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Romania, referendum sulla giustizia e condanna, per appropriazione di fondi pubblici, del presidente del PSD Dragnea

Romania, referendum sulla giustizia e condanna, per appropriazione di fondi pubblici, del presidente del PSD Dragnea

K metro 0 – Bucarest – In Romania, mentre il Partito socialdemocratico (PSD), al governo del Paese con la premier Drancila, ha subìto, il 26 maggio, una pesante sconfitta, raccogliendo solo il 23,4% dei consensi rispetto al 37,65 delle europee del 2014,il Presidente dello stesso partito, Liviu Dragnea, è stato condannato il 27 maggio, in via

K metro 0 – Bucarest – In Romania, mentre il Partito socialdemocratico (PSD), al governo del Paese con la premier Drancila, ha subìto, il 26 maggio, una pesante sconfitta, raccogliendo solo il 23,4% dei consensi rispetto al 37,65 delle europee del 2014,il Presidente dello stesso partito, Liviu Dragnea, è stato condannato il 27 maggio, in via definitiva, a 3 anni e mezzo di carcere per corruzione (evidente l’“effetto Dragnea” sulle scelte degli elettori: che come primo partito hanno consacrato, col 26,8%, il PNL, Partito nazional-liberale, di centrodestra, ispirato, già nel nome, all’ originaria formazione di Jorg Haider in Austria). Il tema della moralizzazione della vita pubblica, quindi, in Romania ha dominato le giornate del 26 e 27 maggio: domenica, scorsa, infatti, il Paese ha votato non solo per l’Europarlamento, ma anche per il referendum sulla giustizia indetto dal presidente Klaus Johannis.

Sui temi dello Stato di diritto e della lotta alla corruzione, infatti, la Romania – che ha tuttora, sino al 30 giugno, la Presidenza della UE – è da tempo nel mirino di Bruxelles. Che pochi mesi fa aveva richiamato il governo rumeno al rispetto dei fondamenti dello Stato di diritto e alla necessità di una piu’ energica lotta alla corruzione: criticando il progetto governativo di riforma della giustizia, tendente a limitare i poteri di indagine dei magistrati. I quesiti del referendum del 26 maggio riguardavano proprio le possibilità di amnistia e di grazia per i reati di corruzione, e l’uso delle ordinanze di giustizia (strumento analogo ai nostri decreti-legge, di cui il governo rumeno ha fatto spesso uso negli ultimi anni) anche per disciplinare materie penali: entro le 20 del 26 maggio, si era pronunciato il 41% degli elettori, contro un 46% di votanti per le elezioni europee.

Dal 1994 membro del PD, il Partito Democratico fondato dall’ex-premier Petre Roman, Liviu Dragnea, 56 anni, già presidente di varie amministrazioni locali, è stato condannato per una vicenda di appropriazione indebita di fondi pubblici (fenomeno, questo, purtroppo endemico delle Pubbliche amministrazioni di alcuni Paesi UE, dai Balcani a Malta, e oggetto, infatti, di inchieste di vari giornalisti scomodi per il potere). A giugno 2018, sempre Dragnea aveva ricevuto una prima condanna definitiva per reati del genere, con una pena di 3 anni e mezzo di carcere. Secondo il Presidente rumeno Johannis, lo Stato di diritto e l’indipendenza della giustizia non sono negoziabili: “Il Partito socialdemocratico cerca di cambiare le leggi della giustizia (appunto con la riforma progettata a maggio, e fortemente criticata dalla UE, N.d.R.) affinché il suo leader, Liviu Dragnea, ma anche altri politici del loro cerchio non vadano in prigione, e questo è inaccettabile per la Romania, ma anche per l’Europa”.

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