K metro 0 – Roma – Presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari, nel Palazzo dei Gruppi Parlamentari in via di Campo Marzio, al centro di Roma, la NATO Defense College Foundation, organismo di studio e ricerca collegato alla’ Alleanza Atlantica, col supporto della NATO Public Diplomacy Division. ha organizzato un convegno per il 70mo anniversario della
K metro 0 – Roma – Presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari, nel Palazzo dei Gruppi Parlamentari in via di Campo Marzio, al centro di Roma, la NATO Defense College Foundation, organismo di studio e ricerca collegato alla’ Alleanza Atlantica, col supporto della NATO Public Diplomacy Division. ha organizzato un convegno per il 70mo anniversario della nascita del’ Alleanza (aprile 1949): con la partecipazione di rappresentanti dell’Organizzazione, esperti di geopolitica e di studi strategici e rappresentanti delle istituzioni italiane e dei Paesi dell’area balcanica.
Ai Paesi balcanici, infatti, era dedicato il convegno: vòlto ad approfondire specialmente i possibili tempi e modi dell’avvicinamento a UE e NATO da parte dei 6 Paesi dei Balcani Occidentali che da tempo bussano alle porte delle due organizzazioni: Serbia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Albania, Montenegro e Macedonia del Nord.
Alessandro Minuto-Rizzo (Presidente della NATO Defense College Foundation) ha dato il via ai lavori affermando la necessità di riconoscere e riaffermare l’importanza geopolitica dei Balcani Occidentali, una regione che negli ultimi anni è stata spesso trascurata dalla comunità internazionale. Nonostante la NATO e l’Unione Europea fino ad oggi abbiano lavorato a stretto contatto per assicurare la stabilità politica e la sicurezza dell’area, infatti, “soltanto delle buone riforme e un reciproco riconoscimento amichevole possono risolvere le sfide presenti e future”.
La partecipazione di circa 150 persone, insieme all’originalità e alla precisione degli interventi dei quindici oratori presenti (tra cui esperti e rappresentanti istituzionali provenienti dalla regione balcanica), hanno reso l’evento un successo. Il dibattito ha fornito nuovi spunti di riflessione su come ridisegnare e riadattare le politiche per l’integrazione europea e l’adesione alla NATO, nonché linee guida aggiornate per mappare e contrastare i network e le attività criminali dell’area.
Come affermato dell’Onorevole Marta Grande (Presidente della Commissione Esteri della Camera dei deputati italiana), gli attori regionali e internazionali che operano nei Balcani si trovano oggi di fronte all’emergenza di nuove sfide transnazionali che vanno ad aggiungersi alle endemiche fragilità etno-politiche degli Stati formatisi in seguito alla dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Insieme a tensioni nazionalistiche mai sopite, simili fratture rischiano di compromettere la stabilità e la sicurezza dell’intera regione. Di fronte alla presunta obsolescenza del Patto Atlantico, i Balcani Occidentali costituiscono dunque un banco di prova per tutti i membri dell’Alleanza, attualmente impegnati a so- stenere il percorso di stabilizzazione e di consolidamento istituzionale dell’area.
A questo proposito, Michel Soula (Responsabile della Sezione Operazioni nella Divisione Operazioni del NATO HQ) è intervenuto argomentando: “Quest’anno celebriamo il ventesimo anniversario della KFOR, un evento molto significativo. La missione resta infatti il principale garante della stabilità non solo del Kosovo, ma di tutti i Balcani Occidentali. […] Tuttavia, il Kosovo deve ancora superare numerosi ostacoli prima di diventare esso stesso un vettore di stabilità (una difficile situazione socio-economica, sfiducia nei confronti delle istituzioni locali, frammentazione politica, corruzione diffusa e criminalità organizzata). Il dialogo tra Belgrado e Pristina agevolato dell’UE ha oggi un’importanza cruciale: dal punto di vista dell’Alleanza Atlantica, si tratta infatti della sola via percorribile ai fini di una soluzione politica duratura che saldi gli equilibri regionali. Nel frattempo, i Paesi membri NATO continueranno a fornire le forze necessarie al mantenimento della sicurezza e della stabilità dell’area”.
Dedicando un’attenzione particolare alle sfide emergenti che interessano la società civile e i governi dei Balcani, Vladan Joksimovic (Segretario Generale dell’Iniziativa Regionale Anti-corruzione di Sarajevo) ha evidenziato il forte nesso esistente tra corruzione e sicurezza. Avendo un impatto sulla sicurezza delle persone, la prima risulta essere infatti l’altra faccia complementare della minaccia alla sicurezza degli stati. “Come trovare dunque un buon equilibrio tra la prevenzione e la repressione? Una forte volontà politica e una magistratura indipendente, unite a investimenti costanti nella prevenzione, sono indubbiamente le condizioni fondamentali per una lotta efficace alla corruzione”. In tal senso, l’Iniziativa Regionale Anti-Corruzione (RAI), una coalizione che comprende autorità nazionali, così come rappresentanti del settore civile, dei media e dell’accademia, ha reso possibili numerosi progressi nel campo della lotta alla corruzione: nuove regole e riforme strutturali sono state applicate tanto alle procedure di valutazione dei rischi, quanto alle indagini finanziarie e all’applicazione effettiva della legge.
Jelena Milic, politologa serba, Direttrice del Centro per gli Studi Euroatlantici di Belgrado, ha ricordato il percorso fatto dalla Serbia, dal 2000 in poi, prima con l’abbattimento nonviolento del regime di Milosevic, poi con la punizione, in sede giudiziaria, di molti dei responsabili dei crimini di guerra commessi nei due conflitti per la dissoluzione della Jugoslavia (1991- ’95) e per la questione del Kosovo (1999). “Non dobbiamo però dimenticare- ha aggiunto – anche la pagina dolorosa dei bombardamenti NATO sulla Serbia del 1999: ma oggi è giusto che la Serbia, partner affidabile sia per la UE che per la NATO, possa dialogare, nel modo piu’ naturale possibile, con tutte le potenze sinceramente interessate allo sviluppo della pace e della cooperazione economica in tutti i Balcani”.
Dusan Reljic, ricercatore, Direttore dell’Ufficio di Bruxelles dell’SWP, l’Istituto Tedesco per gli Affari Internazionali e la Sicurezza, ha informato la platea sulla preoccupante situazione della criminalità organizzata in molti Paesi balcanici (nel 2018, ad esempio, in Bosnia c’è stata un’esecuzione della malavita ogni 10 giorni, e solo il 20% di questi crimini è stato perseguito). “Come in Italia, anche nei Balcani esiste la mafia (anche se con clan meno organizzati e più frammentati), che fa affari d’oro con l’edilizia e il traffico della droga. Per iniziare a cambiare tutta questa situazione, la volontà della UE di integrare seriamente i 6 Paesi “bussanti” non rappresenta che il primo passo. Dopo, oltre agli aiuti economici dell’Unione, di cui questi Paesi già usufruiscono, ci vuole quello che chiamerei un “Piano Marshall sociale”: che cerchi di diffondere in tutta la regione balcanica la cultura della legalità e punti ad includere veramente, nella società, tutti coloro che oggi se ne trovano ai margini: compresa la stampa, che in questi Paesi opera in condizioni sempre più difficili”.