fbpx

Cipro, capitano della Guardia nazionale accusato dell’uccisione di 7 donne 

Cipro, capitano della Guardia nazionale accusato dell’uccisione di 7 donne 

K metro 0 – Nicosia – Una raccapricciante catena di omicidi sta sconvolgendo la parte europea dell’isola di Cipro: la polizia sta indagando su un 35nne, capitano della Guardia Nazionale, per l’uccisione di 7 persone (cinque donne e due bambine), dopo il ritrovamento del corpo di una donna in una miniera di pirite di rame

K metro 0 – Nicosia – Una raccapricciante catena di omicidi sta sconvolgendo la parte europea dell’isola di Cipro: la polizia sta indagando su un 35nne, capitano della Guardia Nazionale, per l’uccisione di 7 persone (cinque donne e due bambine), dopo il ritrovamento del corpo di una donna in una miniera di pirite di rame abbandonata, il 14 aprile. Da là si è sviluppata l’indagine sull’uomo, ora detenuto in attesa del giudizio: il quale, dopo il ritrovamento del corpo di una seconda donna il 20 aprile, sotto interrogatorio ha ammesso di averle uccise entrambe. Ma la polizia – riferisce l’agenzia AP – ha detto, in una conferenza stampa, che la portata del caso si è allargata a dismisura quando l’uomo, il 25 aprile, ha ammesso poi di aver ucciso altre quattro donne; portando così il totale delle vittime a 7 (cinque donne e due delle loro figlie).

Seguendo le indicazioni del capitano, le squadre di ricerca subacquea avevano già individuato due valige in fondo a un lago vicino alla miniera abbandonata. Le valige. – ha spiegato un funzionario di polizia coperto dall’anonimato, perché non autorizzato a rivelare i dettagli di un’indagine in corso – conterrebbero i corpi di 3 delle vittime; si cerca ora, grazie a una telecamera robotica, una terza valigia, come precisato dal capo dei Servizi antincendio di Cipro, Marcos Trangolas. La presenza di acque tossiche nel lago, ha spiegato Trangolas, rende più difficile la ricerca: per accelerarla, sarà usato anche un dispositivo sonar.  Giovedì 25 aprile, infine, l’uomo, ammessa l’uccisione di altre 4 donne, ha dato indicazioni su un poligono militare, in cui gli investigatori, entro poche ore, hanno trovato, in un pozzo, altri resti umani.

In una prima udienza in tribunale, sabato 27 aprile, l’uomo, in 10 pagine dattiloscritte, ha fornito i dettagli degli omicidi: la sua conoscenza di alcune delle vittime era iniziata via Internet, e le indagini, nei suoi confronti, sono iniziate quando sono emerse comunicazioni online, nell’arco di 6 mesi, tra lui e Mary Rose Tiburcio, una donna di 38 anni, scomparsa a maggio scorso, e prima ad esser  poi  ritrovata, con la figlia di 6 anni, nella miniera abbandonata (della quale il presunto killer possedeva varie foto, ritrovate dagli investigatori). L’agenzia di stampa ufficiale cipriota ha riferito che l’uomo è sposato con due figli ma separato dalla moglie: “Non sappiamo ancora quali siano le dimensioni del caso”, hanno spiegato le autorità, che temono di scoprire altre vittime. Gli abitanti dell’isola – da decenni abituati a situazioni di guerra e violenza politica, ma non di criminalità su base psico-sessuale – ora si trovano di fronte alle crescenti prove che un serial killer era tra loro, attuando violenze contro donne che dall’estero venivano a lavorare nell’isola.

Le vittime, infatti, sono in gran parte di origine straniera: filippine risulterebbero essere la Tiburcio con la figlia, e, secondo la polizia, un’altra donna di 31 anni scomparsa dal dicembre 2017, Maricar Valtez Arquiola. Mentre i media ciprioti hanno identificato l’altra donna della miniera come Arian Palanas Lozano, 28 anni, anch’essa proveniente dalle Filippine; e secondo gli investigatori, altre due donne uccise, madre e figlia, sarebbero di nazionalità rumena. Centinaia di persone si sono presentate per una veglia di protesta davanti al palazzo presidenziale di Nicosia, venerdì 26 aprile: per piangere le vittime e sapere dalle autorità perché non hanno indagato adeguatamente quando le donne che lavoravano, come governanti o in lavori poco retribuiti, erano state dichiarate disperse.

Il caso – ha commentato, in Italia, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti per la tutela dei cittadini”, autore di varie denunce su emergenze di forte rilievo sociale – ha scioccato l’intera isola. Non si possono riportare queste donne e bambini indietro, ha detto D’ Agata; ma finalmente si può fare in modo che sia fatta giustizia.

Condividi su:

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: