K metro 0/Jobsnews – Matteo Salvini, da Washington, dove ha concentrato la sua visita lampo negli Stati Uniti vedendo il segretario di stato Mike Pompeo, ma non il presidente Trump, Salvini ribadisce: “tratteremo con la Ue da pari a pari” confermando la volontà di realizzare la flat tax: ‘dureremo quattro anni e faremo una manovra
K metro 0/Jobsnews – Matteo Salvini, da Washington, dove ha concentrato la sua visita lampo negli Stati Uniti vedendo il segretario di stato Mike Pompeo, ma non il presidente Trump, Salvini ribadisce: “tratteremo con la Ue da pari a pari” confermando la volontà di realizzare la flat tax: ‘dureremo quattro anni e faremo una manovra trumpiana’. ‘L’Italia è il primo, più credibile, più solido interlocutore degli Usa nell’Unione europea’, ha puntualizzato Salvini. “Dobbiamo riportare il sogno tra gli italiani. Qui negli Stati Uniti la differenza è che c’è un sogno, la voglia di crescere. Vedo giovani ovunque, quartieri che nascono in poco tempo, strutture sportive”, ha aggiunto. Certo, ha concluso riferendosi all’Ue, “vincoli di spesa, austerità, limiti degli investimenti non aiutano. Ci apprestiamo a trattare da pari a pari con l’Europa. E il taglio delle tasse resta il primo obiettivo che porteremo a casa”.
Il vicepremier dagli Stati Uniti dice “Yes”, su tutto quel che chiede Washington, senza condizioni. Sì alla guerra all’Iran, nonostante l’Italia ne sia tra i primi partner commerciali. Sì alla guerra dei dazi alla Cina nonostante il memorandum d’intesa sulla nuova via della seta firmato dal governo solo pochi mesi fa. Sì agli F35 che costano tanto e non servono a nulla. Sì a Guaidò in Venezuela, nonostante la dichiarata equidistanza del premier Conte. Sì a fare tutti gli interessi americani contro l’asse franco-tedesco, dentro l’Unione Europea.
Nel frattempo, Luigi Di Maio convoca i suoi ministri per una messa a punto dell’agenda politica e istituzionale. “Ora il prossimo passo è il salario minimo. Restituire dignità a circa 3 milioni di lavoratori sottopagati”, dice il vicepresidente Di Maio ai ministri 5S che ha visto lunedì a Palazzo Chigi. La retribuzione minima “non è la soluzione alla questione salariale italiana o ai problemi del mercato del lavoro italiano”, obietta Andrea Garnero, economista del dipartimento lavoro e affari sociali dell’Ocse. Secondo l’Istat, per le imprese l’aggravio sarebbe di 4,3 miliardi, e di 700 milioni la ricaduta sulla spesa della P.a. Durante la riunione, a Palazzo Chigi, Di Maio ha portato sul tavolo una prima proposta sulla riduzione del cuneo fiscale da inserire nella prossima legge Di Bilancio. “Bisogna restituire dignità a milioni di lavoratori sottopagati, ma al contempo occorre aiutare anche le imprese uccise dalle tasse”, ha detto l’esponente del governo nel corso della riunione. Le due proposte, sul salario minimo e sulla riduzione del cuneo, saranno dunque parallele. Nessun rimpasto in vista: durante l’incontro l’argomento, assicurano fonti del Movimento, non sarebbe stato trattato. “Per noi il rimpasto è un tema che non c’è” dicono i 5 Stelle che sottolineano anche gli “ottimi” rapporti con il premier Giuseppe Conte e la rinnovata sintonia di cui ha parlato anche il presidente del Consiglio in Francia. “Con Conte i rapporti sono ottimi e c’è massima collaborazione” sostengono le fonti del M5s.
E tuttavia, l’alter ego di Di Maio, ovvero Alessandro Di Battista, prevede un altro scenario. Mollare il Governo e passare all’opposizione a fronte del comportamento della Lega? È impossibile per noi ma non per salvaguardare la poltrone” ha detto Alessandro Di Battista intervistato da Marco Travaglio. “Noi pensiamo che debba andare avanti perché pensiamo possa portare a termine” il salario minimo e una battaglia nei confronti della Ue, ha aggiunto sottolineando che l’annunciata procedura di infrazione è “vergognosa”. Se la Lega “ogni giorno vuole mettere bocca sulle intercettazioni, criticare i nostri ministri, subdolamente lo fanno”, ha poi osservato vedendo al 50% l’ipotesi di una crisi. Ma qual è la verità nel Movimento 5 Stelle? Crisi o attaccamento sempre più forte alle poltrone del governo? E come si evince da queste cronache politiche, nessuno dei tre partiti più forti in Italia, Lega, Pd e 5Stelle osa trattare il tema divenuto ormai spinoso e inquietante della Giustizia, o meglio della sua ricostituzionalizzazione.