K metro 0/Jobsnews – Roma – Riaffermare la dignità, eliminare ombre e dubbi, prendere con nettezza le distanze da comportamenti gravi e screditanti l’intera magistratura. Tutto ciò nel solco tracciato dalla Costituzione e sotto la guida “illuminata” del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E’ un Csm che si ricompatta, con un documento approvato all’unanimità, dopo la ‘bufera’ che
K metro 0/Jobsnews – Roma – Riaffermare la dignità, eliminare ombre e dubbi, prendere con nettezza le distanze da comportamenti gravi e screditanti l’intera magistratura. Tutto ciò nel solco tracciato dalla Costituzione e sotto la guida “illuminata” del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E’ un Csm che si ricompatta, con un documento approvato all’unanimità, dopo la ‘bufera’ che una settimana fa ha sconvolto le toghe italiane, con l’inchiesta di Perugia che vede coinvolti i pm di Roma Luca Palamara e Stefano Rocco Fava e l’ex togato di Palazzo dei Marescialli Luigi Spina (delle cui dimissioni oggi il plenum ha preso atto, deliberando il suo rientro in ruolo nell’ufficio di provenienza, la procura di Castrovillari), con la quale si raccontano manovre per la nomina del successore di Giuseppe Pignatone alla guida della procura romana. Il togato di Area Giuseppe Cascini, che paragona lo scandalo a quello della P2, chiede al Capo della Stato di “non lasciare solo il Csm”, nonché “sostegno” al vicepresidente David Ermini “che ha gestito con fermezza ed autorevolezza questa difficile fase”. Un apprezzamento simile verso il vicepresidente è giunto anche dal togato di Autonomia&Indipendenza Piercamillo Davigo (che ha parlato di “giorno cupo” ma anche evidenziato che la scelta dei 4 autosospesi “è un esempio utile per qualunque istituzione, perché le istituzioni non possono essere trascinate in vicende che riguardano i singoli”) e da diversi altri interventi, da quello di Michele Ciambellini (a nome del gruppo di Unicost) a quello del laico M5s Francesco Donati.
Forti i richiami che il vicepresidente – dopo il colloquio avuto ieri con il Capo dello Stato – ha voluto portare all’attenzione del plenum: “o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti”, ha detto Ermini, che ricordando le “degenerazioni correntizie”, i “giochi di potere” e i “traffici venali” di cui “purtroppo evidente traccia è nelle cronache di questi giorni”, ha affermato con forza che “nulla di tutto ciò dovrà in futuro macchiare l’operato del Consiglio superiore”. Il Csm, dunque, dopo il “rischio di delegittimazione” messo in evidenza dal primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone, si appresta a ‘riprendere’ il cammino: la sua attività non viene paralizzata dall’assenza dei 4 togati autosospesi – perché per deliberare il plenum ha bisogno di almeno 10 magistrati e allo stato ne conta 13 – e si vedranno i prossimi passi sulle nomine. A Perugia, intanto, in calendario oggi gli interrogatori di Spina e Fava: il primo ha scelto di non rispondere alle domande dei pm. Lo scandalo che emerge dall’inchiesta dei magistrati umbri si ripercuote anche all’Anm, dove non poche tensioni si registrano nella Giunta: per domani mattina è attesa la riunione del ‘parlamentino’ in cui i vari gruppi della magistratura associata si confronteranno, alla luce dei giorni convulsi che le toghe stanno vivendo.
Il duro discorso di Giuseppe Cascini, magistrato della corrente di sinistra Area
“Il momento che stiamo vivendo, come CSM e come Istituzione giudiziaria, è particolarmente grave, forse il più drammatico della storia del Consiglio Superiore della Magistratura. L’unica vicenda che mi pare assimilabile, sotto più aspetti, a quella che stiamo vivendo in questi giorni è quella dello scandalo P2 dei primi anni ’80 del secolo scorso”. È il duro intervento di Giuseppe Cascini, consigliere CSM di ‘Area’, durante il plenum straordinario convocato da David Ermini sulla scia dell’inchiesta della Procura di Perugia. “Il coinvolgimento di molti magistrati – sottolinea – (alcuni con posizioni di rilievo all’interno dei gruppi associativi), nella loggia massonica segreta, assestò un durissimo colpo alla credibilità e alla immagine della magistratura. In quella occasione la magistratura seppe trovare al proprio interno l’orgoglio e il coraggio di una risposta ferma, immediata, rigorosa”. “Il Consiglio Superiore della Magistratura- ricorda Cascini- fu unito e compatto nella difesa dei valori fondamentali della giurisdizione, superando le differenze di orientamento culturale, le divisioni e i contrasti. E fu così che i magistrati maggiormente coinvolti furono immediatamente destituiti, gli altri furono raggiunti da severe sanzioni disciplinari. Oggi si richiede a noi un analogo sforzo di orgoglio e di coraggio. Abbiamo il dovere di reagire con fermezza e decisione a questa subdola e pericolosa aggressione al ruolo costituzionale del Consiglio e alla sua autonomia. Il passo indietro dei consiglieri coinvolti nella vicenda, pur se avvenuto con stili e modalità diverse, è un segno di responsabilità istituzionale che va accolto con favore. Ma non basta. Abbiamo il dovere di interrogarci a fondo sulle ragioni che hanno consentito di arrivare a questo punto”.
“L’attacco al sistema che viene dall’esterno, da centri di potere occulti che operano fuori dell’istituzione, è stato possibile solo a causa dell’indebolimento del ruolo del Consiglio, reso permeabile e incapace di resistere alle tante pressioni, interne ed esterne. È un errore descrivere questa vicenda come una guerra tra correnti. Le correnti, come ha ben scritto la segreteria di Unicost nel suo documento della scorsa settimana, sono le vittime di una vicenda connotata da individualismo, smania di potere, intolleranza alle regole”. “Il nostro costituente- continua- aveva ben presente quel principio che anni dopo il poeta descrisse icasticamente dicendo che bisogna essere ben poco intelligenti (lui in realtà usava un’altra espressione) per non capire che non esistono poteri buoni. Tutta la Costituzione è costruita proprio attorno all’idea del bilanciamento dei poteri, del loro contemperamento, della loro limitazione. Perché il potere, non c’è nulla da fare, è un virus che va contenuto e controllato per evitare che infetti le istituzioni. Uno degli strumenti di bilanciamento di potere è costituito dai corpi intermedi, da quelle formazioni sociali nelle quali si sviluppa la personalità dell’individuo. L’assenza dei corpi intermedi, la loro debolezza, la loro permeabilità a centri di potere e di affari, è una delle cause della crisi nella quale ci troviamo. La debolezza delle correnti favorisce la formazione di aggregazioni occulte, che tanto assomigliano a quella associazioni segrete che invece la Costituzione espressamente vieta, che hanno come unico obiettivo la gestione del potere”.