K metro 0/Africa ExPress – Windhoek – La croce in pietra portoghese di Cape Cross tornerà in Nambia il prossimo agosto. Lo ha annunciato un portavoce del Museo di Storia Tedesca (Deutsches Historisches Museum) di Berlino. Il monumento del XV secolo era posizionato a Cape Cross, un promontorio sulla costa atlantica della Namibia, per guidare gli esploratori
K metro 0/Africa ExPress – Windhoek – La croce in pietra portoghese di Cape Cross tornerà in Nambia il prossimo agosto. Lo ha annunciato un portavoce del Museo di Storia Tedesca (Deutsches Historisches Museum) di Berlino.
Il monumento del XV secolo era posizionato a Cape Cross, un promontorio sulla costa atlantica della Namibia, per guidare gli esploratori portoghesi. Nel 1876, durante il periodo coloniale tedesco, la croce in pietra era stata portata in Germania. Il governo di Windhoek nel 2017 aveva fatto formale richiesta a Berlino per la restituzione dell’opera.
Monika Grütters, ministro tedesco per i beni culturali tedesco ha sottolineato che la restituzione della croce in pietra di Cape Cross è un segnale che la Germania riconosce il suo passato coloniale e che desidera costruire un rapporto di reciproco rispetto con i Paesi che aveva amministrato. Il ministro ha aggiunto che le ingiustizie commesse all’epoca sono state dimenticate e rimosse per troppo tempo.
#Restitution der #CapeCross Säule nach Namibia – das hat das Kuratorium des @DHMBerlin beschlossen. "Ein deutliches Signal, dass wir uns zur Aufarbeitung der kolonialen Vergangenheit bekennen", sagte Staatsministerin Monika #Grütters. #Kolonialismus https://t.co/qNNyBdwEIi pic.twitter.com/1znZTvYej0
— BKM Kultur & Medien (@BundesKultur) May 17, 2019
In effetti, la restituzione della croce è un gesto significativo e permette ai due Stati di intensificare le loro relazioni, visto che già da diversi anni i due Paesi hanno avviato negoziati perché Berlino riconosca il genocidio commesso da tedeschi nei confronti dei nama e herero. Le due etnie hanno chiesto alla Germania non solo il riconoscimento ufficiale per gli orrori commessi, ma pretendono anche un copioso risarcimento.
Alla fine dell’Ottocento La Namibia è diventata colonia della Germania. I soldati tedeschi e i coloni sequestrarono le terre e il bestiame delle popolazioni locali, per non parlare delle violenze razziali, stupri e omicidi contro loro, riducendo anche in stato di schiavitù molti uomini e donne. Parecchi abitanti del posto si indebitarono con gli europei, facendosi prestare soldi a interessi altissimi: nella maggior parte dei casi non riuscivano a onorare il debito, con conseguente confisca di terre e animali, oltre a quelle arbitrali commessi dai soldati tedeschi.
Nel 1885 gli herero firmarono diversi trattati con la Germania per garantirsi protezione. Ma gli accordi furono sistematicamente violati dai militari tedeschi. Stanchi delle continue vessazioni, nel 1904 gli herero si ribellarono, un anno dopo si aggiunsero anche i Nama. In un attacco a sorpresa uccisero oltre cento coloni tedeschi. Il 2 ottobre dello stesso anno il generale tedesco Lothar von Trotha firmò l’ordine di annientamento (Vernichtungsbefehl) nei confronti dei guerrieri herero, le loro donne e i loro bambini, esteso in seguito ai nama. Ebbe così inizio quello che è stato definito il “primo genocidio del XX secolo” .
Colpevoli di essere insorti, gli herero furono uccisi sistematicamente dai militari tedeschi e spinti nel deserto dell’Omaheke, al confine con l’attuale Botswana, dove molti morirono di stenti. I sopravvissuti furono internati in campi di concentramento e condannati ai lavori forzati. Si stima che durante la repressione tedesca morirono l’ottanta per cento degli herero e il cinquanta per cento dei nama.
Cornelia Toelgyes