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Nave Sea Watch. Nella notte la capitana tenta l’attracco per necessità, e ce la fa. Viene arrestata, ma all’alba i 40 migranti sbarcano

Nave Sea Watch. Nella notte la capitana tenta l’attracco per necessità, e ce la fa. Viene arrestata, ma all’alba i 40 migranti sbarcano

K metro 0/Jobsnews – Lampedusa – È precipitata nella notte la vicenda Sea Watch. La comandante Carola Rackete, dopo una lunga giornata in attesa di una svolta, invocando lo “stato di necessità” per i 40 migranti a bordo, ha deciso di forzare il blocco delle motovedette e intorno all’1.50 la nave della ong tedesca, battente bandiera olandese,

K metro 0/Jobsnews – Lampedusa – È precipitata nella notte la vicenda Sea Watch. La comandante Carola Rackete, dopo una lunga giornata in attesa di una svolta, invocando lo “stato di necessità” per i 40 migranti a bordo, ha deciso di forzare il blocco delle motovedette e intorno all’1.50 la nave della ong tedesca, battente bandiera olandese, è entrata nel porto commerciale di Lampedusa. Poco dopo è salita la Guardia di finanza che alle 3 ha fatto scendere e ha portato via in auto la capitana che appare molto calma e determinata. È in stato d’arresto per violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione, che richiama il comportamento del comandante o dell’ufficiale che commetta atti di resistenza o di violenza contro una nave da guerra nazionale, ed è punibile con la reclusione da tre a dieci anni. Entrare nel porto di Lampedusa anche senza le autorizzazioni “è stata una decisione dell’equipaggio della Sea Watch” e non solo della capitana, ha detto l’avvocato della Ong tedesca, Leonardo Marino. “Siamo orgogliosi del nostro capitano, ha agito nel modo giusto. Ha insistito sulla legge del mare e ha portato la gente al sicuro”, ha affermato il Ceo di Sea Watch, Johannes Bayer. Sulla banchina un massiccio cordone delle forze dell’ordine. Rackete era già indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione dell’articolo 1099 del codice della navigazione contestato al comandante che non obbedisca all’ordine di una nave da guerra nazionale. Sull’isola è presente il procuratore aggiunto Salvatore Vella che aveva già fissato l’interrogatorio. “Sono passati quasi 60 ore da quando abbiamo dichiarato lo stato di emergenza. Nessuno ascoltava – ribadisce la Ong che spiega così la decisione presa – nessuno si è preso la responsabilità. Ancora una volta è toccato a noi portare in salvo 40 persone”.

La decisione di non attendere più la comandante la prende poco dopo l’una di notte: accende i motori e fa rotta verso l’isola. Immediatamente la motovedetta della Guardia di Finanza che in questi ultimi due giorni è sempre rimasta accanto alla nave della ong le intima l’alt. Un ordine, dicono i finanzieri, ripetuto tre volte e sempre rimasto inascoltato. Quando è ormai evidente che la Sea Watch è entrata in porto, la motovedetta tenta un’ultima mossa, ponendosi tra la banchina e la nave per impedire l’attracco. Ma Carola non si ferma e porta la Sea Watch sempre più vicino. L’incidente viene evitato per un niente: la motovedetta e la nave si toccano per un’istante, l’imbarcazione della Gdf finisce contro la banchina e riesce però a sfilarsi senza conseguenze per l’equipaggio. L’ingresso della nave è accolto sul molo dagli applausi dei sostenitori della Ong. Alle 2.50 i finanzieri sono saliti a bordo della nave per uscirne, tre minuti dopo, con la comandante, che è stata prelevata e fatta salire su un’auto tra gli applausi e qualche insulto. L’arresto è stato formalizzato poco dopo nella caserma della Guardia di Finanza: con la manovra compiuta, è la tesi degli investigatori, Carola ha fatto resistenza alle autorità e ha rischiato di provocare un incidente. Per questo è probabile che le venga contestato anche il tentato naufragio.

“L’autorità giudiziaria farà il suo corso e stabiliranno i giudici se la capitana ha davvero commesso un reato” ha detto Graziano Delrio ai microfoni di RaiNews 24 da Lampedusa. “In caso di stato di necessità si possono anche violare le leggi – ha aggiunto -. Il capitano è responsabile dell’incolumità di tutte le persone che sono a bordo, va rispettata la sua scelta, come il percorso che farà la giustizia”. “Il Natale quando arriva arriva. Benvenuti nel Porto Salvo di Lampedusa”: il parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra, accoglie l’ingresso al porto della nave Sea Watch dopo la decisione della comandante Carola Rackete di forzare l’ingresso. “I migranti sono sbarcati finalmente. Dopo 16 giorni. Carola Rackete, la capitana della #seawatch è stata arrestata durante la notte, in favore di telecamere, tra la folla e le sirene accese. Le si contesta la manovra con cui ha forzato il blocco. Attendiamo il processo come è giusto che sia ma io una cosa posso dirvela: quei 42 migranti io li ho visti, ci ho parlato” scrive su facebook Matteo Orfini, deputato Pd. “Non potevano rimanere su quella nave un secondo in più – aggiunge -. La situazione era insostenibile. Per giorni si è promesso uno sbarco imminente. Per giorni si è mentito. Quando stavamo a bordo abbiamo ripetutamente avvertito il governo, sollecitando a sbloccare una situazione che stava diventando esplosiva. Ogni volta abbiamo ricevuto rassicurazioni, ma poi nulla accadeva. Il governo ha scelto di far crescere la tensione, ha scelto di giocare una partita squallida sulla pelle di 42 esseri umani. C’era l’accordo per la redistribuzione dei migranti, eppure non sono stati fatti sbarcare ‘in 5 minuti’ come aveva promesso Salvini. Sarebbero ancora sulla nave se la Sea Watch non avesse forzato”. “Abbiamo a che fare con gente così – continua -, persone che non si fanno scrupoli a giocare con la vita delle persone, a creare pericolo e insicurezza per poi specularci sopra. Per questo abbiamo scelto di salire su quella barca. Per questo abbiamo detto che non saremmo scesi finché l’ultimo migrante non fosse sbarcato. Così abbiamo fatto. Ora i migranti sono a terra, accolti da personale preparato. E pronti a cominciare una nuova vita”. “Noi siamo abbastanza stanchi – prosegue – Abbiamo fatto il nostro dovere, niente di più. E siamo pronti a rifarlo. La battaglia su questi temi sarà sempre difficile e dura. Ma non possiamo rinunciare a farla, tutti insieme”.

“Non avevamo scelta – dice la portavoce della Ong Giorgia Linardi -. Alla comandante non è stata data nessuna soluzione nonostante avesse dichiarato da 36 ore lo stato di necessità. Era dunque sua responsabilità portare queste persone in salvo. La violazione non è stata del comandante, ma delle autorità che non hanno assistito la nave per sedici giorni”. Subito dopo aver portato via Carola, i militari e gli uomini della Polizia sono saliti a bordo per notificare il provvedimento di sequestro della nave. E a bordo sono saliti anche i medici e i volontari dell’Unhcr e dell’Oim, per un primo screening sanitario e per fornire ai migranti le prime informazioni. Migranti che al sorgere dell’alba hanno messo finalmente piede a terra. Non prima di aver abbracciato uno ad uno i volontari di Sea Watch.

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