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Svizzera, caso di spionaggio industriale, accusato un ricercatore cinese

Svizzera, caso di spionaggio industriale, accusato un ricercatore cinese

K metro 0 – Berna – Un intricato caso di possibile spionaggio industriale nel delicato settore farmaceutico sta intorbidando attualmente i rapporti, tra USA e Gran Bretagna, da un lato, e, dall’ altro, la Cina. Tutto avviene in territorio svizzero. L’Ufficio federale di Giustizia della Confederazione elvetica (UFG), come riporta la Reuters, ha accolto ultimamente la

K metro 0 – Berna – Un intricato caso di possibile spionaggio industriale nel delicato settore farmaceutico sta intorbidando attualmente i rapporti, tra USA e Gran Bretagna, da un lato, e, dall’ altro, la Cina. Tutto avviene in territorio svizzero. L’Ufficio federale di Giustizia della Confederazione elvetica (UFG), come riporta la Reuters, ha accolto ultimamente la richiesta di estradizione presentata dagli Stati Uniti nei confronti di Gongda Xue, un ricercatore cinese di 49 anni, da circa 20 residente in Svizzera con la famiglia. L ‘uomo è accusato di aver aiutato la sorella a trafugare tempo fa, in Pennsylvania, segreti commerciali da un’unità locale del colosso farmaceutico britannico GlaxoSmithKline (GSK), multinazionale attualmente la decima industria farmaceutica del mondo, leader da decenni nella produzione di farmaci essenziali e vaccini.

La decisione dell’UFG non è definitiva: il ricercatore, attualmente detenuto, ha tempo fino all’11 agosto per presentare ricorso al Tribunale penale federale svizzero (TPF), come precisato da Ingrid Ryser, portavoce dell’UFG, confermando una notizia diffusa dall’agenzia France Presse. Ma lo stesso TPF la settimana scorsa aveva già respinto una sua richiesta di liberazione: sulla base di una prima pronuncia della Corte dei reclami penali del Tribunale di Bellinzona, nel Canton Ticino, che aveva sottolineato la possibilità di fuga dell’accusato considerando che, negli Stati Uniti, rischia sino a 20 anni di reclusione.

Il ricercatore – che ha studiato al Politecnico federale di Zurigo – è fratello della scienziata sino-americana Yu “Joyce” Xue, che nell’agosto 2018 si è dichiarata colpevole, davanti a una corte distrettuale della Pennsylvania, di aver sottratto dati segreti a una filiale della GSK negli USA. Secondo gli inquirenti americani, il fratello – arrestato il 28 maggio nel cantone di Basilea – avrebbe ricevuto le informazioni trafugate dalla sorella, effettuato dei test sulle stesse nell’istituto dove lavorava (il Friedrich Miescher Institute for Biomedical Research di Basilea) e inviato poi i risultati a possibili complici in Cina.

Ma cosa riguardavano, esattamente, i segreti trafugati alla Glaxo? Come informa la testata online svizzera “Ticinonews”, uno degli aspetti piu’ importanti dell’oncologia, il cui sviluppo può essere deterninante per la lotta ai tumori: cioè l’esistenza – attualmente allo studio da parte dei ricercatori della Glaxo – di possibili anticorpi che si legano alle cellule tumorali e le eliminano.

In totale cinque persone sono finite sotto accusa in quest’inchiesta; tre di esse avevano creato una società commerciale – con sede nel Delaware e filiali a Nanchino e Shanghai – chiamata Renopharma, il cui scopo reale era rivendere le informazioni sottratte. L’anno scorso il Dipartimento di Giustizia USA ha sostenuto che Renopharma è finanziata dal Governo cinese, e si inserisce quindi nella “guerra economica” fra Usa e Cina in corso da tempo. Mentre già nel 2013, il Governo cinese aveva accusato la multinazionale farmaceutica britannica di aver usato, sin dal 2007, più di 700 agenzie di viaggio e società di consulenza per recapitare tangenti per quasi 3 milioni di yuan a dirigenti, medici, ospedali ed altri che prescrivevano i suoi prodotti (ne era seguìto l’arresto di vari funzionari della filiale cinese della Glaxo).

Fino ad oggi non vi sono state reazioni ufficiali alla notizia dell’ok svizzero all’estradizione negli USA di Gongda Xue da parte né del Governo statunitense, né della Glaxo Farmaceutici.

In questi giorni, sempre in tema di sanità, la Cina ha comunicato che nel Paese continuano ad essere scoperti parecchi casi conclamati di peste suina, diffusa soprattutto da da maiali importati dall’ Africa. In un anno, il governo ha dovuto abbattere tra i 50 e i 100 milioni di capi (su un patrimonio nazionale di circa 500 milioni, uno dei più grandi del mondo). Si tratta di un virus altamente contagioso, che per fortuna sembra che non possa essere trasmesso all’uomo.

 

di Fabrizio Federici

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