K metro 0 – Londra – Il recente rallentamento dell’economia nell’eurozona, che aveva alimentato le preoccupazioni circa una nuova ondata di recessione, sembra sia terminato. I dati rivelati nella giornata di martedì rivelano che il blocco formato da 19 paesi ha osservato il raddoppio della crescita economica nel primo trimestre dell’anno, ciò ha aiutato il
K metro 0 – Londra – Il recente rallentamento dell’economia nell’eurozona, che aveva alimentato le preoccupazioni circa una nuova ondata di recessione, sembra sia terminato. I dati rivelati nella giornata di martedì rivelano che il blocco formato da 19 paesi ha osservato il raddoppio della crescita economica nel primo trimestre dell’anno, ciò ha aiutato il crollo del tasso di disoccupazione, ai livelli antecedenti a quelli della crisi finanziaria globale. L’ufficio statistico dell’Unione europea, Eurostat, ha dichiarato una crescita del Pil dello 0,4% nel primo trimestre rispetto a quello precedente. Si tratta praticamente di un ritmo raddoppiato rispetto all’ultimo trimestre del 2018 e suggerisce la fine del rallentamento.
Eurostat non ha rivelato nel dettaglio le cifre riguardanti la situazione ma ci hanno pensato alcuni Paesi appartenenti all’eurozona. La Spagna si è comportata egregiamente, registrando nel primo trimestre del 2019 una crescita dello 0,7% mentre l’Italia è uscita fuori da una modesta recessione con una crescita dello 0,2%. Per quel che concerne la Francia, si segnala un tasso di crescita dello 0,3%, si fanno ancora sentire gli effetti delle proteste dei Gilet Gialli. La politica economica della Banca centrale europea sta aiutando fortemente l’attività economica, in particolare la spesa al consumo, tenendo i tassi di interesse a livelli bassissimi. Christoph Weil, economista per Commerzbank ha commentato così gli sviluppi: “E’ un buon risultato, considerando le persistenti debolezze del settore manifatturiero. Evidenzia l’esistenza di una richiesta interna, coadiuvata da una politica monetaria superespansiva da parte della Bce, che continua a favorire l’economia”. Nonostante gli incrementi registrati nell’ultimo trimestre, la crescita dell’eurozona è ancora ben al di sotto dei livelli antecedenti al rallentamento iniziato a metà dello scorso anno. Se si confrontano i dati con quelli dello scorso anno, si può evincere come in realtà la differenza è solamente di un 1,2%. Gli Stati Uniti, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, sono cresciuti ad un tasso di crescita annualizzato del 3,2%, nei primi tre mesi del 2019, quindi una crescita dello 0,8% trimestrale.
L’eurozona, similmente ad altre aree dell’economia globale, ha risentito delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, dell’aumento del prezzo del petrolio e dell’incertezza sull’abbandono dell’Unione europea da parte del Regno Unito. Alcuni economisti avevano predetto una nuova recessione per l’intera regione. Peter Vanden Houte, economista di ING ha sottolineato come “le preoccupazioni di un nuovo periodo di recessione per l’eurozona erano certamente premature. Il crollo del tasso di disoccupazione e l’aumento graduale degli stipendi stanno aiutando i consumi, mentre rimangono inalterate le condizioni di finanziamento”. Un chiaro segno dei miglioramenti avvenuti rispetto al periodo critico della prima metà di questa decade, dove l’eurozona doveva affrontare una crisi del debito, è proprio l’abbassamento dei livelli di disoccupazione. Il tasso è diminuito fino ad arrivare al 7,7% di marzo, dato più basso da settembre 2008, il mese in cui l’economia globale stava subendo gli effetti del collasso della banca d’investimento statunitense Lehman Brothers, il momento più tragico della crisi finanziaria.