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L’Italia al 24esimo posto nella UE nei processi di digitalizzazione, secondo il Rapporto DESI 2019

L’Italia al 24esimo posto nella UE nei processi di digitalizzazione, secondo il Rapporto DESI 2019

K metro 0 – Roma – Sembra che l’Italia risulti molto indietro rispetto agli altri Paesi europei, per quanto riguarda i processi di digitalizzazione. Secondo, infatti, l’Indice DESI di digitalizzazione dell’economia e della società  della Commissione europea per il 2019, indice complesso che riassume vari indicatori sulle prestazioni digitali dell’ Europa, tenendo conto dell’evoluzione dei singoli Paesi

K metro 0 – Roma – Sembra che l’Italia risulti molto indietro rispetto agli altri Paesi europei, per quanto riguarda i processi di digitalizzazione. Secondo, infatti, l’Indice DESI di digitalizzazione dell’economia e della società  della Commissione europea per il 2019, indice complesso che riassume vari indicatori sulle prestazioni digitali dell’ Europa, tenendo conto dell’evoluzione dei singoli Paesi UE nella competitività digitale,  l’Italia – come si legge nella Relazione annuale sul nostro Paese – risulta 24ma tra i 28 Stati dell’ Unione L’Italia, secondo Bruxelles, pur essendo migliorata negli ultimi anni, resta al di sotto della media UE in tema di connettività e servizi pubblici digitali.

Il rapporto DESI 2019 ha rilevato solo qualche miglioramento nei livelli di connettività e nell’offerta di servizi digitali legati alla Pubblica Amministrazione.

Anche quest’anno, il DESI ha riconosciuto nuovamente la leadership di Finlandia, Svezia, Olanda e Danimarca. Seguono Regno Unito, Lussemburgo, Irlanda, Estonia e Belgio.  Rispetto ai primi 4 Paesi, il nostro, sebbene la metodologia sia cambiata con l’inserimento di nuovi parametri (come, ad esempio, big data, competenze software e preparazione alla 5G), è rimasto assai indietro: peggio fanno solo Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria, che occupano le ultime quattro posizioni della classifica.

In Italia “I servizi pubblici online e open data sono prontamente disponibili e la diffusione dei servizi medici digitali è ben consolidata”, si legge nel documento DESI. “La copertura a banda larga veloce e la diffusione del suo utilizzo sono in crescita (pur se quest’ultima rimane sotto la media), mentre sono ancora molto lenti i progressi nella connettività superveloce. L’Italia è a buon punto per quanto riguarda l’assegnazione dello spettro 5G”.

Ben tre persone su dieci, comunque, non utilizzano ancora Internet abitualmente (il fenomeno, nonostante che la Pubblica amministrazione si stia impegnando parecchio nella digitalizzazione, è diffuso anche tra i dipendenti pubblici, tra i quali diversi, per vecchia abitudine, non leggono sempre le comunicazioni via e-mail delle loro Amministrazioni), e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base. Questo si riflette, ovviamente, anche in un minore utilizzo dei servizi online, per i quali si registrano pochissimi progressi.

La scarsa domanda, come sempre, influenza l’offerta, e questo comporta una bassa attività di vendita online da parte delle PMI italiane rispetto a quelle europee. Le imprese italiane presentano tuttavia un punteggio migliore per quanto riguarda l’utilizzo di software per lo scambio di informazioni elettroniche e social media.

Riguardo al capitale umano, l’Italia si piazza al 26esimo posto fra gli Stati membri dell’UE, quindi ben al di sotto della media comunitaria. Solo il 44% degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (57% nell’UE). Bassissima anche la percentuale di specialisti in tecnologie informatiche (ICT), e, per quanto riguarda i laureati in quest’ambito, si registra solo un 1%. Ancora, tra le donne che lavorano, solo l’1% è specializzato in ICT.

Anche per quanto riguarda la digitalizzazione delle imprese, il livello è basso, anche se vi sono stati alcuni progressi nell’uso di servizi cloud ed e-commerce: tuttavia le imprese Italiane non riescono ancora a sfruttare appieno le opportunità offerte dal commercio online. Solo il 10% delle PMI vende online (ben al di sotto della media UE, pari al 17%), solo il 6% effettua vendite transfrontaliere e solo l’8% circa dei loro ricavi proviene da vendite online. Oltre il 37% delle imprese, però, condivide informazioni per via elettronica all’interno dei propri dipartimenti aziendali: percentuale che è al di sopra della media UE, pari al 34%.

 

Tosca Di Caccamo

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