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Elezioni comunali. Il centrosinistra si afferma al primo turno a Bari, Firenze, Bergamo, Modena e Pesaro, e va al ballottaggio ovunque. M5S perde Livorno, Reggio Emilia e Ferrara in bilico

Elezioni comunali. Il centrosinistra si afferma al primo turno a Bari, Firenze, Bergamo, Modena e Pesaro, e va al ballottaggio ovunque. M5S perde Livorno, Reggio Emilia e Ferrara in bilico

K metro 0/Jobsnews – Firenze – Nelle elezioni amministrative di domenica 26 maggio, il centrosinistra si conferma al primo turno a Firenze, Bergamo, Modena, Pesaro e Bari, mentre il M5S perde Livorno, restando escluso anche dal ballottaggio, e il centrodestra conferma Perugia. Reggio Emilia e Ferrara sono ancora in bilico, mentre Prato, Ferrara, Forlì, Cesena

K metro 0/Jobsnews – Firenze – Nelle elezioni amministrative di domenica 26 maggio, il centrosinistra si conferma al primo turno a Firenze, Bergamo, Modena, Pesaro e Bari, mentre il M5S perde Livorno, restando escluso anche dal ballottaggio, e il centrodestra conferma Perugia. Reggio Emilia e Ferrara sono ancora in bilico, mentre Prato, Ferrara, Forlì, Cesena e Campobasso vanno ai ballottaggi. E’ questa la fotografia delle altre elezioni, che si sono celebrate in coincidenza con le Europee, e che hanno coinvolto cinque capoluoghi regionali, venti capoluoghi di provincia, per un totale di 3.775 Comuni e un’affluenza del 68.01%. Tra due settimane le urne si apriranno di nuovo per i ballottaggi, e solo allora si potranno tirare le somme di una tornata elettorale che, rispetto alla precedente, ha visto il centrosinistra uscente in diciassette grandi amministrazioni, il centrodestra in sei, il M5s in due.

Firenze, affermazione di Dario Nardella, che si conferma sindaco al primo turno

Dario Nardella trionfa nella corsa per Palazzo Vecchio e passa al primo turno ottenendo un successo che, con oltre due terzi delle sezioni scrutinate, si assesta oltre il 57%, in linea con il 59,1% del 2014. Nulla ha potuto Ubaldo Bocci, il principale contendente, candidato del centrodestra appoggiato in campagna elettorale dai leader di Lega e Fratelli d’Italia, e per il quale Matteo Salvini è arrivato a Firenze tre volte negli ultimi mesi, senza essere riuscito neppure a strappare il ballottaggio. Nonostante la sconfitta, la Lega cresce anche a Firenze, dove ottiene oltre il 14%, partendo dallo 0,87% del 2014, così come Fdi, oggi oltre il 4 % dall’1,74 % delle passate amministrative. Ma la forza del centro destra del 2019 non basta nel capoluogo toscano a portare il sindaco uscente al ballottaggio. Complice anche il brutto risultato della sinistra, che con la candidata Antonella Bundu puntava a crescere dall’8% delle liste che nel 2014 sostennero Tommaso Grassi. Le voci di una possibile crescita oltre il 10%, che avrebbe aperto la strada al ballottaggio, si sono rivelate infondate e le liste che la sostenevano non sono andate complessivamente oltre il 7,3%. Sullo stesso livello, 7,05% si colloca anche M5s, in calo dal precedente 9,5%; il candidato pentastellato Roberto De Blasi non è riuscito quindi a ricompattare il Movimento fiorentino diviso fin dall’origine sulla sua investitura. Nel centrosinistra la vittoria è totale, trainata dal Pd al 41% e con la lista Nardella all’8,39%.

