L’Avvocato Paola Di Salvatore, abruzzese, docente e scrittrice, è Dirigente del Servizio Cooperazione Territoriale IPA, Dirigente del Servizio Euro progettazione e raccordo con la sede di Bruxelles, nonché Autorità di Gestione del Programma IPA Adriatic CBC, Ora, candidata al Parlamento Europeo nella circoscrizione sud (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria), nelle liste di Forza Italia (PPE), ha voluto
L’Avvocato Paola Di Salvatore, abruzzese, docente e scrittrice, è Dirigente del Servizio Cooperazione Territoriale IPA, Dirigente del Servizio Euro progettazione e raccordo con la sede di Bruxelles, nonché Autorità di Gestione del Programma IPA Adriatic CBC, Ora, candidata al Parlamento Europeo nella circoscrizione sud (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria), nelle liste di Forza Italia (PPE), ha voluto rispondere alle domande di K metro 0.
Professoressa Di Salvatore, Lei è candidata di Forza Italia, per l’Abruzzo, alle elezioni europee. Se verrà eletta, quali temi vorrà mettere al centro della sua attività? Come pensa di rappresentare l’Italia e, specificamente, l’Abruzzo all’ Europarlamento?
Sono molte le carenze oggi in tutti i settori politici e socio-economici e questa è una problematica che riguarda le regioni d’Europa in generale, a vari livelli. In coerenza con il mio programma politico, la mia priorità è il raggiungimento di una coesione socio-economica a livello nazionale attraverso lo stanziamento dei finanziamenti Ue a favore di una crescita intelligente, sostenibile e soprattutto inclusiva per il nostro Paese, e per l’Abruzzo in particolare. L’Europa ha stanziato ingenti somme attraverso i Fondi Strutturali per lo sviluppo di tutte le regioni ma, ai fini del loro utilizzo, è necessario che lo Stato italiano contribuisca con una quota di co-investimento attraverso le regioni.
Lo sviluppo infrastrutturale riguarda una varietà di temi, dai trasporti, all’energia al digitale, ma da solo non basta – e questo riguarda tutte le regioni e non soltanto l’Abruzzo. Sarà importante sostenere anche azioni di sicurezza, a favore della sanità, delle famiglie, delle donne, delle politiche giovanili – queste ultime non solo per creare lavoro, ma anche per ridurre la migrazione intellettuale dei nostri giovani. Ed è proprio investendo nella formazione e nella capitalizzazione del patrimonio professionale umano, anche rispetto alla gestione dei fondi UE, che sarà possibile costruire le competenze dei più giovani e capitalizzare le competenze dei meno giovani: l’Italia oggi utilizza solo una minima parte dei finanziamenti europei che riceve, e questo dipende molto anche dalla mancanza di professionalità nel campo dell’euro- progettazione. L’ambiente è un settore in forte espansione su cui l’Italia fa poco affidamento, un settore che rappresenta sicuramente una scommessa vincente: molti Paesi europei lo hanno capito, e questo va a favore non solo del benessere e della salute dei cittadini ma anche dell’economia tutta. Ma le iniziative da portare all’attenzione del Parlamento europeo potrebbero essere infinite: lo sport come servizio sociale di rafforzamento della crescita e del benessere dell’infanzia e di tutta la popolazione in genere; politiche forti sulla scuola, sull’immigrazione, sulla pesca e l’agricoltura, per le aree interne al fine di prevenire i rischi causati da eventi metereologici estremi.
Collaborando con varie commissioni parlamentari, Lei si è occupata a fondo di temi economico-finanziari, come ad esempio il riciclaggio del danaro di provenienza illecita. Oggi, come si può potenziare l’azione dell’UE contro questo tipo di reati?
L’Unione europea ha il dovere di intraprendere azioni preventive economico-finanziarie contro la lotta alle frodi ed alle irregolarità nell’utilizzo dei fondi europei e questo può avvenire solo rafforzando il controllo sui bilanci degli Stati: in stretta correlazione con le funzioni dell’Olaf – Ufficio europeo antifrode – e della Procura europea. Come Autorità di Gestione del Programma IPA Adriatic, il più rilevante Programma europeo di cooperazione transfrontaliera che coinvolge ben 8 Stati – Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Albania, Serbia e Grecia, ovvero tutti i Balcani occidentali – ho condotto per anni campagne di informazione e seminari formativi in tema di lotta alle frodi a danno del bilancio degli Stati e dell’Unione europea. E posso dire con certezza che il pilastro su cui dovrebbe poggiare la politica europea è l’unitarietà delle Forze di Polizia in ambito economico e fiscale; nonché la lotta alle frodi e il contrasto all’evasione fiscale in tutta l’UE, per restituire equità di bilancio all’Italia. Questo, al fine di incrementare la sicurezza interna a livello nazionale e applicare una strategia forte che abbia ricadute positive sulla sicurezza dei cittadini di tutta l’Unione.
In questo campo, la Guardia di Finanza italiana da decenni svolge un ruolo importantissimo nel contesto nazionale, con grande competenza. A suo avviso, come si può migliorare, sul piano europeo, la collaborazione tra le varie polizie finanziarie nazionali?
