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Germania. La Spd in crisi dopo la batosta alle Europee. Si dimette la leader Andrea Nahles, congresso a dicembre

Germania. La Spd in crisi dopo la batosta alle Europee. Si dimette la leader Andrea Nahles, congresso a dicembre

K metro 0/Jobsnews – Berlino – “Offresi lavoro di m…”, così titola il quotidiano berlinese Taz, il giorno dopo le dimissioni di Andrea Nahles da leader della Spd, il partito attualmente al governo di Grosse Koalition in Germania assieme all’Unione cristiano democratica (Cdu) di Angela Merkel e i cristianosociali bavaresi (Csu). Un titolo che dà

K metro 0/Jobsnews – Berlino – “Offresi lavoro di m…”, così titola il quotidiano berlinese Taz, il giorno dopo le dimissioni di Andrea Nahles da leader della Spd, il partito attualmente al governo di Grosse Koalition in Germania assieme all’Unione cristiano democratica (Cdu) di Angela Merkel e i cristianosociali bavaresi (Csu). Un titolo che dà l’idea dell’aria che si respira nel partito che fu di Willy Brandt. Ci sono voluti 155 anni prima che la Spd nominasse una presidente donna, il cui mandato è durato poco più di un anno. Domenica 2 giugno in un comunicato Nahles ha annunciato le sue dimissioni, dopo la disfatta alle elezioni Europee, con i socialdemocratici che hanno perso l’11% dei consensi (si sono fermati al 15,5%) dalle ultime politiche. Nel partito è scoppiata una lotta intestina sulla necessità di rimanere o meno nel governo di Grande Coalizione, con Nahles favorevole a rimanere, e i compagni di partito pronti a farla fuori. Nahles non solo ha lasciato l’incarico, ma ha anche deciso di rimettere il suo mandato di deputata al Bundestag. La crisi della Spd rappresenta un problema anche e soprattutto per gli alleati di governo. Dal quartiere generale della Cdu a Berlino, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha tenuto a precisare: “Quello che voglio dire è che porteremo avanti il lavoro del governo con tutta la serietà possibile e con grande responsabilità”. Mentre a Berlino si svolgono vertici d’emergenza dei partiti di governo, riunioni già annunciate la settimana scorsa, ma oggi più urgenti che mai, la Spd è stata “commissariata” da un triumvirato formato da Manuela Schwesig e Malu Dreyer, rispettivamente governatrici dei Laender di Meclemburgo-Pomerania Anteriore e Renania-Palatinato e dal leader Spd dell’Assia, Thorsten Schaefer-Guembel. Dovrebbe dunque tenersi a dicembre il congresso della Spd in cui verrà eletto il nuovo leader dei socialdemocratici tedeschi in seguito alle dimissioni di Andrea Nahles.

Verdi e Linke chiedono le elezioni anticipate qualora saltasse la Grosse Koalition

Non solo i Verdi, che si rifiutano di essere usati come ‘ruota di scorta’ di un eventuale governo in crisi, ma anche gli altri partiti di opposizione in Germania chiedono il ricorso alle urne in caso di uscita della Spd dalla Grosse Koalition. La prima a parlare è stata questa mattina la copresidente ambientalista Annalena Baerbock, che ha escluso di poter subentrare ad una Spd in uscita dopo la rinuncia della leader socialdemocratica Andrea Nahles. Analoga la presa di posizione del partito ‘Die Linke’: “La vecchia Grande coalizione è nel caos”, ha dichiarato Dietmar Bartsch, capogruppo al Bundestag. Credo che la soluzione giusta ora sarebbe chiedere agli elettori”. Non si è ancora pronunciato in merito ad un possibile ricorso alle urne il Partito dei Liberali della Fdp, che si è limitato per ora a sottolineare la condizione di instabilità del governo. Alle ultime elezioni Afd aveva raccolto il 12,6% delle preferenze, Fdp il 10,7%, Die Linke il 9,2. I tentativi allora di dar vita ad una coalizione tra il blocco conservatore che fa capo a Merkel, Fdp e i Verdi non andò a buon fine dopo che i Liberali abbandonarono le trattative per la formazione di un nuovo esecutivo.

Frankfurter Allgemeine Zeitung: “la SpD non è più un partito di massa che possa pretendere di esprimere un cancelliere”

Con le dimissioni di Andrea Nahles da presidente del Partito socialdemocratico tedesco (SpD), “la Grande coalizione è alla fine?” i tre partiti che compongono la maggioranza al governo in Germania dal 14 marzo 2018, ossia Unione cristiano-democratica (Cdu), Unione cristiano-sociale (Csu) e SpD dovrebbero aprire la crisi per non restare “prigionieri” della loro alleanza? Sono queste le domande che si pone il quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, commentando le dimissioni annunciate ieri, 2 giugno, da Nahles, che oggi lascerà sia la presidenza della SpD sia l’incarico di capogruppo del partito al Bundestag, abbandonando definitivamente la politica. La risposta agli interrogativi è un perentorio “no”, perché tutte le parti della Grande coalizione, il cui mandato dovrebbe scadere nel 2021, “non possono aspettarsi niente di buono da nuove elezioni, al momento”. Secondo la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, le dimissioni di Nahles, presidente della SpD dal 22 aprile dello scorso anno, sono “di fondo le dimissioni di un intero partito”. La presidenza di Nahles era, infatti, “l’ultima occasione per la SpD di tornare ad essere un partito di massa”, superando la grave crisi del consenso degli ultimi anni, culminata con il crollo al 15,8 per cento registrato alle elezioni europee del 26 maggio scorso. Ora, sostiene la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, alla SpD resta “la ricetta di sempre ogni volta che si parla di rinnovamento” del partito, ossia “una svolta a sinistra, che da tempo ha reso i socialdemocratici un partito di interessi per le classi deboli della societa’”. Una condizione “onorevole”, ma, “in questo modo, la SpD non è più un partito di massa che possa pretendere di esprimere un cancelliere”. Già Nahles aveva tentato questa svolta a sinistra durante la sua presidenza della SpD al fine di riportare il partito a essere il riferimento per “lavoratori e dipendenti delle classi medio-basse”. Tuttavia, questo “sogno del socialismo nell’era digitale ed ecologica” ha rovinato la SpD, come dimostra la campagna elettorale condotta dal partito per le europee, completamente incentrata “sul sociale e non sull’economia”. In questo modo, sostiene la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, la SpD è “tornata a prima di Bad Godesberg”. Il riferimento è al programma adottato dai socialdemocratici il 15 novembre 1959 al loro congresso straordinario tenuto a Bad Godesberg presso Bonn, in cui veniva sancito formalmente l’abbandono del marxismo. Con la presidenza di Nahles, la SpD è tornata dunque “un partito di politica sociale dogmatica, in grado di rivolgersi soltanto a gruppi marginali e minoranze”. In questo modo, i socialdemocratici sono “ancora necessari in quanto tali, ma possono avere soltanto una risonanza limitata”, mentre i Verdi “occupano le loro posizioni”, sottraendo consensi e divenendo il secondo partito in Germania dopo l’Unione, la coalizione conservatrice formata al Bundestag da Cdu e Csu.

 

di Beppe Pisa

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