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Consiglio Affari esteri Ue si riunisce per tentare di salvare accordo sul nucleare

Consiglio Affari esteri Ue si riunisce per tentare di salvare accordo sul nucleare

K metro 0 – Bruxelles – L’Unione europea stringe i tempi per trovare una soluzione diplomatica che possa salvaguardare l’accordo sul nucleare del 2015. Nella giornata di lunedì, i 28 ministri degli Esteri del blocco si sono incontrati a Bruxelles per discutere delle possibili alternative. Innanzitutto, è stato messo in chiaro il fatto che le

K metro 0 – Bruxelles – L’Unione europea stringe i tempi per trovare una soluzione diplomatica che possa salvaguardare l’accordo sul nucleare del 2015. Nella giornata di lunedì, i 28 ministri degli Esteri del blocco si sono incontrati a Bruxelles per discutere delle possibili alternative.

Innanzitutto, è stato messo in chiaro il fatto che le recenti azioni dell’Iran, che ha sorpassato il numero di scorte di uranio arricchito consentite dal patto, non abbiano messo la parola fine sul trattato. “Tutte le misure messe in campo da Teheran sono reversibili, nonostante siano riprovevoli.  Speriamo che l’Iran faccia un passo in dietro”, ha dichiarato l’Alto Rappresentate dell’Ue, Federica Mogherini. Gli fa eco anche il ministro degli Esteri spagnolo, Josep Borrel (in pole per la successione della Mogherini), che ha sottolineato che “le deviazioni dal patto non sono così significative”. Le opzioni in mano dell’Unione per compensare le sanzioni statunitensi contro l’Iran non sono molte. L’economia iraniana è stata particolarmente colpita dalle azioni degli Usa, che nelle ultime settimane hanno minacciato di prendere di mira anche qualsiasi compagnia europea che cerchi di intavolare trattative commerciali con la Repubblica Islamica. L’Iran è ancora lontana dallo sviluppo di una bomba atomica, come ha sottolineato il ministro degli esteri britannico, Jeremy Hunt, e perciò ci sarebbe ancora una “piccola finestra per tenere in vita l’accordo”

Anche se la Gran Bretagna, la Francia, la Germania e il resto dell’Unione sarebbero disposti a tendere una mano verso l’Iran, il caso diplomatico scoppiato lunedì stesso e annunciato dal ministro degli Esteri francese renderà tutto più complicato. Un ricercatore con doppia nazionalità francese e iraniana è stato infatti arrestato in Iran. Sono state chieste informazioni a Teheran sulle circostanze dell’arresto della ricercatrice, senza tuttavia ricevere “alcuna risposta soddisfacente”. I siti dell’opposizione nel Paese, che hanno sede all’estero, hanno raccontato che la scomparsa sarebbe avvenuta a giugno. In più, come riporta AP, mentre le nazioni del blocco erano al lavoro sulla normalizzazione dei rapporti nella regione del Golfo Persico, hanno voluto puntare il dito sul governo Trump che abbandonando l’accordo lo scorso anno, imponendo sanzioni e cercando di ostacolare i rapporti commerciali tra Europa e Iran, sarebbe il maggiore responsabile della crisi attuale. Il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha infatti sottolineato come le recenti azioni dell’Iran siano state unicamente una risposta a una scelta sbagliata, ovvero “l’uscita dal trattato da parte di Washington e le sanzioni nei confronti dell’Iran”. Anche la Cina, altro Paese firmatario dell’accordo, ha ribadito come la pressione degli USA sia stata la causa scatenante degli ultimi sviluppi e ha invocato il tycoon a scendere in campo per rimediare. “Sarebbe bene che se ne occupi chi ne è stato l’artefice”, ha dichiarato il portavoce del ministero dell’Interno cinese, Geng Shuang. In piena crisi economica, l’Iran ha chiesto a Germania, Francia, Gran Bretagna, Cina, Russia e Ue condizioni più favorevoli.

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