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A Vienna, i diplomatici iraniani e di 5 potenze mondiali cercano di salvare l’accordo sul nucleare

A Vienna, i diplomatici iraniani e di 5 potenze mondiali cercano di salvare l’accordo sul nucleare

K metro 0 – Vienna – Diplomatici dell’Iran e di 5 potenze mondiali (Francia, Regno Unito, Germania, Russia, Cina), in una riunione ad alto livello svoltasi il 27 luglio a Vienna hanno raccomandato – informa AP – di salvare l’accordo del 2015 sul nucleare iraniano, a maggior ragione nel momento in cui gli USA ne sono usciti, reimponendo

K metro 0 – Vienna – Diplomatici dell’Iran e di 5 potenze mondiali (Francia, Regno Unito, Germania, Russia, Cina), in una riunione ad alto livello svoltasi il 27 luglio a Vienna hanno raccomandato – informa AP – di salvare l’accordo del 2015 sul nucleare iraniano, a maggior ragione nel momento in cui gli USA ne sono usciti, reimponendo sanzioni all’Iran: con una scelta che sta creando tensioni tra gli stessi USA e i loro alleati europei. “L’atmosfera è stata costruttiva, e le discussioni buone”, ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Seyed Abbas Araghchi, al termine della riunione. “Non posso dire che abbiamo risolto ogni cosa”, ha aggiunto, ma tutte le parti sono “ancora determinate a salvare quest’accordo”.
“Ci sono stati momenti di tensione, ma nel complesso l’atmosfera è stata molto buona. Amichevole. E molto professionale”, ha aggiunto Fu Cong, capo della delegazione cinese. La sostanza, è che c’è stato un generale accordo per organizzare al più presto un più alto livello di confronto, tra ministri degli Esteri, da preparare accuratamente. Non è stata ancora fissata una data.

L’Iran sta premendo sulle controparti, specialmente europee, per controbilanciare gli effetti delle sanzioni che l’amministrazione Trump ha reintrodotto, dopo che erano state cancellate dall’amministrazione Obama con la firma dell’accordo del 2015. Agli europei, il Paese islamico ha proposto così il blocco dell’arricchimento del suo uranio a un livello del 4,5% (oltre il 3,67 consentito dall’accordo del 2015), in cambio di incentivi che possano compensare l’impatto delle sanzioni sulla sua economia. La Repubblica – ha precisato, parlando in lingua farsi ai giornalisti, dopo la conclusione del meeting, il ministro degli Esteri Araghchi – continuerà a diminuire il rispetto degli impegni previsti dall’ accordo del 2015, sinché gli europei non andranno incontro alle sue richieste.
Le mosse dell’Iran, comunque, sono regolarmente controllate dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Nelle ultime settimane, l’Iran ha oltrepassato i limiti quantitativi della riserva di uranio moderatamente arricchito consentitagli dall’accordo del 2015 (300 kg.), ma non ha precisato di quanto. Ma al di là della “guerra delle cifre”, pur importante, sull’arricchimento quantitativo e qualitativo delle riserve di uranio in possesso della Repubblica islamica, all’ incontro di Vienna del 27 luglio – ha riferito sempre Fu Cong – gli europei hanno premuto su Teheran perché accondiscenda alle richieste di rispettare i limiti previsti da un accordo che per prima essa difende. E Teheran ha premuto sulla UE e sui singoli Paesi europei perchè anch’essi rispettino l’accordo per quanto è di loro competenza.

Le potenze europee- ha detto Fu – hanno concordato nell’opporsi all’imposizione unilaterale di sanzioni chiesta dagli USA, e specialmente all’applicazione generalizzata, extraterritoriale, di queste sanzioni (che investono, oltre al campo commerciale, anche quelli finanziario, diplomatico, culturale), e hanno appoggiato gli sforzi della Cina per mantenere il normale commercio con l ‘Iran e, soprattutto, l’acquisto del petrolio. Il Paese degli ayatollah – ha precisato, inoltre, il capo della delegazione cinese – sta perfezionando poi un particolare sistema di scambi che dovrebbe permettere agli operatori europei di commerciare con l’Iran senza violare le sanzioni imposte dagli USA. Il capo della diplomazia iraniana, Araghchi, in proposito ha detto che questo sistema “ancora non è funzionante, ma si trova ormai agli stage finali”.

Al tempo stesso, però, l’Iran negli ultimi tempi ha intrapreso azioni provocatorie nei confronti delle navi nel Golfo persico, come bloccare una petroliera britannica e abbattere un drone americano. Per reazione, gli USA hanno aumentato la loro presenza militare nel Golfo. Per maggiore sicurezza, sempre sabato 27 luglio un’altra nave della Royal Navy britannica, la “Duncan”, in aggiunta alla fregata “Montrose”, già presente sul posto, è giunta nel Golfo per accompagnare regolarmente le navi battenti bandiera inglese nell’ attraversamento dello Stretto di Hormuz.

Nell’intento di allentare la tensione, il presidente iraniano Hassan Rouhani ha scritto intanto una lettera aperta – pubblicata Domenica 28 luglio sul sito della Presidenza – al neopremier britannico Boris Johnson, facendogli le sue congratulazioni e dicendo di sperare che, sotto la sua leadership, i legami diplomatici tra i due Paesi possano diventare più forti. Da Johnson – che visitò Teheran nel 2017, come Segretario di Stato agli Esteri – Rouhani si aspetta “un ulteriore approfondimento delle relazioni bilaterali e multilaterali”.

Immutata resta, invece, la posizione degli USA: Trump ha ritirato l’adesione americana all’accordo del 2015, e ha messo in primo piano le sanzioni contro l’Iran, sottolineando però che vuole negoziare un accordo migliore con la Repubblica islamica, con la partecipazione dei Paesi della UE.

Le sanzioni antipersiane, allora, sono strettamente funzionali a questo disegno: col dichiarato scopo di colpire l’economia iraniana, mentre indirettamente vogliono anche mettere alla prova la capacità sia degli europei che di Russia e Cina di mantenere gli impegni presi, proprio nei confronti dell’Iran, con Washington. Al tempo stesso, l’Europa da un lato è sotto pressione da parte USA perché abbandoni l’accordo con l’Iran del 2015; dall’altro, è premuta da Teheran perché controbilanci in qualche modo i devastanti effetti delle sanzioni economiche USA. Come già sta avvenendo da tempo sul piano specifico delle guerre commerciali, su questo delicato terreno dei rapporti con l’Iran i Paesi UE, pur alleati degli USA, cercano nuove strade mediante intese con Russia e Cina. Ma la posta in gioco, qui, è molto, molto più alta.

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