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Dazi sulle importazioni di auto, Trump, pressato dai suoi consiglieri, prosegue i negoziati con UE e Giappone

Dazi sulle importazioni di auto, Trump, pressato dai suoi consiglieri, prosegue i negoziati con UE e Giappone

K metro 0 – Washington – Un sospiro di sollievo per l’industria automobilistica europea e giapponese. Con positiva sorpresa, Donald Trump ha deciso di far slittare l’imposizione dei dazi sulle automobili di altri sei mesi per dare più tempo ai negoziati con Europa e Giappone. La scadenza per decidere se far scattare le misure era stata fissata inizialmente

K metro 0 – Washington – Un sospiro di sollievo per l’industria automobilistica europea e giapponese. Con positiva sorpresa, Donald Trump ha deciso di far slittare l’imposizione dei dazi sulle automobili di altri sei mesi per dare più tempo ai negoziati con Europa e Giappone. La scadenza per decidere se far scattare le misure era stata fissata inizialmente per il 18 maggio, secondo quanto ha riportato l’agenzia Bloomberg citando fonti della Casa Bianca.

Secondo alcuni media statunitensi, tra cui la Cnbc, prima di imporre dazi punitivi del 25% sulle importazioni di auto negli Stati Uniti, il Presidente vorrebbe provare ancora la via dei negoziati. Le case automobilistiche tedesche sono particolarmente preoccupate per la minaccia tariffaria, ma l’inquilino della Casa Bianca e il presidente uscente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, a luglio 2018 avevano dichiarato una tregua, per permettere una più ampia trattativa commerciale tra USA, Paesi UE e Giappone. A fare pressioni per il rinvio, sarebbe stato specialmente il responsabile Usa per il commercio estero, Robert Lighthizer: che avrebbe ricordato più volte al Presidente la necessità di non complicare i colloqui in corso con l’Europa e il Sol Levante.

La notizia è stata accolta con favore dai mercati, che recentemente sono stati sotto pressione proprio per l’escalation delle guerre commerciali delle ultime settimane. L’S&P 500 ha cancellato le sue precedenti perdite salendo dello 0,7%, e anche i titoli delle principali case automobilistiche, da Bmw a Ford fino a Fca, hanno guadagnato terreno.

È l’industria automobilistica tedesca, come accennavamo insieme, ovviamente, a tutti i settori e filiere di lavorazione collegati) la più preoccupata dall’ indirizzo protezionista americano: dato, infatti, che la crescita dell’economia tedesca sta rallentando, i dazi progettati dalla Casabianca potrebbero causare una vera recessione.

In precedenza, gli Stati Uniti hanno già esercitato pressioni sulla Germania per tante questioni, tutte legate a loro interessi strategici: dall’accordo nucleare con l’Iran al gasdotto russo Nord Stream-2 (alla cui realizzazione i tedeschi dovrebbero partecipare), e all’uso di apparecchiature di telecomunicazione cinesi (col colosso cinese dell’informatica Huawei fortemente interessato). I dazi USA sulle auto tedesche equivarrebbero ad azioni ostili: comparabili nella loro efficacia alle sanzioni che gli Stati Uniti da tempo hanno imposto contro la Russia (a un loro avversario, non alleato).

Un certo numero di sondaggi di opinione recenti ha dimostrato una profonda insoddisfazione dei cittadini tedeschi riguardo allo sviluppo delle relazioni con gli Stati Uniti. Secondo l’organizzazione non profit Atlantik-Brücke, l’85% dei cittadini tedeschi ritiene che le relazioni con gli Stati Uniti siano “più probabilmente negative” o “molto negative”, e il 58% degli intervistati ritiene che la Germania debba allontanarsi maggiormente dagli Stati Uniti. In un altro studio condotto dal Deutschland Trend, è indicato che i cittadini tedeschi considerano la Cina (Paese in cui, da piu’ di un secolo, le aziende tedesche, col sostegno del Governo, hanno in campo parecchie iniziative) un partner più affidabile degli Stati Uniti. Un altro sondaggio ha mostrato che i cittadini della Germania ritengono che gli Stati Uniti siano la più grande minaccia alla pace mondiale.

I dazi americani, che causerebbero danni economici a uno dei simboli più importanti dell’orgoglio nazionale tedesco, l’industria automobilistica, non farebbero altro che rafforzare l’atteggiamento negativo dei cittadini tedeschi verso gli Stati Uniti. Tutta la Germania, e non solo la Merkel, può prendere misure ostili contro Trump. Il citato studio Atlantik-Brücke ha mostrato che gli elettori di tutti i principali partiti tedeschi sono uniti nella valutazione negativa delle relazioni tedesco-americane. Se, da un lato, questo relativamente nuovo atteggiamento ostile dei tedeschi verso gli USA risponde inevitabilmente a una logica storica (dopo più di 70 anni di “autoaffidamento” di una Germania sconfitta, e carica delle colpe del nazismo, alla “magnanimità” dei vincitori americani), dall’altro questo processo può innescare anche pericolose derive di nazionalismo estremo, non solo antiamericane,  ma anche anti-UE (vedi, infatti, il successo del nuovo partito di estrema destra AFD, vera incognita, in Germania., delle prossime elezioni dell’ Europarlamento).

Tornando alle politiche commerciali, comunque, l’amministrazione Trump (che, tra l’altro, in vista delle nuove elezioni presidenziali del prossimo anno, se guarda comprensibilmente agli interessi delle grandi aziende automobilistiche americane non può neanche trascurare quella fetta consistente di operatori economici che guadagnano nei rapporti economici con la Germania) dovrebbe fare un passo indietro e valutare attentamente se vuole veramente intraprendere questa strada. I cittadini tedeschi potrebbero riconsiderare completamente il loro atteggiamento nei confronti degli Stati Uniti: per i quali, un tale cambiamento non prometterebbe nulla di buono.

 

di Salvatore Rondello

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