K metro 0 – Madrid – Proseguono gli incendi in Spagna, favoriti dall’ondata di caldo intenso – eccezionale anche per il Paese iberico – che da giorni attraversa l’Europa. Mentre il grande rogo che da 6 giorni devasta l’area di Tarragona, in Catalogna, è stato messo finalmente sotto controllo Domenica 30 giugno, un altro grave incendio è scoppiato venerdì scorso, a circa 60 km. ad ovest di Madrid, esattamente al limite tra le province di Madrid e Toledo.  Più di 500 vigili del fuoco, che impiegano 49 veicoli e 14 aeromobili sganciatori d’acqua, stanno combattendo contro le fiamme.

I velivoli, tra l’altro, hanno prestato particolare attenzione per evitare di scaricare acqua sul nido di un’aquila imperiale, specie protetta, che conteneva anche un pulcino. Le temperature ora più basse (comunque, al 1° luglio, ancora intorno ai 36 gradi Celsius) e un vento più debole fanno sperare che presto il fuoco si calmi, ha detto, all’AP, il capo dei vigili del fuoco regionale di Madrid, Agustín de la Herrán.

Mentre i pompieri combattono, le fiamme, la Guardia Civil sta indagando per accertare anche le possibili cause dell’ondata di incendi. Si cerca di capire se, oltre che dai tipici fenomeni di autocombustione caratteristici dei mesi estivi, i roghi possano essere dipesi da. disattenzione, incuria dell’uomo o anche: come da decenni accade, in molti Paesi euromediterranei – da illeciti piani di speculazione edilizia (dei quali l’eliminazione di vaste aree boschive rappresenta la logica premessa).

Sinora, fino al 23 giugno, gli incendi in Spagna hanno incenerito oltre 38.500 ettari (95.133 acri) di bosco: circa tre volte ini più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Mentre le cifre del ministero dell’Agricoltura relative agli ultimi incendi in corso parlano dell’annientamento di circa 10.000 ettari (24.700 acri). Una ferita gravissima per la Spagna: che, insieme a quelle già sofferte, anche quest’anno, da Italia, Grecia e altri Paesi euro mediterranei, testimonia l’’urgenza che le istituzioni UE definiscano al piu’ presto un piano comunitario per prevenire, il più possibile, in futuro, questa grave minaccia all’ ecosistema di tutta l’Europa.