K metro 0/Jobsnews – Sicilia – La nave Sea Watch 3 è appena entrata in acque italiane. La Sea Watch ha raggiunto Lampedusa e si trova alla fonda a meno di un miglio dal porto dell’isola. La nave della Ong tedesca è stata autorizzata a gettare l’ancora in un punto indicato dalle autorità ma al momento non è autorizzata ad entrare in
K metro 0/Jobsnews – Sicilia – La nave Sea Watch 3 è appena entrata in acque italiane. La Sea Watch ha raggiunto Lampedusa e si trova alla fonda a meno di un miglio dal porto dell’isola. La nave della Ong tedesca è stata autorizzata a gettare l’ancora in un punto indicato dalle autorità ma al momento non è autorizzata ad entrare in porto. “Siamo alla fonda a ridosso di Lampedusa – conferma la portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi – la nave è stata avvicinata da una motovedetta della Gdf che ci ha chiesto quali fossero le intenzioni del comandante. Abbiamo ribadito che si tratta di ragioni umanitarie, viste le condizioni meteo, con un’onda di tre metri con vento in aumento, e le condizioni psicofisiche delle persone a bordo”.
L’imbarcazione della ong, con a bordo 47 persone che annunciano di volersi togliere la vita, ha deciso di infrangere la diffida del Viminale e di superare le acque territoriali a circa 12miglia da Lampedusa. Il ministero dell’Interno si è già pronunciato: ha considerato la Sea Watch 3 ‘non inoffensiva’. Il Viminale ha diffidato la SeaWatch3 a entrare nelle acque italiane. Lo ricordano fonti del ministero dell’Interno. Il ministero dell’Interno “non cambia idea e non autorizza lo sbarco. Se qualcuno non è d’accordo si prenda la responsabilità pubblica di dirlo e di autorizzarlo. Li consideriamo complici dei trafficanti: abbiamo buoni motivi per pensarlo e per dirlo”, scrive Salvini.
Alcune delle 47 persone rimaste a bordo della nave Sea watch, a 15 miglia da Lampedusa, dopo l’evacuazione sanitaria di 18 migranti, tra cui bambini piccoli, hanno minacciato il suicidio. A denunciarlo è il medico di bordo, Carolin, come annuncia l’ong su Twitter. “Siamo molto preoccupati perché alcune delle persone rimaste a bordo di #SeaWatch parlano di suicidio”, si legge. Il medico parla di “una condizione psicologica negativa: si sentono privi di valore, come se a nessuno importasse di loro. Una situazione che, assieme al mal di mare e all’assenza di speranza e prospettive sta rendendo le persone davvero vulnerabili”. “Alcuni di loro dicono di voler autoinfliggere delle ferite o addirittura suicidarsi – denuncia ancora il medico – pur di far finire questa situazione. Dal punto di vista medico la situazione non è affatto buona, stiamo mantenendo un equilibrio molto fragile e precario in questo momento”.