K metro 0 – Madrid – Nonostante che, in gran parte dei Paesi UE, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica a favore delle persone disabili abbia prodotto la definizione di nuove regole e servizi atti a garantire il rispetto dei loro diritti, alcuni Stati membri, come la Spagna, restano ancora indietro. Con una situazione di edifici spesso difficilmente accessibili,
K metro 0 – Madrid – Nonostante che, in gran parte dei Paesi UE, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica a favore delle persone disabili abbia prodotto la definizione di nuove regole e servizi atti a garantire il rispetto dei loro diritti, alcuni Stati membri, come la Spagna, restano ancora indietro. Con una situazione di edifici spesso difficilmente accessibili, e servizi di supporto insufficienti, in Spagna circa 100,000 persone con disabilità fisiche, tra cui molti anziani, rimangono bloccate nelle loro case, secondo un nuovo, scioccante studio pubblicato la scorsa settimana.
I ricercatori hanno esaminato la situazione di oltre 2,5 milioni di persone con disabilità fisiche residenti in Spagna: scoprendo che oltre 1,8 milioni di loro ha bisogno di aiuto per poter uscire dalle abitazioni. Quelli che non riescono ad avere tale supporto sono costretti a rimanere in casa, cosa che potrebbe facilmente cambiare se gli edifici stessi – i quali, specie nei centri storici di grandi città come Madrid e Barcellona, risalgono in gran parte all’ Ottocento e al primo Novecento, con architetture monumentali e trionfalistiche, piene di barriere architettoniche – fossero resi più accessibili.
La situazione, insomma, complessivamente è paragonabile a quella dell’Italia degli anni ’60 -’70, quando le politiche per i disabili erano appena agli inizi. “Abbiamo trovato persone che sono imprigionate nelle proprie abitazioni a causa della mancanza di accessibilità all’interno degli edifici”, dice Laura López, direttore della Fundación Mutua de Propietarios, uno dei due enti autori del rapporto.
Nel 2007, la Spagna ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CPRD), che obbliga i governi ad assicurare che le infrastrutture e i servizi pubblici, tra cui le case siano equamente accessibili sia alle persone con disabilità che a quelle abili. Nel 2013, poi, le Cortes hanno approvato una nuova legge, basata sulla premessa che l’accessibilità universale aiuta a garantire equità di trattamento e di opportunità sociali per le persone con disabilità. Questa legislazione ha reso i costruttori responsabili di assicurarsi che i loro edifici siano accessibili a tutti, e aveva posto il dicembre 2017 come scadenza per eliminare ogni barriera architettonica.
Ma un rapporto datato marzo 2018, presentato dalla Cattedra Unesco delle Abitazioni e dalla Fundación Mutua de Proprietarios, ha constatato che solo lo 0,6% dei 9,8 milioni di edifici residenziali della Spagna è a norma con gli standard di accessibilità per i disabili fisici.
La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità analogamente ha criticato la Spagna nel corso di quest’anno, facendo notare che “le misure prese per assicurare l’accessibilità universale, in particolare per gli edifici privati, sono state insufficienti o inefficaci.” Ha raccomandato al governo di “prendere tutte le misure legislative e finanziarie” necessarie a risolvere il problema. Il Paese iberico, insomma, deve dimostrare il suo impegno per mantenere le sue promesse di fronte al diritto internazionale: prendendo misure chiare per garantire a tutti gli spagnoli accessibilità universale ai propri servizi e infrastrutture. Perché nessuno dovrebbe mai essere isolato o intrappolato a casa propria.
di Fabrizio Federici