K metro 0 – Roma – “L’istituzione del Ministero per le Disabilità mi sembra una contraddizione in termini: essendo un Ministero senza portafoglio, ossia senza dicastero, privo quindi di un proprio apparato amministrativo, si potrà fare ben poco.” Così Laura Coccia, responsabile per le politiche sociali dell’Associazione Europea dei Giovani e parlamentare nella scorsa legislatura, spiega i
K metro 0 – Roma – “L’istituzione del Ministero per le Disabilità mi sembra una contraddizione in termini: essendo un Ministero senza portafoglio, ossia senza dicastero, privo quindi di un proprio apparato amministrativo, si potrà fare ben poco.” Così Laura Coccia, responsabile per le politiche sociali dell’Associazione Europea dei Giovani e parlamentare nella scorsa legislatura, spiega i nodi da sciogliere, sia a livello nazionale che europeo, circa le disabilità.
“Anzitutto, è necessario distinguere tra disabilita fisica e disabilità psichica, perché si tratta di situazioni differenti che necessitano di interventi diversi. Faccio un esempio. L’effetto Greta Thunberg ha portato a una maggiore attenzione all’ambiente, incentivando l’uso dei mezzi pubblici in alternativa all’automobile. Se prendiamo come esempio Roma, su una flotta di circa 250 autobus, solo il 10% possiede la pedana per disabili, senza contare i guasti che abbassano ulteriormente questa percentuale già così bassa. Gli ammodernamenti come i montascale nella metropolitana non sono stati eseguiti su tutta la tratta, e questo pregiudica anche gli spostamenti lavorativi dei disabili”.
L’inserimento dei portatori di handicap nelle imprese non ha raggiunto ancora percentuali significative: come dice la Coccia “molte imprese preferiscono pagare la multa invece di impiegare i disabili, così come stabilisce la legge.”. Esistono però anche delle eccellenze, come ad esempio la Locanda dei Girasoli, un ristorante di Roma interamente gestito da personale affetto dalla sindrome di Down. L’Italia è, inoltre, avanti rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea come la Francia e la Germania, avendo abolito le classi differenziali nelle scuole, che erano composte unicamente da allievi portatori di handicap.
L’attenzione sulle disabilità è aumentata a partire dagli anni ’70, fino all’approvazione della Legge 104 e alla riforma del Titolo V della Costituzione, dimostrando così un’attenzione sempre maggiore al tema. La disabilità è poi collegata anche all’invecchiamento della popolazione, alla quale si accompagna una maggiore non autosufficienza, sebbene esistano migliori sistemi scientifici a disposizione degli anziani. Negli anni 2000, a livello europeo si sono raggiungi degli obiettivi importanti nella legislazione sulla disabilità: nel Regno Unito si è trattato di aggiornamenti e modifiche alla Disability Discrimination Act, promulgata per la prima volta nel 1995, emendata diverse volte e infine trasformata nella più ampia Equality Act del 2010. La Francia e la Spagna hanno promulgato leggi-quadro nel corso degli anni 2000: la Loi Handicap del 2005 ha riformato l’approccio verso la disabilità in Francia, così come la LIONDAU (2003) e la Ley de Dependencia (2006) hanno regolamentato il sistema dei diritti e dei benefici in Spagna. Anche in Germania, tra il 2002 e il 2006 sono state promulgate leggi importanti sui diritti delle persone con disabilità, e soprattutto la ratifica della Convenzione ONU del 2006 (avvenuta nel 2009) ha dato un nuovo impulso all’analisi e al ripensamento del sistema di protezione ed inclusione delle persone con disabilità.
Più in generale la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del Trattato di Lisbona prevede:
accessibilità: garantisce che le persone con disabilità abbiano accesso a beni, servizi e dispositivi di assistenza;
partecipazione: garantisce che le persone con disabilità possano esercitare tutti i loro diritti fondamentali derivanti dalla cittadinanza europea;
uguaglianza: garantisce l’attuazione di politiche che promuovano l’uguaglianza a livello UE e nazionale;
occupazione: garantisce un aumento del numero di lavoratori disabili nel mercato del lavoro e una migliore accessibilità ai posti di lavoro;
istruzione e formazione: garantisce che gli allievi disabili possano beneficiare di un sistema di istruzione accessibile e dei programmi di apprendimento permanente. La Commissione europea ha già lanciato diverse iniziative concernenti l’istruzione, quali l‘Agenzia europea di sviluppo dell’insegnamento per alunni aventi esigenze specifiche ;
protezione sociale: affronta problematiche sociali diffuse sofferte dalle persone con disabilità, quali la disuguaglianza di reddito, il rischio di povertà e l’esclusione sociale. I fondi strutturali europei e le misure nazionali adottate dai paesi dell’UE possono essere utilizzati per assicurare tale protezione sociale;
salute: garantisce che le persone con disabilità possano accedere in modo equo e sostenibile ai servizi sanitari e alle relative strutture;
azioni esterne: promuove i diritti delle persone con disabilità a livello internazionale.
Riguardo alla percentuale di disabili presenti nel nostro Parlamento e nel Parlamento europeo, la Coccia ha dichiarato: “Impegnarsi attivamente nella vita politica è sicuramente più semplice in Italia che non in Europa. Infatti, per diventare europarlamentare è necessario raccogliere i voti necessari in cinque province, e questo presuppone un impegno fisico importante, che una persona disabile difficilmente riesce ad affrontare. In Italia le cose invece sono diverse, fortunatamente, in quanto la campagna elettorale è di minore impatto. Sembra che, confrontando le norme dei Paesi Europei, in Italia la disabilità venga trattata e percepita come una questione essenzialmente assistenziale e non come elemento cruciale del tema dell’uguaglianza. C’è ancora tanto da fare, a livello di integrazione e promozione dei diritti civili.”
di Stefania Catallo