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Italia, no della Cassazione al riconoscimento dei figli con due padri

Italia, no della Cassazione al riconoscimento dei figli con due padri

K metro 0 – Roma – È di ieri la sentenza della Cassazione che stabilisce che le coppie omosessuali che hanno avuto un figlio all’estero nato con la maternità surrogata non possono ottenere in Italia la trascrizione all’anagrafe dell’atto di filiazione del bambino, riconosciuta nel paese straniero. I giudici sostengono che comunque per le coppie omosessuali

K metro 0 – Roma – È di ieri la sentenza della Cassazione che stabilisce che le coppie omosessuali che hanno avuto un figlio all’estero nato con la maternità surrogata non possono ottenere in Italia la trascrizione all’anagrafe dell’atto di filiazione del bambino, riconosciuta nel paese straniero. I giudici sostengono che comunque per le coppie omosessuali rimane aperta la strada dell’“adozione particolare”.

Il caso esaminato dalla Cassazione proveniva dalla Corte d’appello di Trento, che nel febbraio 2017 aveva dato il via libera alla trascrizione in Italia dell’atto, firmato dalla Corte di Giustizia dell’Ontario, volto a stabilire la genitorialità del secondo papà di due bimbi nati in Canada, sulla base dell’”interesse superiore del minore”. La decisione è stata presa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza 12193 e la motivazione è stata la “tutela della gestante e dell’istituto dell’adozione”: la Corte, infatti, spiega in una nota della sentenza che il riconoscimento del rapporto di filiazione con l’altro componente della coppia si pone “ in contrasto con il divieto della surrogazione di maternità”, previsto dall’articolo 12, comma sesto, della legge 40 del 2004 in materia di procreazione assistita, “ravvisando in tale disposizione un principio di ordine pubblico, posto a tutela della dignità della gestante e dell’istituto dell’adozione”. La Corte ha chiarito che la compatibilità con l’ordine pubblico, richiesta ai fini del riconoscimento dagli artt. 64 e ss. della legge n. 218 del 1995, dev’essere valutata alla stregua non solo dei principi fondamentali della Costituzione e di quelli consacrati nelle fonti internazionali e sovranazionali, ma anche del modo in cui gli stessi hanno trovato attuazione nella legislazione ordinaria, nonché dell’interpretazione fornitane dalla giurisprudenza”.

Nella sentenza si legge che “non può essere trascritto nei registri dello stato civile italiano il provvedimento di un giudice straniero con cui è stato accertato il rapporto di filiazione tra un minore nato all’estero mediante il ricorso alla maternità surrogata ed un soggetto che non abbia con lo stesso alcun rapporto biologico, il cosiddetto genitore d’intenzione”.

La sentenza ha rigettato “la domanda di riconoscimento dell’efficacia del predetto provvedimento, riguardante due minori concepiti da uno dei componenti di una coppia omosessuale mediante il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, con la collaborazione di due donne, una delle quali aveva messo a disposizione gli ovociti, mentre l’altra aveva provveduto alla gestazione”.

“E’ una sentenza decisiva – sostengono in una nota Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del Congresso Mondiale delle Famiglie e di Pro Vita e Famiglia -. Le donne non sono incubatrici e i bambini non sono merce”, aggiungono. Per i due esponenti “preoccupa tuttavia la porta lasciata aperta dalla Cassazione che ha sottolineando che per le coppie omosessuali esiste comunque la strada dell’adozione particolare. Non cesseremo di combattere per il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà”.

Fabio Marrazzo, portavoce del Gay center, ha risposto: “La sentenza della Corte di cassazione pubblicata ieri, non consentendo il riconoscimento alla nascita dei figli di una coppia gay, fa emergere l’urgenza di una legge che riconosca la genitorialità e la adozione per le coppie lesbiche e gay, che tuteli i minori sin dalla nascita.  Invece, dopo questa sentenza, il genitore ‘non-biologico’ sarà costretto a chiedere il riconoscimento della propria genitorialità solo ai tribunali, lasciando così il minore per alcuni anni con un solo genitore riconosciuto, a differenza delle coppie eterosessuali dove, in casi analoghi, il riconoscimento della genitorialità è immediato, dato che per loro viene data dalla legge la possibilità di adottare”. Ha poi aggiunto: “Questa sentenza fa emergere una forte discriminazione dell’attuale normativa che non consente alle coppie lesbiche e gay di adottare, a differenza di quanto avviene in tutti i paesi civili d’Europa e dell’occidente per questo, invitiamo al più presto il parlamento a legiferare in tal senso”.

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