K metro 0 – Londra – Il ministro del Tesoro britannico, Philip Hammond, ha dichiarato nella giornata di domenica che rassegnerà le proprie dimissioni se il candidato premier, Boris Johnson, dovesse assumere l’incarico questa settimana. Risposta prevedibile, soprattutto considerata la promessa di Johnson di abbandonare l’Unione europea con o senza accordo. Hammond, se dovesse essere
K metro 0 – Londra – Il ministro del Tesoro britannico, Philip Hammond, ha dichiarato nella giornata di domenica che rassegnerà le proprie dimissioni se il candidato premier, Boris Johnson, dovesse assumere l’incarico questa settimana. Risposta prevedibile, soprattutto considerata la promessa di Johnson di abbandonare l’Unione europea con o senza accordo.
Hammond, se dovesse essere perseguita la strada del ‘no-deal’, come probabilmente accadrà, non vorrebbe restarsene a guardare. Di conseguenza l’annuncio delle dimissioni. Il ministro era già praticamente sicuro che sarebbe stato escluso dal nuovo leader, in ogni caso. Come riporta AP, Hammond si è inimicato i ‘Brexiters’, che attualmente dominano all’interno del Partito Conservatore, con vari avvertimenti sulle terribili ripercussioni che l’uscita dall’Unione potrebbe causare. Ai microfoni della BBC ha ribadito: “Non faranno in tempo a cacciarmi, mi dimetterò prima che avvenga”.
L’ex sindaco di Londra Johnson, che è dato in vantaggio nei sondaggi, e il ministro degli Esteri Hunt al momento pensano che l’unica strada possibile per abbandonare l’Ue sia senza accordo, una prospettiva quindi che assume connotati sempre più realistici. Entrambi hanno comunque intenzione di presentarsi a Bruxelles per negoziare un nuovo ‘deal’, modificando parzialmente quello proposto da Theresa May. L’Ue è ferma nella propria posizione e non intende ridiscutere o modificare il documento, che consta di ben 585 pagine redatto assieme alla premier dimissionaria. “All’interno di quell’accordo è contenuta l’unica modalità di abbandono dell’Unione possibile per il Regno Unito”, ha evidenziato il negoziatore della Brexit per l’Unione, Michel Barnier, ai microfoni della BBC giovedì scorso. Il vincitore del duello elettorale verrà decretato nella giornata di martedì e prenderà il posto della premier dimissionaria il mercoledì successivo. La Gran Bretagna dovrebbe portare a compimento il progetto di uscita dall’Ue entro il 31 ottobre. Molti parlamentari e alcuni esponenti del mondo delle imprese credono che uno scenario del genere possa generare conseguenze economiche disastrose. La recessione è lo spettro più inquietante dell’intera vicenda: il valore della sterlina potrebbe sprofondare e l’economia del Paese potrebbe risentirne. Johnson, che ha sostenuto la causa del ‘leave’ durante la campagna elettorale del referendum del 2016, ha sottolineato invece che una Brexit senza accordo potrebbe “non costare nulla al Regno Unito”, con una preparazione adeguata.
Il vicepremier irlandese, Simon Coveney, ha constatato come il blocco non vorrà “assolutamente allontanarsi da quanto concordato nella bozza di accordo”. Se l’intenzione del nuovo primo ministro britannico, ha spiegato Coveney alla BBC, dovesse essere quella di stracciare la bozza, allora “potrebbe verificarsi qualche problema”. “E’ un po’ come dire: ‘Datemi quel che voglio oppure faccio crollare tutto”, sono state le sue parole. Hammond, intanto, è il terzo ministro britannico che in una settimana ha annunciato le proprie dimissioni per evitare ulteriori complicazioni. “Sono sicuro che il Parlamento troverà un modo per evitare un ‘no-deal’ senza il consenso parlamentare. Collaborerò a stretto contatto con gli addetti ai lavori per fare in modo che il nuovo governo non vi riesca”, ha concluso.