K metro 0 – Berlino – La questione che riguarda l’Iran sta dividendo le forze politiche in Europa e negli Stati Uniti. I leader europei non sarebbero convinti della proposta di Washington di creare una coalizione globale contro l’Iran, visto che la priorità è quella di far diminuire le tensioni nella regione e salvare l’accordo
K metro 0 – Berlino – La questione che riguarda l’Iran sta dividendo le forze politiche in Europa e negli Stati Uniti. I leader europei non sarebbero convinti della proposta di Washington di creare una coalizione globale contro l’Iran, visto che la priorità è quella di far diminuire le tensioni nella regione e salvare l’accordo sul nucleare con Teheran. Gli Stati Uniti e gli alleati europei stanno assumendo posizioni diverse anche per quanto riguarda la politica estera e i commerci.
Il segretario di stato USA, Mike Pompeo, è in visita in Medio Oriente e nella giornata di domenica, ha dichiarato di voler costruire un vero e proprio schieramento contro l’Iran che comprenda Asia ed Europa. Teheran, secondo Pompeo, sarebbe “il più grande sponsor per il terrorismo”. Dalla Germania è arrivata la reazione del portavoce del ministro degli Esteri, Christofer Burger, che ha commentato così: “Il nostro obiettivo principale è quello di arrivare a una de-escalation della situazione”. Berlino non è infatti stata ancora ‘invitata’ direttamente dagli Stati Uniti a far parte di questa grossa coalizione.
Nessuna delle nazioni europee facenti parte del trattato sul nucleare del 2015 ha ancora messo piede a Teheran recentemente. Germania, Francia e Gran Bretagna, assieme a Russia e Cina, ne seguono ancora i dettami mentre il governo Trump ha deciso di abbandonare il patto lo scorso anno. Il vero scopo era quello di frenare le ambizioni nucleari dell’Iran che ha ricevuto in cambio l’interruzione delle sanzioni economiche. Secondo la Germania, poi, sarebbe fondamentale mantenere i contatti con Teheran e controllarne così le azioni in Medio Oriente. Heiko Maas, il ministro degli Esteri tedesco, ha aspramente criticato la strategia degli Stati Uniti di “massima pressione” nei confronti dell’Iran, che non ha fatto altro che aggravare la situazione economica del Paese. “Sta avendo un impatto sull’economia ma soprattutto sta facendo sì che il rischio di un conflitto sia sempre più alto”, ha dichiarato all’emittente televisiva ZDF. “La strategia messa in campo da Washington non è quella giusta, considerando che ci ha portati a questa situazione. È arrivato il momento di imboccare la strada della diplomazia”, ha dichiarato. Di questa opzione aveva parlato anche l’Alta rappresentate dell’Ue, Federica Mogherini, uno dei garanti del patto del 2015: “Il nostro lavoro come Ue, come Stati membri dell’Ue, insieme a Russia, Cina e alla gran parte della comunità internazionale, continuerà ad essere per il pieno rispetto dell’accordo per il nucleare iraniano. È una questione di sicurezza per noi europei”. Nel fine settimana, sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, in corsa per la leadership del Partito Conservatore e per l’incarico di primo ministro. Al Daily Mail ha parlato così: “Siamo estremamente preoccupati. Sosterremo i nostri alleati degli Stati Uniti ma dovremo anche considerare le richieste di supporto militare che arriveranno. Queste ultime saranno valutate individualmente”. Dalla Francia ancora nessun commento riguardo la visita del consigliere del presidente in Iran della scorsa settimana. Macron, venerdì, aveva evidenziato la volontà di “convincere le parti coinvolte ad essere ragionevoli e aperte al dialogo”.
Teheran nelle ultime settimane ha imposto la deadline del 7 luglio per l’Europa, l’Iran continuerà a rispettare l’accordo solamente se verranno proposte condizioni migliori. Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha sottolineato che se non ci sarà alcun intervento entro la data prescelta, la Repubblica Islamica ritornerà a arricchire il proprio uranio.