga in avanti delle tre Regioni che cumulano l’88% del saldo attivo potrà ridurre l’impatto di un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali, etiche ed economiche».
Sono sei le Regioni che vantano crediti superiori a 200 milioni di euro (mobilità attiva): in testa troviamo Lombardia (25,5%) ed Emilia-Romagna (12,6%) che insieme contribuiscono ad oltre 1/3 della mobilità attiva. Un ulteriore 29,2% viene attratto dal Veneto (8,6%), Lazio (7,8%), Toscana (7,5%) e Piemonte (5,2%). Il rimanente 32,7% della mobilità attiva si distribuisce nelle altre 15 Regioni, oltre che all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (217,4 milioni di euro) e all’Associazione dei Cavalieri di Malta (39,7 milioni).
Le sei Regioni con maggiore indice di fuga (mobilità passiva) generano debiti per oltre 300 milioni: in testa Lazio (13,2%) e Campania (10,3%) che insieme contribuiscono a circa 1/4 della mobilità passiva; un ulteriore 28,5% riguarda Lombardia (7,9%), Puglia (7,4%), Calabria (6,7%), Sicilia (6,5%). Il restante 48% si distribuisce nelle altre 15 Regioni. Le differenze Nord-Sud risultano più sfumate quando si guarda al passivo: gli indici di fuga, alti in quasi tutte le Regioni del Sud, sono rilevanti anche al Nord grazie alla facilità di spostamento dei cittadini. In Lombardia si arriva a -362,3 milioni di euro, in Piemonte a -284,9 milioni, in Emilia-Romagna a -276 milioni, in Veneto a -256,6 milioni e in Toscana a -205,3 milioni.
Le Regioni con saldo positivo superiore a 100 milioni di euro sono tutte del Nord, quelle con saldo negativo maggiore di 100 milioni tutte del Centro-Sud. In particolare: in Lombardia il saldo è pari a 784,1 milioni, in Emilia-Romagna a 307,5 milioni, in Veneto a 143,1 milioni e in Toscana a 139,3 milioni. Saldo negativo rilevante per Puglia (-201,3 milioni di euro), Sicilia (-236,9 milioni), Lazio (-239,4 milioni), Calabria (-281,1 milioni), Campania (-318 milioni).
di Rosa Massaro