Modena, Gian Carlo Muzzarelli al 54%, vince e si conferma sindaco di una larga coalizione di centrosinistra

Con quasi il 54% delle preferenze, seggio dopo seggio Gian Carlo Muzzarelli (Pd) si prepara ad amministrare la città di Modena per il secondo mandato. E’ l’unico candidato di un capoluogo nell’ex regione “rossa” a contrastare l’avanzata della Lega. E a farlo già al primo turno, lasciando a bocca asciutta l’uomo che Matteo Salvini ha sponsorizzato fino all’ultimo giorno, il commercialista Stefano Prampolini che col sostegno del Carroccio, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia e della civica “Siamo Modena”, ha superato di poco il 30% dei consensi. Non riesce ad arrivare nemmeno al 10% il candidato Cinquestelle, Andrea Giordani. Malissimo gli altri candidati che hanno “fatto la guerra” a Muzzarelli per tutta la durata della campagna elettorale: Carolina Coriani, della lista “Modena volta pagina” (2,9%), Cinzia Franchini, di “Modena Ora” (1,3%), Luca Ghelfi di “Idea”, “Identità e azione” e “Popolo e libertà” (0,46%) e Sergio Celloni di “Giustizia onore libertà” (0,4%). Muzzarelli, sindaco di Fanano sull’Appennino modenese a metà anni 80, già assessore regionale ai tempi di Vasco Errani, fa il bis in Comune a Modena con il sostegno – oltre del Pd, suo partito da sempre – di “Sinistra per Modena” (che supera l’8% delle preferenze e porterà in consiglio comunale tre consiglieri), i “Verdi” (2,9%) con un proprio esponente in consiglio, “+Europa-Italia in Comune” (2,2% che non avrà un proprio consigliere a palazzo) e Modena Solidale (3,6%). Assieme a Prampolini siederanno sui banchi dell’opposizione altri otto consiglieri di Lega, FdI e Forza Italia, e tre esponenti M5s. Gli “argini” del centrosinistra hanno tenuto non soltanto in città: dalla montagna alla bassa i candidati dem hanno mantenuto la posizione un po’ ovunque, a parte Sassuolo, la capitale della ceramica, dove il candidato della Lega (di Fi, FdI e altre due liste) Gian Francescesco Menani ha battuto l’attuale sindaco Claudio Pistoni (Pd) con il 50,2%. Poco distante, a Formigine (35 mila abitanti), il centrosinistra con Maria Costi vince con il 60%. Si va invece al ballottaggio a Mirandola, nella bassa modenese, dove la scorsa settimana un nordafricano con un provvedimento di espulsione ha dato fuoco alla sede della polizia municipale.

Bari: rieletto col 65% dei voti il sindaco De Caro, “caduto un muro tra cittadini e istituzioni”

Rieletto al primo turno con un risultato schiacciante che dovrebbe superare il 65%. Antonio Decaro, sindaco uscente di Bari, a capo di una coalizione di centrosinistra, ha vinto le elezioni comunali del capoluogo pugliese, battendo lo sfidante del centrodestra Pasquale Di Rella, che si ferma sotto il 25% e la candidata del Movimento 5 Stelle, Elisabetta Pani, poco sopra l’8%. I risultati sono ancora parziali, con circa la metà delle schede scrutinate, ma l’andamento è chiaro. Decaro sarà ancora, per i prossimi cinque anni, il sindaco di Bari. Nel tardo pomeriggio ha salutato i cittadini nel suo comitato. In piedi su un tavolino, con gli occhi pieni di lacrime e la voce rotta dal pianto, accolto da applausi, cori da stadio e musica amplificata nella piazza, ha parlato del risultato ottenuto come “un riconoscimento a cinque anni di buon lavoro”, nei quali “è caduto un muro tra i cittadini e le istituzioni”. “Ora è il momento di prendere impegni” ha detto, promettendo “a tutti quelli che mi hanno votato, ma soprattutto a coloro che non mi hanno votato, che continuerò a fare ogni giorno quello che ho fatto in questi cinque anni, con maggiore impegno, determinazione e sacrificio personale se servirà. Prometto ai cittadini baresi che rispetterò tutti come loro oggi hanno rispettato me. Non dimentico che oggi ho ricevuto il voto di tante persone che di solito votano dall’altra parte e custodirò la loro fiducia. Rispetterò tutti, indipendentemente dal credo politico, dalle provenienze, dall’orientamento sessuale”. “Viviamo un momento difficile per il Sud e per il nostro Paese, – ha detto Decaro – ma se continueremo a tenerci per mano, guardarci negli occhi e rispettarci, le cose migliori verranno da sole. Rispetto, ascolto, umanità: questa è l’opera pubblica più importante che un amministratore e una città possono costruire”.

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