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Russia. La vicenda del giornalista Ivan Golunov mette a nudo la natura politica della “democrazia gestita”

Russia. La vicenda del giornalista Ivan Golunov mette a nudo la natura politica della “democrazia gestita”

K metro 0/Jobsnews – Mosca – Lui rilasciato e i poliziotti che lo arrestarono, licenziati: avrebbe un vero happy ending la storia di Ivan Golunov, dopo una serie di brutti momenti, prove inesistenti e una sollevazione popolare che ha fatto la prima pagina di molti quotidiani russi in genere molto allineati, e ha fatto gridare

K metro 0/Jobsnews – Mosca – Lui rilasciato e i poliziotti che lo arrestarono, licenziati: avrebbe un vero happy ending la storia di Ivan Golunov, dopo una serie di brutti momenti, prove inesistenti e una sollevazione popolare che ha fatto la prima pagina di molti quotidiani russi in genere molto allineati, e ha fatto gridare allo scandalo non soltanto i soliti oppositori di Vladimir Putin e del Cremlino, ma anche personaggi assolutamente sistemici, come il conduttore televisivo russo Maxim Galkin. Il punto è però che il decadere delle accuse contro il reporter – spaccio su larga scala – annunciato in pompa magna dal governo russo, è frutto di un chiaro calcolo politico: per domani si preparavano disordini sulla via Tversakaja di Mosca e non solo. I possibili sommovimenti coincidevano con la Festa della Russia, ossia il giorno della Costituzione, un periodo non facile dal punto di vista delle riforme economiche e anche alla luce di indici di popolarità del presidente russo non sufficientemente bulgari, come di solito.

Il punto è che la vicenda Golunov mette a nudo la natura politica di “democrazia gestita” (upravljaemaja demokratja, in russo) che secondo l’analista politico Gleb Pavlovsky, si sarebbe estinta nell’autunno del 2011, dopo il cosiddetto scambio al Cremlino Medvedev-Putin. E per esteso dimostra il teorema della “democrazia sovrana”, spiegato a suo tempo dall’eminenza grigia del Cremlino, Vladislav Surkov. “Qual è la differenza tra democrazia e democrazia sovrana? Lo stesso che c’è tra la sedia e la sedia elettrica”, diceva una vecchia battuta. E anche questo aneddoto calza a pennello con la storia di Golunov, poichè anche se il reporter non è stato graziato sul patibolo (come accadde in epoca zarista a Feodor Dostoevskij), anche se la sedia elettrica non esiste in Russia (la Corte Costituzionale ha vietato ufficialmente la pena capitale dieci anni orsono) e anche se le accuse infamanti non erano di omicidio, la dimensione kafkiana della vicenda c’è tutta. A partire dal volto stralunato del reporter dietro le sbarre o mentre gli prendono le impronte digitali. In lacrime, disperato, convinto di un destino già scritto, che con un colpo di scena il il ministro degli Interni russo Vladimir Kolokoltsev ha ribaltato in un momento (alla presenza del leader del Cremlino Vladimir Putin).

Un gesto teatrale quello di Kolokoltsev che ha portato non solo al rilascio di Golunov, incredulo con i suoi occhi storti, la sua espressione da buono e la maglietta della BBC con la scritta “la redazione vuole il sangue”. Il risultato è anche una caduta di teste all’interno del dipartimento antidroga di Mosca. Una mossa plateale che, dopo una tale ingiustizia, evidentemente risponde all’opinione pubblica, che forse ha le stesse esigenze della “redazione” sulla maglietta di Golunov. Ma intanto l’altra redazione, quella vera, gioisce. “Questo è il risultato di una campagna internazionale senza precedenti di solidarietà giornalistica e civile. Tutti insieme abbiamo fatto l’incredibile: abbiamo fermato l’accusa di una persona innocente” scrivono sul sito di Meduza, per il quale il giornalista lavora. “La nostra proposta: domani brindiamo, e nei prossimi giorni otterremo il permesso per l’azione nel centro di Mosca” aggiungono. Insomma, invito ritirato per la manifestazione senza permesso di domani. Intanto Reporter senza frontiere e il Comitato per la protezione dei giornalisti, dopo la liberazione di Golunov invitano a non dimenticare gli altri giornalisti in carcere.

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