K metro 0 – Waterloo- Dal Belgio, dove vive libero dopo l’annullamento, da parte della magistratura tedesca, del mandato di cattura europeo emesso nei suoi confronti, nel 2018, su richiesta della Procura di Madrid, Carles Puidgmeont, il leader riconosciuto del movimento indipendentista catalano, il 7 maggio ha espresso l’intenzione di avviare quanto prima un dialogo
K metro 0 – Waterloo- Dal Belgio, dove vive libero dopo l’annullamento, da parte della magistratura tedesca, del mandato di cattura europeo emesso nei suoi confronti, nel 2018, su richiesta della Procura di Madrid, Carles Puidgmeont, il leader riconosciuto del movimento indipendentista catalano, il 7 maggio ha espresso l’intenzione di avviare quanto prima un dialogo sull’indipendenza della Catalogna col socialista Pedro Sanchez, vincitore delle ultime elezioni spagnole. Non ha risposto – riferisce l’agenzia Reuters – alla domanda se il suo partito, “Junts” (che nelle ultime elezioni ha portato alle Cortes 7 deputati, uno in meno di prima), ora lo rivorrebbe in Parlamento.
A Waterloo, dove possiede una villa, Puidgemont, insieme a Quin Torra (suo successore, nel 2018, alla presidenza della Regione catalana dopo la scelta di auto esiliarsi all’estero per evitare l’arresto), e a Jordi Sanchez, già presidente dell’Assemblea Nazionale Catalana, ha creato recentemente una nuova coalizione indipendentista, la Crida nacional por la Républica. Tuttavia, il 56nne politico e giornalista resta sempre il maggior leader del partito Junts por Catalunya: la prima formazione in un gruppo di partiti catalani indipendentisti che, dopo le ultime elezioni politiche, nel Parlamento spagnolo, raccoglie 322 deputati, messi però in secondo piano dall’exploit dei socialisti del PSOE (che ha ricordato l’altro, storico, di Felipe Gonzales nel 1982, appena 7 anni dopo la caduta del franchismo). Puidgemont, comunque, come confermato il 6 maggio da un tribunale spagnolo, può senz’altro candidarsi alle elezioni europee del 26 maggio.
A questo punto, fermo restando che anche un’entrata trionfale a Strasburgo di Puidgemont e di altri leader separatisti europei non comporterà significativi sviluppi della causa indipendentista di Barcellona, né di altri aspiranti neoStati europei (dalla Scozia alle Province basche del Nord della Spagna), il futuro della Catalogna dipende, in primo luogo, dalla composizione del nuovo governo spagnolo. Sanchez, infatti, coi soli deputati socialisti non ha la maggioranza assoluta in Parlamento: sarà inevìtabile, quindi, formare un governo di coalizione. Che, per vivere, potrebbe avere bisogno anche dei voti degli autonomisti catalani. I quali, logicamente, subordinerebbero il loro sì all’ esecutivo all’ assoluzione dei leader separatisti – tra i quali, contumace, anzitutto Puidgemont – tuttora sotto processo in tribunale per il referendum indipendentista del 2017. e all’inserimento ufficiale, nel programma di governo, della questione del distacco da Madrid. Cosa possibile, pur con lunghe discussioni tra i partiti, nel caso di un esecutivo di centrosinistra (che comprenderebbe anche la sinistra estrema di “Podemos”); davvero impensabile qualora Sanchez fosse costretto a formare, invece, un governo basato anche sul nuovo partito liberale di centro “Ciudadanos”( omologo dell’ ’”En marche” di Macron). Che, tra l’altro, sarebbe pur sempre condizionato dal suo stretto rapporto col Partito Popolare di Casado, fortemente contrario alle richieste di Barcellona.
“Gli chiederei una cosa: di scegliere il coraggio del dialogo, e non la codardia della repressione”, ha risposto Puidgemont in un’intervista rilasciata alla Reuters, alla domanda su cosa chiederebbe a Sanchez se diventasse effettivamente Primo ministro. “Ha la rara opportunità di fare ciò che nessun altro premier ha mai fatto”, ha aggiunto il leader separatista. “Vediamo quale discorso farà quando chiederà, in Parlamento, la fiducia della Camera. Non ha contattato il nostro gruppo, sarebbe interessante sapere qual è la sua opinione”.
di Fabrizio Federici