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Brexit. La May dopo le ultime deludenti elezioni cerca fortemente un accordo con Corbyn

Brexit. La May dopo le ultime deludenti elezioni cerca fortemente un accordo con Corbyn

K metro 0 – London – Theresa May vorrebbe trovare un accordo con Jeremy Corbyn  in merito all’uscita del Regno Unito d’Inghilterra dall’Unione Europea. Un disperato e pressante appello è stato fatto dalla premier Tory britannica al leader laburista. Sul ‘Mail on Sunday’, Theresa May, rivolgendosi a Jeremy Corbin, ha detto: “Troviamo un accordo di

K metro 0 – London – Theresa May vorrebbe trovare un accordo con Jeremy Corbyn  in merito all’uscita del Regno Unito d’Inghilterra dall’Unione Europea.

Un disperato e pressante appello è stato fatto dalla premier Tory britannica al leader laburista. Sul ‘Mail on Sunday’, Theresa May, rivolgendosi a Jeremy Corbin, ha detto: “Troviamo un accordo di compromesso sull’uscita dall’Ue, ma troviamolo in fretta: possibilmente prima delle Europee di fine mese”.

Secondo alcuni esperti, per lo stallo sulla Brexit, nell’ultimo test elettorale locale della scorsa settimana, i Conservatori hanno subito una batosta, ma anche il risultato incassato anche dal Labour è stato deludente. Un epilogo che potrebbe essere destinato a riprodursi in misura ancor più pesante nel voto europeo di fine mese, stando ai sondaggi, specie per il partito di governo.

La premier Theresa May, nel suo appello ha scritto: “Al leader dell’opposizione io dico questo: ascoltiamo ciò che gli elettori hanno voluto esprimere, la loro frustrazione, e mettiamo per il momento da parte le nostre differenze. Troviamo un accordo”.

Secondo la May, la richiesta è motivata dall’esigenza di dare un nuovo impeto di urgenza all’affannoso dialogo bipartisan avviato in extremis, lasciando intendere di essere pronta a fare concessioni pur di uscire dal vicolo cieco e di ritentare, con qualche chance di successo, la strada della ratifica a Westminster di un divorzio ‘soft’ da Bruxelles.

Questa invocazione lascerebbe, per ora, freddo il cancelliere dello Scacchiere, John McDonnell, braccio destro di Corbyn.  Intervistato nel talk show domenicale di Andrew Marr dagli schermi della Bbc, Mc Donnell ha manifestato sfiducia nella premier ed ha evocato senza giri di parole il sospetto della cattiva fede. Ha reagito furiosamente per le indiscrezioni fatte trapelare in queste stesse ore al Sunday Times sui punti del negoziato che dovrebbe riprendersi martedì 7 su cui May sarebbe disposta a venire incontro all’opposizione. In particolare, Theresa May, aprirebbe alla permanenza nell’unione doganale (argomento cruciale per il Labour), ma con garanzia temporanea limitata alle prossime elezioni politiche. Secondo McDonnell, la traballante inquilina di Downing Street con queste anticipazioni non solo romperebbe ‘la confidenzialità dei colloqui’, ma mostrerebbe di volersi coprire le spalle nel partito dei conservatori.

Ricorrendo all’arte dell’ambiguità e della demagogia, i falchi Tory brexiteer chiederebbero le sue dimissioni. Ormai da tempo, la premier inglese sta cercando di cavalcare la rivolta interna dei falchi Tory brexiteer, che hanno ripreso fiato dopo il flop del voto locale, il peggiore da oltre 20 anni per il partito dei conservatori, e le avrebbero intimato, con figure come Iain Duncan Smith, grande vecchio dell’euroscetticismo, di fissare a questo punto la data delle sue dimissioni: pena un nuovo ricorso al Comitato 1922, sancta sanctorum del partito, con l’istanza di un cambiamento delle regole per poter ripresentare subito una mozione di sfiducia contro la sua leadership.

Su Corbyn, invece, c’è la pressione dei pro-Remain ultrà, di segno uguale e contrario, che arriva con diverse decine di deputati laburisti contrari a loro volta a qualunque intesa di compromesso, a meno che non si contempli un referendum bis.

La soluzione di un nuovo referendum sarebbe quella più saggia e democraticamente plausibile, tuttavia, sia per i Brexiter che per i pro-Remain ci sarebbe il rischio sull’esito della consultazione. Pertanto, sia Theresa May che Jeremy Corbyn frenerebbero sul referendum bis.

 

di Salvatore Rondello

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