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Germania. La Volkswagen aumenta nel 2019 i suoi guadagni, ma deve rispondere ai consumatori per il “Dieselgate” 

Germania. La Volkswagen aumenta nel 2019 i suoi guadagni, ma deve rispondere ai consumatori per il “Dieselgate” 

K metro 0 – Berlino – La Volkswagen, la storica casa automobilistica tedesca d’importanza paragonabile a quella della FIAT per l’Italia, nel primo trimestre di quest’ anno ha visto scivolare il suo profitto, e ha dovuto accantonare 1 miliardo di euro (1,1 miliardi di dollari) per fronteggiare rischi legali connessi allo scandalo “Dieselgate” del 2015. La compagnia (nel 2018 il più

K metro 0 – Berlino – La Volkswagen, la storica casa automobilistica tedesca d’importanza paragonabile a quella della FIAT per l’Italia, nel primo trimestre di quest’ anno ha visto scivolare il suo profitto, e ha dovuto accantonare 1 miliardo di euro (1,1 miliardi di dollari) per fronteggiare rischi legali connessi allo scandalo “Dieselgate” del 2015. La compagnia (nel 2018 il più grande produttore automobilistico del mondo, con un volume di vendite record di 10,8 miliardi di fatturato) ha mostrato comunque di saper fronteggiare i venti contrari che spirano nel settore automobilistico: riportando, anzi, maggiori guadagni nella sua principale unità, la Volkswagen, e margini di profitto più forti tra i 12 marchi minori del gruppo (Audi, Porsche di lusso, etc).

Tutto questo, puntando anzitutto sull’innovazione tecnologica: l’azienda – a maggior ragione dopo il “Dieselgate” – sta concentrandosi su veicoli che non producano emissioni, per rispettare i limiti dell’UE sui gas. Così, se l’utile, al netto delle imposte, il 31 marzo è sceso a 3,05 miliardi di euro (3,41 miliardi di dollari), da 3,30 miliardi di euro nello stesso trimestre di un anno fa, i ricavi di vendita sono aumentati del 3,1%, a 60 miliardi di euro, nonostante il numero totale di veicoli venduti sia diminuito. “Penso che i fattori chiave siano stati ovviamente le prestazioni operative, anche se il volume è diminuito, ma siamo riusciti a compensarlo con gli effetti di prezzo e mix”, ha detto il direttore finanziario, Frank Witter, alla Associated Press.

In tutto il mondo, le aziende automobilistiche stanno affrontando molteplici sfide: come il rallentamento delle vendite in Cina, il più grande mercato automobilistico del pianeta, requisiti più severi in materia di emissioni inquinanti e controversie legate alle guerre commerciali tra le superpotenze. Ma la Volkswagen affronta soprattutto i rischi legati al suo scandalo del 2015, sulle auto truccate (anzitutto per il mercato americano) per testare le emissioni diesel: tra cui, anche cause pendenti da parte di investitori nell’azienda, che sostengono di non essere stati informati in tempo dalla sua Direzione.

Negli USA, come denunciato dalla Environmental Protection Agency (EPA), la Volkswagen, dal 2009 in poi, ha utilizzato nelle sue auto un software installato appositamente nella centralina del motore per ottenere, nei test di omologazione, dati sulle emissioni in linea coi parametri richiesti appunto per i veicoli diesel: mentre le emissioni reali possono superare fino a 40 volte quelli dichiarati. In un secondo momento, Volkswagen ha ammesso che questo trucco è stato usato anche per i modelli venduti in Europa e in Italia.

In Italia, la rivista “Altroconsumo”, da anni specializzata in temi legati alla tutela dei consumatori e dell’ambiente, ha promosso una “Class action” contro l’azienda tedesca, per far pervenire adeguati risarcimenti (il 15% del prezzo di acquisto delle auto coinvolte nello scandalo) alle decine di migliaia di utenti truffati: azione che ha ricevuto oltre 76.000 adesioni. L’udienza inizialmente prevista in un tribunale italiano per il 9 dicembre è stata rinviata a questo mese di maggio. Le auto “infettate” dal software incriminato sono in tutto 20: 6 modelli per Volkswagen vera e propria (tra cui Golf e il mitico Maggiolino), 8 col marchio Audi, 3, rispettivamente, per i marchi Seat e Skoda (acquisiti anch’ essi, in passato, dal colosso tedesco). Chi possiede un’auto con la centralina modificata, comunque, può liberamente continuare a circolare senza alcun pericolo di essere multato: mentre non dovrà sostenere alcuna spesa per adeguarla alle normative della UE, perché gli interventi saranno interamente a carico di Volkswagen.

Risale invece a settembre scorso – riferisce ancora “Altroconsumo” – la notizia secondo cui la Commissione Europea avrebbe iniziato ad indagare su un possibile cartello anticoncorrenziale tra la Volkswagen, la Bmw e la Daimler (di cui fa parte la Mercedes): che avrebbero creato una sorta di cartello per evitare di farsi concorrenza nello sviluppo di tecnologie per migliorare le emissioni inquinanti delle auto. I risultati delle indagini dovrebbero essere annunciati a breve: un cartello del genere potrebbe essere al limite della violazione delle norme europee (sanzionabile con multe), perché, secondo alcuni giuristi, la condotta delle case automobilistiche interessate avrebbe “de facto” negato agli automobilisti l’opportunità di comprare auto meno inquinanti, nonostante la tecnologia disponibile ai produttori. Questo perché – questa è la tesi degli inquirenti – l’eccessiva cautela mostrata da ognuna delle aziende partecipanti nel non far concorrenza alle altre avrebbe di fatto finito con l’impedire la messa a punto e l’immissione nel mercato di tecnologie meno inquinanti.

 

di Fabrizio Federici

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