K metro 0 – Milano – Domenico Finiguerra, 44 anni, nato a Milano, dove si è diplomato in Comunicazioni Linguistiche presso l’ITSOS di Via Pace e laureato poi in Scienze Politiche all’Università Statale, inizia a fare politica molto giovane, a 20 anni. É stato sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI) con una lista civica, dal 2002 al
K metro 0 – Milano – Domenico Finiguerra, 44 anni, nato a Milano, dove si è diplomato in Comunicazioni Linguistiche presso l’ITSOS di Via Pace e laureato poi in Scienze Politiche all’Università Statale, inizia a fare politica molto giovane, a 20 anni. É stato sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI) con una lista civica, dal 2002 al 2012, facendolo eleggere “Comune Virtuoso” e uno dei “Borghi più Belli d’Italia”. Grazie al lavoro dalla forte connotazione ambientalista qui realizzato, ha così incrociato i Verdi a livello regionale e nazionale in diverse occasioni. Non solo, nella sua carriera politica ha adottato il primo strumento urbanistico a “zero consumo di suolo”. Alle europee del 26 maggio è pertanto candidato con Europa Verde per l’Italia Nord Ovest. Kmetro0 l’ha intervistato alla vigilia delle elezioni.
Intervista di Alessandro Luongo
Com’è riuscito da sindaco a far riconoscere Cassinetta di Lugagnano fra i “Borghi più belli d’Italia?
A Cassinetta di Lugagnano, tra il 2002 e il 2012 abbiamo investito molto nel recupero del centro storico, valorizzazione del Naviglio Grande e delle Ville di Delizia che vi si affacciano. La nostra politica di tutela del territorio ci ha portato verso una maggiore attenzione al patrimonio esistente e questa filosofia ha contagiato anche i privati che hanno accresciuto la bellezza e l’attrattività di Cassinetta di Lugagnano restaurando gli immobili di pregio. Ci ha aiutato molto anche il lavoro in sinergia con gli altri comuni dell’associazione Comuni Virtuosi, che ci ha permesso di risparmiare ed erogare servizi efficienti. Un lavoro di squadra, dunque, al quale hanno partecipato i cittadini e le realtà associative del territorio>>.
Il primo strumento urbanistico a “zero consumo di suolo”. E’ stato un suo primato nazionale? In cosa è consistito?
«Osservavamo quello che accadeva attorno a noi, nella provincia di Milano e in Lombardia: gru, palazzi, centri commerciali, cemento. Così, ci presentammo alle elezioni con un programma che diceva chiaramente “Stop al consumo di Territorio, sì al recupero dell’esistente”. Vinte le elezioni, abbiamo iniziato a lavorare al nostro progetto approvando il Piano Regolatore a consumo di suolo zero. Se si sia trattato di un primato nazionale, non sono in grado di dirlo. Abbiamo ricevuto diversi riconoscimenti e premi, ma soprattutto da Cassinetta è partita la campagna nazionale www.StopalConsumodiTerritorio.it ed è stato fondato il Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio: un grande movimento che proprio lo scorso mese di aprile è stato ascoltato al Senato ed ha illustrato la proposta di legge per arrestare il consumo di suolo in tutta Italia, uno degli obiettivi di questa aggregazione che conta oltre mille realtà in tutta Italia».
Parliamo dei Verdi europei, ora. A chi s’inspira in Europa come modello di eccellenza? Chi sono i suoi punti di riferimento?
«I Verdi Europei sono ispirati da una visione alternativa del nostro continente. Una visione ideale e concreta al contempo: abbiamo bisogno di una conversione ecologica della nostra società per rispondere all’emergenza del cambiamento climatico e a quella della disgregazione e dell’esclusione sociale.
Credo dunque che il pensiero di Alex Langer sia oggi più che mai attuale, perché in questo momento di forte difficoltà per le istituzioni europee, in cui parrebbero prevalere i nazionalismi alimentati da sentimenti di paura, ci sia bisogno di ricostruire una comunità europea, e per farlo servono i saltatori di muri, i costruttori di ponti e gli esploratori di frontiera che proprio Alex invitava a emergere e a unirsi».
In sintesi, quali i risultati più importanti conseguiti da Verdi/ALE per tutti gli stati membri dell’Ue e tangibili oggi?
