K metro 0 – Torshavn – Questa settimana, nella giornata di mercoledì 29, nelle Isole Faroe, si è svolta come ogni anno la Grindagràp, nome faroese che indica la mattanza annuale di balene. Circa 250 esemplari, tra balene e delfini, sono stati trucidati al largo della città di Torshavn, capitale delle Isole Faroe, arcipelago indipendente appartenente
K metro 0 – Torshavn – Questa settimana, nella giornata di mercoledì 29, nelle Isole Faroe, si è svolta come ogni anno la Grindagràp, nome faroese che indica la mattanza annuale di balene.
Circa 250 esemplari, tra balene e delfini, sono stati trucidati al largo della città di Torshavn, capitale delle Isole Faroe, arcipelago indipendente appartenente al Regno di Danimarca. Questa atroce pratica si verifica ogni anno in questo periodo, ovvero quando queste specie marine migrano verso nord dove trascorrono le estati,e gli abitanti del luogo li intercettano durante il viaggio.
Prima i pescatori individuano i branchi di balene pilota che, durante la loro migrazione, attraversano le acque in prossimità delle isole che fanno parte del territorio danese, poi un convoglio di barche le spinge verso i fiordi autorizzati per cacciarle secondo i metodi di una caccia soggetta alla legislazione delle isole Faroe, che definisce i modi di cattura, di uccisione e anche le attrezzature consentite
L’associazione Blue Planet Society ha diffuso le immagini terribili degli animali morti e dell’acqua rossa e, per l’ennesima volta, ha denunciato la mattanza dei mammiferi: “130-150 balene pilota e 10-20 delfini sono stati brutalmente e crudelmente uccisi nelle Isole Faroe. Dall’inizio del 2019, sono stati uccisi circa 500 cetacei “per cibo” in queste isole. Le Isole Faroe fanno parte della Danimarca (Paese UE). Sia le balene pilota che i delfini sono protetti in Europa”, si legge sulla pagina Facebook dell’associazione.
La caccia è regolata dalle leggi delle Isole Faroe, compresi i metodi per uccidere gli animali. La “tradizione” va avanti dal 1500: gli abitanti spingono i cetacei verso le acque basse, per impedire loro di scappare liberamente, e in quel momento i cacciatori colpiscono un punto preciso del corpo dell’animale, cioè il collo, rompendo il midollo spinale del cetaceo e provocandone la morte. Lo scopo è quello di conservare la loro carne, il grasso e le altre parti commestibili. La giustificazione al massacro sta proprio nel fatto che su queste isole non ci sarebbero molte altre fonti di sostentamento e la mattanza delle balene assicurerebbe l’auto sostentamento, senza bisogno di provvedere all’importazione dei prodotti.
La tremenda pratica è denunciata da diverse associazioni a tutela dell’ambiente e degli animali, e attraverso i social network è stata lanciata una petizione sulla piattaforma Change.org, per porre fine al massacro: che hanno firmato già più di 263 mila persone.
di Tosca Di Caccamo