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La politica monetaria della BCE sostiene l’economia europea

La politica monetaria della BCE sostiene l’economia europea

K metro 0 – Bruxelles – Nell’ultimo Bollettino Economico pubblicato dalla Banca Centrale Europea si legge: “Un ampio grado di accomodamento monetario resta necessario per preservare condizioni di finanziamento favorevoli e sostenere l’espansione economica, assicurando quindi la prosecuzione di uno stabile percorso dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine.

K metro 0 – Bruxelles – Nell’ultimo Bollettino Economico pubblicato dalla Banca Centrale Europea si legge: “Un ampio grado di accomodamento monetario resta necessario per preservare condizioni di finanziamento favorevoli e sostenere l’espansione economica, assicurando quindi la prosecuzione di uno stabile percorso dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine. I rischi per le prospettive di crescita nell’area dell’euro restano orientati al ribasso per effetto delle persistenti incertezze connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti. Al tempo stesso, gli ulteriori incrementi dell’occupazione e l’aumento delle retribuzioni continuano a sostenere la capacità di tenuta dell’economia interna e il graduale intensificarsi di spinte inflazionistiche. Uno stimolo significativo viene trasmesso dalle indicazioni prospettiche di politica monetaria fornite dal Consiglio direttivo  della BCE sui tassi di riferimento della banca stessa, e vieni rafforzato dai reinvestimenti delle cospicue consistenze di attività acquistate e dalla nuova serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT). Gli indicatori congiunturali segnalano un indebolimento dell’attività economica a livello internazionale nel primo trimestre del 2019. In particolare, è proseguito il rallentamento dell’interscambio in un contesto caratterizzato da una svolta nel ciclo industriale su scala mondiale e dall’intensificarsi delle tensioni commerciali. Nei primi mesi dell’anno l’inflazione ha fatto registrare un rallentamento su scala mondiale, ampiamente riconducibile al minor contributo fornito dalla componente energetica”.

In questo contesto un ampio grado di accomodamento monetario assicurato da tassi ai minimi almeno fino alla fine del 2019, da un nuovo round di finanziamenti agevolati alle banche e dal reinvestimento dei titoli del Qe venuti a scadenza, viene giudicato necessario allo scopo di preservare condizioni di finanziamento favorevoli e sostenere l’espansione economica, assicurando quindi la prosecuzione di uno stabile percorso dell’inflazione verso il target del 2%.

La Bce ha riservato anche una bacchettata all’Italia, che al pari di Francia e Belgio, presenta un disavanzo strutturale di bilancio ancora lontano dagli obiettivi del patto di stabilità con una diminuzione media, tra il 2011 e il 2018, inferiore allo 0,5% del Pil. In tali Paesi mancano dunque margini che consentano di evitare un inasprimento delle politiche di bilancio nella prossima fase di rallentamento. Una situazione che, è il monito della Bce, può avere conseguenze sulla capacità di tenuta dell’intera area dell’euro.

A minare la crescita Ue, per l’Eurotower, sono soprattutto le circostanze sfavorevoli a livello mondiale dove Brexit, guerra commerciale tra Cina e Usa e le debolezze delle economie emergenti, stanno frenando l’economia globale e continuano a pesare sull’evoluzione dell’espansione economica dell’area dell’euro. Va un po’ meglio sul fronte interno dove alcuni fattori negativi stanno mostrando segnali di affievolimento e comunque gli ulteriori incrementi dell’occupazione e l’aumento delle retribuzioni continuano a sostenere la capacità di tenuta dell’economia interna e il graduale intensificarsi di spinte inflazionistiche. Anche se su diversi fronti, dall’occupazione, agli investimenti delle imprese, alla spesa per consumi, si registrano segnali di rallentamento da monitorare con attenzione.

Il ritorno delle politiche monetarie ultra-accomodanti ha spinto le società e i governi ad indebitarsi ulteriormente, favoriti dai bassi tassi di interesse. Questa tendenza ha allarmato il Fondo Monetario Internazionale secondo il quale l’alto indebitamento dei corporate potrebbe amplificare un eventuale rallentamento dell’economia e mettere in pericolo la stabilità del sistema finanziario. Il Fondo ha sottolineato come il sistema economico sia in grado di assorbire un moderato rallentamento della crescita senza sprigionare una crisi finanziaria, ma con gli alti livelli di debito delle imprese, in particolare quelle più deboli, potrebbe diventare un serio problema.

Nel caso dell’Europa, il circolo vizioso che lega i paesi sovrani alle banche attraverso i titoli di Stato sottoscritti dagli istituti di credito, è visto come un potenziale rischio. Le tensioni con l’Europa sulla legge finanziaria dell’Italia scoppiate a fine 2018, avevano creato uno stallo sui mercati finanziari che si è sbloccato soprattutto dopo l’annuncio della Bce di un nuovo TLTRO (la performance dei tassi swaps dove il 5 anni è vicino ai minimi storici).

Tuttavia, le situazioni sono in rapida evoluzione ed a volte anche imprevedibili. L’incognita della questione libica si aggiunge al complicato quadro internazionale, con il rischio di un repentino aumento del prezzo del petrolio.

 

di Salvatore Rondello

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