«I Verdi hanno la primogenitura dell’idea del Green New Deal. Oggi tutti parlano di rivoluzione verde, magari anche quelli che hanno incoraggiato e incoraggiano ancor oggi le energie fossili. Ma il merito di aver messo al centro di un programma generale di ripresa economica la conversione ecologica è tutto dei Verdi Europei. Il gruppo dei Verdi/ALE è stato la forza trainante che ha portato all’adozione di numerosi provvedimenti. Ha promosso la legislazione sull’energia pulita per tutti, che stabilisce tra l’altro in che modo l’Ue e gli Stati membri metteranno in pratica l’accordo di Parigi sul clima; ha portato all’adozione di nuove norme sulla gestione dei rifiuti e l’economia circolare, per una più ampia diffusione della raccolta differenziata di rifiuti organici; ha messo all’ordine del giorno la lotta contro l’obsolescenza programmata e ha proposto iniziative per estendere la vita dei prodotti a beneficio dei consumatori; ha guidato la riforma dell’etichettatura e dell’agricoltura biologica e si è battuto non solo per etichette più chiare, ma anche per un suolo più sano, una maggiore diversità delle sementi e controlli più rigorosi sulle importazioni; ha accolto l’appello lanciato dall’iniziativa dei cittadini europei “Vietare il glifosato e proteggere le persone e l’ambiente dai pesticidi tossici”. I Verdi sono riusciti anche a costituire una commissione speciale sulla procedura di autorizzazione dei pesticidi da parte dell’Unione che valuterà criticamente quali prodotti possono essere venduti sul mercato dell’Ue. Sono sono solo alcuni dei risultati. Tutto l’impegno è rendicontato sul sito dei Verdi europei».
Se fosse eletto cosa chiederebbe di fare da subito? Verdi e ALE cosa s’impegnerebbero a fare se avessero ancora più consensi di quelli ottenuti finora? Non a caso sono il secondo partito della Germania.
«Credo che l’impegno prioritario sarà quello di essere conseguenti al fiume di parole che tutti stanno spendendo in questa campagna elettorale: perché dobbiamo agire subito per fermare il cambiamento climatico e per farlo servono scelte radicali e immediate. Le conferenze sul clima, le COP, devono oggi portare a decisioni non più rinviabili che obblighino i governi e gli attori socioeconomici a cambiamenti radicali, sia nelle politiche pubbliche sia nei processi produttivi su larga scala.
Dobbiamo prepararci a un cambiamento storico: un cambiamento che è necessario e possibile, ma solo con il coinvolgimento consapevole dei cittadini, che devono diventare essi stessi agenti del cambiamento. Per questo, penso che i Verdi debbano aumentare la propria capacità di intessere relazioni e rapporti di vita quotidiana con le masse popolari, che spesso non sono raggiunte dal messaggio ecologista: ma i tempi stanno cambiando, e, infatti, i Verdi crescono ovunque e lo faranno anche in Italia».
Che risultati vorrebbe raggiungere come europarlamentare di Europa Verde in Europa e in Italia per la prossima legislatura europea?
«Sicuramente vorrei anticipare la scadenza fissata al 2050 per il consumo di suolo zero. È troppo tardi. Dobbiamo tutelare subito i suoli fertili, perché ci servono per mangiare e la crescita demografica dovrebbe obbligare tutti i governi a salvaguardare la terra come il bene più prezioso. Perché non è rinnovabile e impiega secoli per diventare fertile, perché la terra libera contrasta il cambiamento climatico, perché previene il dissesto idrogeologico. Inoltre, m’impegnerei per costruire un’Europa che non sia una fortezza, pronta ad accogliere le persone in fuga dalle guerre e dalla desertificazione, in cerca di un futuro migliore, consapevole che il fenomeno delle migrazioni non si gestisce con i porti chiusi ma con la cooperazione solidale tra tutti gli stati membri. Senza mai perdere l’umanità».
Perché in Italia i Verdi si sono persi un po’ per strada?
«I Verdi in Italia hanno ottenuto importantissimi risultati: dalla legge sui parchi, allo stop al nucleare, dalla regolamentazione della caccia senza contare le centinaia di battaglie portate avanti nei territori. Forse si sono persi perché si sono lasciati coinvolgere dalle vecchie logiche della politica italiana che non hanno aiutato a unire tutti gli ecologisti del nostro paese, le migliaia di realtà ambientaliste e civiche che sono sparse in Italia. Con Europa Verde, vogliamo proprio fare questo: dare all’Italia un grande soggetto politico verde, ecologista e civico».