Come ho appena detto, la chiave è rafforzare le azioni di polizia economico-finanziaria e creare un’unica Polizia economico-finanziaria europea anche e soprattutto per il contrasto all’evasione fiscale, tutelando concretamente il bilancio Ue ed il bilancio degli Stati, Ue e non. Se pensiamo che i Paesi attualmente in adesione beneficiano di fondi europei attraverso programmi di cooperazione territoriale IPA, la cooperazione internazionale diventa fondamentale per contrastare le frodi a danno del bilancio nazionale, e quindi dell’Ue. Di estrema importanza sarà rafforzare e capitalizzare le azioni della Guardia di Finanza nazionale nella lotta alle frodi e alle irregolarità, agendo anche sulle procedure amministrative e della Pubblica Amministrazione correlativamente alle funzioni della Corte dei Conti, nazionale ed europea. Rilevante anche la funzione della Guardia di Finanza in virtù del decreto 126 del 2016, come unica forza di polizia del mare: attuando azioni concrete dei governance multi-livello nell’intera area mediterranea e balcanica – la Guardia di Finanza è già presente nell’area balcanica, a Valona e Durazzo.
Lei, inoltre, sempre nel lavoro per le commissioni parlamentari, si è occupata parecchio anche di quel che riguarda i Balcani. Da eurodeputato, cosa vorrebbe anzitutto fare in quest’area così delicata e complessa, per quanto riguarda sia i 6 Paesi balcanici che bussano alla porta dell’UE che i contrasti su base etnico-territoriale che continuano ad attraversarla?
In qualità di rappresentante della Regione Abruzzo responsabile delle attività di cooperazione territoriale europea, siedo al tavolo della Cabina di Regia del TSG2 EUSAIR della Presidenza del Consiglio dei Ministri, avendo l’onore di aver attuato le prime azioni tecniche della macro-strategia europea per la Regione adriatico-ionica. Intendo anzitutto unire gli obiettivi conseguiti nell’area adriatica in tutti i settori economici e sociali con l’intera area mediterranea, per un ruolo di titolarità attiva dell’Italia, affinché il mar Mediterraneo sia un mare di pace e di solidarietà. A questo proposito, credo che sia fondamentale lo stanziamento di maggiori fondi europei per favorire la diffusione di una cultura di integrazione delle identità, rispettando i diritti di tutte le fasce della popolazione e contrastando la discriminazione su base etnica. Come Autorità di Gestione del Programma IPA Adriatic, ho siglato dei protocolli di intesa per tessere un dialogo istituzionale per lo sviluppo socioeconomico dell’intera area adriatico-ionica, recandomi nei territori, testimoniando la necessità di diffondere la cultura della pace e della tutela della vita. Quando presiedo il tavolo al quale siedono i rappresentanti nazionali degli 8 Stati, Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Albania, Serbia e Grecia, posso assicurarle che il compito più difficile è proprio quello di garantire lo stesso tempo di intervento a tutti gli 8 Stati coinvolti, proprio perché la politica di coesione transfrontaliera non può conoscere frontiere e l’Unione europea può e deve essere conseguita solo con un dialogo profondo e di condivisione tra i popoli. Importantissimo è raggiungere l’armonizzazione dei sistemi giuridici e normativi dei Paesi in pre-adesione, per facilitare il recepimento della normativa europea in tutti gli ambiti, quindi anche a tutela dei diritti umani. Non dimentichiamo però che l’area balcanica, in quanto costituita da Stati che sono in preadesione, è un corridoio pericoloso e non controllato: per questo un’azione immediata e un rafforzamento del controllo delle frontiere diventa cruciale, insieme all’accelerazione delle verifiche dei requisiti di ingresso in Unione europea. Quindi più fondi a difesa della sicurezza interna. nell’interesse dei cittadini tutti.
Lei ha lavorato parecchio per valorizzare la sua regione. Cosa vorrebbe fare, da eurodeputata, per collegare maggiormente l’Abruzzo al grande circuito europeo e alla rete europea delle strade e dei trasporti?
Come Autorità di Gestione del Programma IPA Adriatic, ho lavorato intensamente al rafforzamento del trasporto intermodale, fortemente carente in tutta l’area, ho stanziato ingenti quote di finanziamento nell’ambito di un intero asse allo sviluppo infrastrutturale delle varie modalità di trasporto come veicolo di crescita economica, attenzionando il tema della tutela dell’ambiente e della biodiversità con la promozione di mezzi di trasporto passeggeri e merci a basse emissioni di anidride carbonica. Alla luce di questa esperienza e sulla base dell’attuale esperienza nella gestione di progetti di cooperazione interregionale, in tema di politiche su trasporto intermodale e sostenibile nonché mobilità verde, mi sento di dire che la Regione Abruzzo sta svolgendo da tempo un ruolo importante a livello europeo nella promozione della connessione intermodale delle varie regioni e delle relative politiche. A tal proposito, vorrei sottolineare che una delle mie priorità da eurodeputata sarebbe proprio questa: cioè collegare la mia regione – e l’Europa tutta – promuovendo azioni a sostegno degli investimenti nelle infrastrutture dei trasporti e dell’energia a tutela dell’ambiente e della biodiversità. Fondamentale è rafforzare la portualità dell’Italia meridionale, intensificando il flusso di trasporto passeggeri e merci, anche verso l’Africa settentrionale che è prossima ai nostri territori. Connettere le Regioni Ue tra di esse e verso i Paesi geograficamente più prossimi, facendo leva sull’innovazione tecnologica, significherebbe contribuire alla spinta innovativa, economica e occupazionale.
Intervista di Fabrizio Federici