K metro 0 – Roma – Il Teatro “Petrolini”, dedicato alla memoria del grandissimo artista romano, nel popolare quartiere di Testaccio (in passato uno tra i nuclei piu’ consistenti della Roma operaia, oggi anche importante punto di riferimento della movida serale), ha ospitato ultimamente “Di Donna in Donna”: singolare spettacolo diretto e interpretato da Ilaria
K metro 0 – Roma – Il Teatro “Petrolini”, dedicato alla memoria del grandissimo artista romano, nel popolare quartiere di Testaccio (in passato uno tra i nuclei piu’ consistenti della Roma operaia, oggi anche importante punto di riferimento della movida serale), ha ospitato ultimamente “Di Donna in Donna”: singolare spettacolo diretto e interpretato da Ilaria Coppini, affermata attrice fiorentina di teatro e di cinema. Decisamente originale l’impianto dello spettacolo: su un palcoscenico dalle scenografie molto semplici, Ilaria ha voluto compiere un viaggio sul “Pianeta donna”, esplorandone i luoghi e anche gli anfratti piu’ intimi e suggestivi sulla base dei testi delle piu’ belle canzoni di cantautori e interpreti come Fabrizio de Andrè (nel ventennale della sua improvvisa morte), Lucio Dalla, Riccardo Cocciante, Mia Martini, Marco Masini, Fiorella Mannoia e altri.
Testi non cantati, ma recitati dall’attrice: che, interpretando al tempo stesso vari ruoli legati alle canzoni stesse, col solo accompagnamento del violino suonato dal maestro Riccardo Bonaccini, concertista già membro dell’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, collaboratore di artisti come Uto Ughi ed Ennio Morricone, ha trasportato gli spettatori in un mondo magico. Dove risuonavano le voci dell’innamorato di “Concerto per Margherita” di Cocciante, del musicista triste della spendoida “Dallamericaruso” di Dalla, della donna piena di vitalità ed energia sessuale di “Bocca di rosa”, dell’altra donna, davvero ultrapaziente, di “Quello che le donne non dicono” della Mannoia, ed altri ancora. Tutto, appunto, recitato dall’ artista fiorentina: sino alle ultime, struggenti quanto libertarie, note dei “Migliori anni della nostra vita”, di Renato Zero.
Il pubblico ha risposto con entusiasmo alla bella cavalcata fra testi e note. Fuori, l’umido di queste serate di maggio alquanto fuori dal comune riportava immediatamente alla realtà quotidiana di un Paese dove l’eterna mediocrità della classe dirigente(?) continua ottusamente a trascurare, nella politica dei beni culturali, proprio teatro e musica. Ma non si tratta, purtroppo, di un fenomeno solo italiano, anche se in Italia si dispiega veramente al massimo. Basti pensare che circa 150 anni, in Francia, un certo Victor Hugo, eletto anche deputato in Assemblea Nazionale, pronuncia un famosissimo discorso lamentando proprio la persistente politica governativa di tagli ai finanziamenti per musei, biblioteche, teatri e scuole di musica…
di Fabrizio Federici