K metro 0 – Varsavia – Il governo polacco ha deciso di cancellare la visita programmata per la giornata di lunedì di una delegazione israeliana. L’esecutivo di Israele infatti ha apportato alcune modifiche al tema dell’incontro a cui la rappresentanza avrebbero dovuto presenziare, suggerendo che si sarebbe concentrato sulla restituzione di proprietà di alcuni ebrei
K metro 0 – Varsavia – Il governo polacco ha deciso di cancellare la visita programmata per la giornata di lunedì di una delegazione israeliana. L’esecutivo di Israele infatti ha apportato alcune modifiche al tema dell’incontro a cui la rappresentanza avrebbero dovuto presenziare, suggerendo che si sarebbe concentrato sulla restituzione di proprietà di alcuni ebrei polacchi morti nei campi di sterminio nazisti. La delegazione avrebbe dovuto essere guidata da Avi Cohen-Scali, direttore generale del ministero israeliano per le Pari opportunità, ha dichiarato il ministro degli Esteri polacco nella giornata di domenica, mentre annunciava la cancellazione dell’impegno.
Senza scendere nel dettaglio ha poi aggiunto che “Israele ha apportato delle modifiche alla composizione della delegazione, che facevano pensare che i colloqui si sarebbero concentrati in primo luogo sulla restituzione di proprietà”.
Il tema della restituzione dei beni ebraici si sta imponendo come una vera e propria questione emotiva. Contemporaneamente le campagne elettorali per le elezioni europee, di questo mese, e quelle politiche, del prossimo autunno, stanno entrando nel vivo. La Polonia è stata la patria di circa 3,3 milioni di ebrei, la maggior parte sono stati uccisi durante la Seconda guerra mondiale, nei campi di sterminio nazisti. Le proprietà abbandonate sono state saccheggiate dai tedeschi e poi nazionalizzate dal regime comunista. La World Jewish Restitution Organization sta cercando di ottenere un risarcimento per le famiglie che hanno perso i propri beni in questo modo. Nella giornata di sabato, migliaia di nazionalisti hanno sfilato in centro a Varsavia verso l’ambasciata statunitense, per protestare contro le pressioni esercitate sulla Polonia per mettere fine alla faccenda. Il Paese è stato occupato dalla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale e ha subito gravi danni materiali. I manifestanti hanno contestato il fatto che la Polonia non ha mai ricevuto un risarcimento adeguato da parte della Germania, quindi non sarebbe giusto chiedere di risarcire le vittime ebraiche.
Gideon Taylor, a capo della World Jewish Restitution Organization, ha riferito agli organi di stampa che esiste un grosso malinteso riguardante la campagna dell’organizzazione, sottolineando la manipolazione politica in atto. “La realtà è che la Polonia è una delle vittime. Ciò di cui stiamo parlando non sono i beni confiscati dai nazisti. Stiamo parlando delle confische successive alla guerra, successive all’Olocausto e imputabili al governo comunista”, ha dichiarato Taylor. “Non stiamo chiedendo un risarcimento per ciò che è stato preso dai tedeschi ma per ciò che è stato sottratto dalla Polonia”. La Polonia è l’unico paese dell’Unione europea che si è rifiutato di far passare la legge che regolamenta i risarcimenti e la restituzione di beni risalenti alla guerra e al periodo comunista. Una fetta dell’esecutivo polacco ha spiegato che la nazione non può permetterselo. Il governo di destra ha promesso di avanzare delle richieste alla Germania e ha più volte ribadito di non voler ascoltare le richieste da parte degli ebrei.
I nazionalisti che hanno protestato nella giornata di domenica hanno sbandierato il fatto che la Polonia debba pagare circa 300 miliardi alle organizzazioni ebraiche. Taylor ha voluto spiegare come il numero sia basato sul “nulla”. “La nostra priorità è gestire i casi individuali”, ha detto. “Nessuno sa quale sia il valore delle proprietà. Ciò che vogliamo ottenere è un processo equo che possa affrontare la questione. Non siamo alla ricerca di una certa somma di denaro”.