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Artide, la difficoltà di Kyiv di partecipare allo scenario di sviluppo

Artide, la difficoltà di Kyiv di partecipare allo scenario di sviluppo

K metro 0 – Asia centrale – Cheng Hungan, autorità mondiale nel campo degli studi sull’Asia centrale e l’Europa orientale, oltre che ricercatore del Centro studi Taihe, ha di recente spiegato come per Kyiv sia al momento impossibile svolgere un ruolo importante nello scenario artico senza che prima vengano normalizzati i rapporti tra Ucraina e

K metro 0 – Asia centrale – Cheng Hungan, autorità mondiale nel campo degli studi sull’Asia centrale e l’Europa orientale, oltre che ricercatore del Centro studi Taihe, ha di recente spiegato come per Kyiv sia al momento impossibile svolgere un ruolo importante nello scenario artico senza che prima vengano normalizzati i rapporti tra Ucraina e Russia.

“Secondo me, la dichiarazione ucraina sulla sua volontà di partecipare alla conquista dell’Artide è in gran parte politica, deriva principalmente dal fatto che Kiev sta cercando di rafforzare il proprio ruolo internazionale garantendosi una presenza nella regione artica” ha spiegato infatti Hungan “Tuttavia, considerata la situazione politica ed economica dell’Ucraina, il Paese non ha al momento alcuna possibilità di partecipare davvero alla conquista dell’Artide”.

Sempre secondo l’esperto, gli ostacoli alle ambizioni di Kyiv sono vari: la pesante crisi economica attraversata ancora oggi dall’Ucraina impedisce al paese di partecipare agli investimenti per lo sviluppo artico, a ciò si unisce l’instabilità politica e i rapporti, ancora sfavorevoli, con la Russia. Inoltre, ammette Hungan, l’Ucraina non può offrire alle nazioni artiche nemmeno degli aiuti scientifici o tecnologici: “Ai tempi dell’Unione Sovietica molti scienziati ucraini parteciparono allo studio dell’Artide e accumularono grande esperienza. Al momento, però, i mezzi tecnici di ricerca e la strumentazione satellitare a disposizione delle nazioni artiche sono stati sostituiti da strumenti più all’avanguardia. Per questo, parte delle tecnologie ucraine in questo settore si possono già considerare obsolete” ammette Hungan.

Fattori che impediscono, al momento, qualsiasi efficace cooperazione tra Kyiv e i vari paesi che fanno parte del Consiglio Artico, tra i quali troviamo la Danimarca, la Svezia, gli Stati Uniti d’America, La Finlandia e la stessa Russia. Ma i tentativi da parte della classe politica ucraina non mancano di certo, se persino lo stesso Hungan ha ammesso che “Le dichiarazioni dei dirigenti ucraini circa il desiderio del Paese di partecipare alla conquista dell’Artide possono essere considerate come un tentativo di rafforzare lo status internazionale del Paese”.

I primi tre giorni di luglio, in effetti, il presidente ucraino Volodymyr Oleksandrovych Zelens’kyj si è recato in Canada, altro paese che fa parte del Consiglio Artico, per promuovere una collaborazione tra i due paesi nelle zone dell’Artide: “La cooperazione commerciale, economica e negli investimenti ha un importante ruolo nelle relazioni fra Ucraina e Canada, ed è nostra intenzione rafforzarla. Di conseguenza, i nostri paesi lavoreranno per estendere gli accordi bilaterali di libero scambio nella sfera dei servizi e degli investimenti”, ha dichiarato il presidente ucraino, sottolineando poi che Kyiv “…dà il benvenuto alle compagnie canadesi che investono nel paese, come Brookfield, Tiu, Black Iron, Vermilion”.

Un tentativo, quello di Zelens’kyj, già intrapreso dal Primo ministro ucraino Volodymyr Groysman due anni fa, quando dichiarò che Kyiv potrebbe diventare per Ottawa un ottimo partner per lo sviluppo della regione artica.

Uno scenario di collaborazione tra il Consiglio Artico e l’Ucraina, in particolare tra Kyiv e Mosca, sempre secondo Cheng Hungan, potrebbe portare a ottimi progressi: “Se la Russia e l’Ucraina collaborassero alla conquista dell’Artide, questo porterebbe dei risultati” afferma Hungan, che continua “…purtroppo l’attuale raffreddamento dei rapporti fra i due Paesi rende impossibile questa cooperazione. Quindi è corretto affermare che l’Ucraina potrà partecipare in modo efficace alla conquista dell’Artide solamente una volta normalizzati i rapporti con la Russia”.

Mosca sta destinando al momento il 10% dei suoi investimenti interni allo sviluppo dell’Artide il cui territorio, per ragioni anche solo geografiche, è in gran parte vicino alla Russia. Già ad agosto del 2007 due piccoli sommergibili, Mir 1 (“Pace” in russo, ndr) e Mir 2 scesero a 4.200 metri di profondità nel mare artico e piantarono una bandiera russa nel territorio del Polo nord. Per rispondere alle successive critiche, in gran parte derivanti dagli altri paesi del Consiglio Artico, il presidente Putin dichiarò all’epoca che “Anche gli americani hanno piantato la bandiera sulla Luna, e allora? Perché non vi siete allarmati? La Luna non è mica passata agli Stati Uniti”.

In verità la Russia è molto interessata alle risorse di petrolio, di gas naturale artico (il 22% delle riserve mondiali ancora da scoprire, ndr) e di diamanti, che il surriscaldamento globale sta rendendo sempre più accessibili: il Lac de gras, una sorta di lago dalla parte canadese del territorio artico, è una miniera di diamanti a cielo aperto. Ma il vero tesoro, per la Russia, è la Via Marittima Settentrionale, una sorta di canale privilegiato marittimo che collega l’oceano Atlantico a quello Pacifico attraversando il territorio artico, utilizzato come via commerciale che i cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più accessibile e conveniente.

Quella dell’Artico è quindi una sorta di nuova “Corsa all’oro”, nella quale intende partecipare anche l’Ucraina, anche per migliorare la propria immagine e stabilità politica agli occhi dell’Europa.

Oltre alla prudenza di Hungan, dalla Cina (uno degli Stati osservatori permanenti del Consiglio Artico) arrivano anche segnali favorevoli alle ambizioni di Kyiv: una settimana fa, alla richiesta di un commento, il Ministro degli affari esteri della repubblica popolare cinese, Wanh Yi, ha confermato come “Pechino rispetta le aspirazioni di tutti a partecipare allo sviluppo della cooperazione internazionale nell’Artico”.

 

di Emiliano Federico Caruso

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