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Spagna, l’investitura di Sanchez a Premier resta una partita aperta

Spagna, l’investitura di Sanchez a Premier resta una partita aperta

K metro 0 – Madrid – Vedere per credere. Lunedì 22 luglio, Pedro Sánchez ha assistito al primo dibattito sulla sua investitura a Primo Ministro. Contro ogni previsione da parte dei media e dei politici -che vedevano l’accordo tra il partito di Sánchez, il Partito socialista (PSOE), e Unidas Podemos (UP) come quasi concluso nel corso della

K metro 0 – Madrid – Vedere per credere. Lunedì 22 luglio, Pedro Sánchez ha assistito al primo dibattito sulla sua investitura a Primo Ministro. Contro ogni previsione da parte dei media e dei politici -che vedevano l’accordo tra il partito di Sánchez, il Partito socialista (PSOE), e Unidas Podemos (UP) come quasi concluso nel corso della mattinata, con l’avvio di una vera coalizione di governo – il candidato ha ignorato UP, cioè proprio il partito con cui i socialisti avevano a lungo negoziato per un governo di coalizione.

Durante il suo discorso, infatti, Sánchez ha chiesto che i “partiti conservatori” (PP e Ciudadanos) si astenessero in modo da permettere al PSOE di governare e non dover ripetere le elezioni, una mossa che ha colto di sorpresa UP. In seguito, la notte del 22 luglio, l’incertezza ha regnato in Parlamento tra tutti i deputati. Il voto di UP era dubbio – potevano e potrebbero tuttora astenersi, il che fermerebbe l’investimento di Sánchez -mentre tutti sapevano che i negoziati per la coalizione avrebbero continuato o si sarebbero fermati soprattutto in base al comportamento del candidato Premier nei confronti di UP e del suo leader, Pablo Iglesias.

Il primo governo di coalizione in Spagna dai tempi della seconda repubblica – che si concluse in guerra civile, preceduta da un colpo di Stato da parte di un gruppo militare fascista- è una possibilità che si allontana sempre di più, dal momento che i negoziati tra PSOE e Podemos sono sempre più difficili.

Dopo le elezioni, entrambi i partiti avevano concordato in via confidenziale la nascita di un governo di coalizione. Tuttavia, le settimane sono passate, e il PSOE ha iniziato a rifiutare la prospettiva – i sondaggi erano troppo a favore di Sánchez, e ha iniziato a pensare all’ipotesi di nuove elezioni – facendo contemporaneamente credere che il problema fosse il leader di UP, che ha ottenuto troppi ministeri. La settimana scorsa, dopo aver rotto ogni tipo di negoziato con UP, Sánchez ha assicurato che avrebbe consentito la creazione di un governo di coalizione a patto che Iglesias non ne facesse parte. Iglesias ha anche accettato di non far parte del governo, se questo avesse portato ad un accordo.

Nonostante ciò, e dopo un fine settimana in cui UP e PSOE hanno ricominciato a negoziare, il discorso di Sánchez ha cambiato tutto. Infatti, ogni gruppo parlamentare ha lasciato il Parlamento compiaciuto dell’atteggiamento di Sánchez; che, però, ha guadagnato, per la sua possibile maggioranza, solo un deputato in più, regionalista. Quindi, secondo il suo conteggio, all’alba del 23 luglio, con 123+1 voti favorevoli, il candidato Premier era ancora molto lontano dai 176 voti necessari per raggiungere la maggioranza assoluta, per la quale ha bisogno o di un’astensione dei conservatori, o del supporto di Podemos.

Tutti quanti pensavano – anche perché i militanti socialisti si sono fatti avanti per un accordo con UP fin dalla notte delle elezioni politiche – che raggiungere un accordo tra le due anime della sinistra spagnola (quella social-democratica, PSOE, e quella pressappoco post-comunista, UP) sarebbe stato semplice. Tuttavia, il rifiuto viscerale dei socialisti di dividere il governo con UP dimostra che, nonostante le scuse del PSOE siano alquanto fantasiose, dividere il potere dopo anni di governo costituito da un solo partito sarà più difficile del previsto.

E ancora più arduo se si considera che ciò che dovrebbe essere negoziato nel corso di 2 mesi si sta discutendo nello spazio di 4 o 5 giorni; e, in più, tutto è reso fortemente mediatico dal dibattito parlamentare, dove è sempre possibile usare i propri discorsi per fare pressione su un possibile alleato, per formare un nuovo governo di coalizione. Questa possibilità, difficile se si considera che sarebbe il primo governo di coalizione nella storia recente della democrazia spagnola e la data di scadenza del tempo utile è molto vicina, è aperta fino a quando i discorsi tra UP e PSOE fanno progressi. Da un inizio nel quale il PSOE accettava solo un “governo di cooperazione”, che presupponeva l’inclusione di certi membri di UP in posizioni secondarie all’interno di ogni ministero, si è giunti all’offerta della scorsa settimana, che includeva alcuni ministeri per UP.

Tuttavia, UP considera insufficienti od ornamentali i ministeri e le vicepresidenze offerte dal PSOE. Per quanto riguarda il resto del dibattito sull’investitura, Pedro Sánchez ha evidenziato i sei assi principali del suo programma di governo: “Disoccupazione e lavori precari, la rivoluzione digitale, l’emergenza climatica, la discriminazione delle donne e il futuro dell’Europa.” Le principali critiche mosse da ogni gruppo politico verso Sánchez sono state causate dalla mancanza, nel suo discorso, di qualsiasi menzione diretta della crisi catalana.

In sintesi, l’incertezza è al massimo. I negoziati tra UP e PSOE continueranno sino a giovedì 25 luglio, dal momento che la possibilità di un voto di maggioranza assoluta durante la prima votazione di ieri era quasi impossibile. Tra oggi e giovedì 24, tutto può succedere.

 

di Iván Tubío Sanlés e David Rodas Martín

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