K metro 0 – Madrid – Mentre ancora non è iniziata la corsa decisiva per l’assegnazione dei principali incarichi ai vertici delle istituzioni UE, un ruolo importante in questa fase del “toto candidati” lo sta giocando la Spagna, col governo guidato dal socialista Pedro Sanchez, incaricato pochi giorni fa, da re Felipe, di formare il nuovo esecutivo,
K metro 0 – Madrid – Mentre ancora non è iniziata la corsa decisiva per l’assegnazione dei principali incarichi ai vertici delle istituzioni UE, un ruolo importante in questa fase del “toto candidati” lo sta giocando la Spagna, col governo guidato dal socialista Pedro Sanchez, incaricato pochi giorni fa, da re Felipe, di formare il nuovo esecutivo, dopo la triplice tornata elettorale di politiche, europee e amministrative.
Vari sono i possibili candidati – alla presidenza anzitutto della nuova Commissione Europea – designati dal governo spagnolo: la decisione finale – come riferisce “El Pais” citando fonti dirette dell’esecutivo – sarà presa non appena le istituzioni comunitarie stesse delineeranno meglio i possibili profili del futuro Presidente e dei vari Vicepresidenti della Commissione. “Contrariamente a quel che si pensa”, precisano fonti del governo Sanchez, mettendo un po’ le mani avanti, “la Spagna ha vari buoni candidati; e, a differenza di altri Paesi, non cerchiamo un solo posto” ai vertici dell’Unione. Tuttavia, la priorità di Madrid, al momento, è, pragmaticamente, la collocazione, alla guida della Commissione UE, di una persona che sia comunque vicina agli interessi della Spagna, a prescindere da quale passaporto abbia. E allora, secondo gli analisti più esperti, ecco una naturale convergenza del governo Sanchez sul nome di Frans Timmermans: il socialista olandese, candidato ufficiale del PSE, che oltretutto, con la sua multiforme esperienza nel campo comunitario, potrebbe spingere Bruxelles a mediare attivamente tra Madrid e l’indipendentismo catalano.
Risolto questo problema, spiegano ancora, diplomaticamente, fonti dell’esecutivo spagnolo, Madrid muoverà le sue pedine secondo gli equilibri politici, geografici e di genere che gradualmente si configureranno nella partita sugli altri nomi dell’esecutivo comunitario (Vicepresidente e commissari). Per la Vicepresidenza della Commissione, comunque, nome quotato è quello di Josep Borrell, attuale ministro degli Esteri e per la UE del governo Sanchez; che è indicato tra i “papabili” anche alla successione di Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per le Relazioni estere (la cosa è enfatizzata da “El Pais” e dagli altri media spagnoli: che battono sul tasto della Spagna europeista che sostituirebbe così, nelle relazioni esterne della UE, l’ “Italia euroscetttica”).
Gli ultimi risultati delle elezioni del 26 maggio, però (sia le europee che le amministrative), hanno in parte sconvolto questi progetti. E una Spagna che è ansiosa di recuperare un ruolo di protagonista sul piano comunitario accetterebbe anche la prospettiva – che a Bruxelles danno, ormai, pressoché inevitabile – di un’alleanza tra Socialisti, liberali del gruppo ALDE e conservatori del PPE, a tutti i livelli delle istituzioni comunitarie, per frenare l’avanzata dei sovranisti (i Verdi, forti di ottimi risultati in Germania e vari altri Paesi UE, secondo gli eurocrati sbilancerebbero troppo a sinistra l’alleanza). In questa prospettiva, Madrid ultimamente ha fatto sapere che accetterebbe allora, per la presidenza della Commissione, anche la candidatura del tedesco Manfred Weber, capogruppo a Strasburgo del Partito Popolare Europeo.
Sempre secondo i piani del governo Sanchez, come riportati dalla stampa spagnola, quest’ipotesi aprirebbe la strada, in compenso, a una maggiore presenza iberica tra i membri della Commissione. Nome fortemente quotato sarebbe quello dell’attuale ministro per la Transizione ecologica, Teresa Ribera: che ha già ricoperto un ruolo importante nella definizione degli Accordi internazionali di Parigi per l’ambiente e il clima del 2015, e, a Strasburgo e a Bruxelles, ha premuto perché la Commissione Juncker ponesse la lotta al cambiamento climatico tra gli obbiettivi prioritari del suo mandato. Altra candidatura di rilievo sarebbe quella di Nadia Calvino, ministro invece dell’Economia e già Direttrice generale della Commissione (dove si è occupata specialmente del completamento del Mercato unico, iniziato a realizzare col Trattato di Maastricht del 1991). Fonti di Bruxelles confermano il prestigio e l’influenza raccolti nel tempo dalla Calvino: che alla Commissione Juncker era riuscita a far accettare il programma per la stabilità dell’economia europea presentato proprio dalla Spagna.
C’è, infine, anche il nome di Luis Planas, attuale ministro spagnolo per Agricoltura e pesca: che vanta già esperienze come eurodeputato, ambasciatore della Spagna presso la UE, Segretario generale del Comitato economico e sociale dell’Unione e capogabinetto dei commissari europei, anch’essi iberici, Manuel Marin, negli anni ’80 titolare di vari portafogli, dalla Pesca alle Relazioni coi Paesi mediterranei, e Pedro Solbes ,nei primissimi anni 2000, membro della Commissione Prodi con delega agli Affari economici e monetari.
di Fabrizio Federici