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Sea Watch. Corte Ue non indica un porto di sbarco per i migranti: “Dare comunque assistenza necessaria”

Sea Watch. Corte Ue non indica un porto di sbarco per i migranti: “Dare comunque assistenza necessaria”

K metro 0/Jobsnews – Roma – Niente scialuppa di salvataggio da Strasburgo per la Sea Watch 3. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto il ricorso presentato dalla comandante della nave, Carola Rackete e dai 42 migranti a bordo, che chiedevano lo sbarco in Italia. Possibile ora che – come da lei stessa annunciato

K metro 0/Jobsnews – Roma – Niente scialuppa di salvataggio da Strasburgo per la Sea Watch 3. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto il ricorso presentato dalla comandante della nave, Carola Rackete e dai 42 migranti a bordo, che chiedevano lo sbarco in Italia. Possibile ora che – come da lei stessa annunciato – il capitano decida di fare rotta verso il porto di Lampedusa, andando incontro alle sanzioni previste dal decreto sicurezza bis: multe fino a 50mila euro e confisca dell’imbarcazione. I ricorrenti avevano invocato gli articoli 2 (diritto alla vita) e 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, chiedendo di essere sbarcati subito con un provvedimento provvisorio d’urgenza per poter presentare una richiesta di protezione internazionale. La Corte ha chiesto informazioni al Governo ed alla ong, ha esaminato le risposte ricevute e nel pomeriggio è arrivata la decisione: non ci sono gli estremi per indicare all’Italia di autorizzare lo sbarco; Roma deve tuttavia “continuare a fornire l’assistenza necessaria alle persone vulnerabili a bordo a causa della loro età o condizioni di salute”. Le misure provvisorie nei confronti degli Stati, sottolinea poi la Corte, vengono adottate “in via eccezionale”, quando “i richiedenti sarebbero esposti – in assenza di tali misure – a rischio reale di danni irreparabili”.

Evidentemente, non era il caso dei naufraghi da 13 giorni sulla Sea Watch 3. In mattinata in un video postato su facebook, il drammatico appello di uno dei 42: “non ce la facciamo più, qui siamo come in prigione, aiutateci a sbarcare presto, a mettere i piedi giù da questa barca. Pensate ad una persona appena uscita di prigione e fuggita dalla Libia, che ora si trova qui seduta o sdraiata. Immaginatevi come debba sentirsi”. Salvini non si commuove e in conferenza stampa al Viminale promette: “la Sea Watch in Italia non ci arriva, possono stare lì fino a Natale. In 13 giorni se avessero avuto veramente a cuore la salute dei migranti sarebbero andati e tornati dall’Olanda”. L’atteggiamento della ong sottolinea, “è un’evidente provocazione politica. Stanno usando da 13 giorni esseri umani per scopi politici, sono personaggi inqualificabili”.

Critiche arrivano da sinistra. Per l’eurodeputato Pd Pietro Bartolo “è disumano che il nostro ministro dell’Interno possa dire che non scenderanno neanche a Natale. Ci sono ancora bambini a bordo”. Anche il capogruppo dem alla Camera, Graziano Delrio definisce “atto disumano” il no allo sbarco: “Salvini la smetta di giocare con la vita delle persone”. Soddisfazione per la decisione della Cedu arriva invece da esponenti di M5S e Forza Italia. A Lampedusa, prosegue intanto per la settima notte la veglia di protesta di don Carmelo La Magra e degli esponenti del Forum Lampedusa Solidale che si riuniranno davanti al sagrato della Chiesa in solidarietà con i migranti. Si registra infine un altro tentativo di sbloccare lo stallo per vie legali, dopo il no arrivato nei giorni scorsi dal Tar del Lazio. Il Garante per i diritti dei detenuti si è rivolto con un esposto alla Procura di Roma per chiedere una verifica su “eventuali aspetti penalmente rilevanti” nell’attuale blocco della Sea Watch 3 al largo di Lampedusa.

Il messaggio contenuto nella lettera inviata venerdì al presidente del Consiglio Giuseppe Conte da oltre 40 associazioni

“Apprezziamo che nei giorni scorsi l’Italia abbia consentito lo sbarco di bambini, donne incinte e altre persone vulnerabili. Resta tuttavia di urgenza inderogabile che tutte le persone a bordo, in particolare i minorenni e le altre persone vulnerabili, possano toccare terra in un porto sicuro nel minor tempo possibile e che alle valutazioni politiche venga anteposta la tutela della vita e dell’incolumità degli esseri umani”. Questo il messaggio contenuto nella lettera inviata venerdì al presidente del Consiglio Giuseppe Conte da oltre 40 associazioni e organizzazioni impegnate per la tutela dei diritti dei minorenni e di rifugiati e migranti, in riferimento alle 42 persone a bordo della nave SEA Watch, giunta ormai al suo 12° giorno nel Mediterraneo. Ricordando le parole pronunciate dal presidente della Repubblica in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, i 40 firmatari chiedono che l’Italia adempia ai suoi doveri di solidarietà, assistenza e accoglienza, così come previsto dalla Costituzione Italiana e dal diritto internazionale. Sottolineando come la Sea Watch non possa ottemperare all’ordine di ricondurre le persone salvate in Libia, in quanto porto non sicuro, le Organizzazioni firmatarie dell’appello evidenziano la necessità che l’Italia e gli altri Stati coinvolti collaborino attivamente al completamento delle operazioni di soccorso con il rapido approdo in un porto sicuro di tutte le persone a bordo e chiedono al presidente Conte di ricorrere alle sue responsabilità per fare sì che le operazione di sbarco possano essere condotte nelle prossime ore, assicurando l’opportuna immediata presa in carico dei minorenni ancora a bordo e di tutte le altre persone bisognose di cure e supporto.

di Beppe Pisa

 

La lettera è stata firmata da: A buon diritto, Acp – Associazione Culturale Pediatri, Amnesty International Italia, Anfaa – Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie, Anpef – Associazione nazionale dei pedagogisti familiari, Arci, Asgi, Associazione Antigone, Associazione Antonia Vita – Carrobiolo, Associazione “A Roma, Insieme – Leda Colombini”, Associazione La Rosa Roja Onlus, Associazione Comunita’ Papa Giovanni XXIII, Associazione 21 Luglio Onlus, Cammino – Camera Italiana avvocati per la persona, le relazioni familiari e i minorenni, Casa dei diritti sociali – Focus, Centro Astalli, Ciai – Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, Cini – Coordinamento Italiano Ngo Internazionali, Cir – Consiglio Italiano per i Rifugiati, Cismai – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia, Cittadinanzattiva, Cnca – Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Coordinamento Genitori Democratici – Cgd, Edi Onlus, Fcei – Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione L’Albero della Vita, Fondazione Mission Bambini, Fondazione Roberto Franceschi Onlus, Intersos, l’abilità Onlus La Gabbianella e altri animali Onlus, L’altro diritto Onlus, Mami – Movimento Allattamento Materno Italiano, OdV, Medecins du Monde – Missione Italia, Medici per i diritti umani, Medici Senza Frontiere, Oxfam, Salesiani per il sociale Aps, Save The Children Italia, Sao – Saveria Antiochia Osservatorio Antimafia, Senzaconfine, Sos Villaggi dei Bambini, Terre des Hommes.

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