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Libia, bombardamento su Tripoli altri morti e feriti: appello del Papa e rischi per le attività di estrazione petrolifera

Libia, bombardamento su Tripoli altri morti e feriti: appello del Papa e rischi per le attività di estrazione petrolifera

K metro 0 – Roma – Continua la guerra fratricida in Libia senza nessun intervento per arrestarla. Ieri, nel bombardamento su Tripoli, scatenato poco prima della mezzanotte dalle forze militari di Khalifa Haftar, ci sono stati almeno 11 morti e 30 feriti. Lo hanno riferito all’ANSA fonti mediche della capitale libica contattate telefonicamente. Il conto

K metro 0 – Roma – Continua la guerra fratricida in Libia senza nessun intervento per arrestarla. Ieri, nel bombardamento su Tripoli, scatenato poco prima della mezzanotte dalle forze militari di Khalifa Haftar, ci sono stati almeno 11 morti e 30 feriti. Lo hanno riferito all’ANSA fonti mediche della capitale libica contattate telefonicamente. Il conto delle vittime potrebbe aggravarsi, secondo quanto è stato affermato. Il bombardamento ha centrato un’area circa 9km a sudovest dal cuore della capitale.

Mohanned Younis, il portavoce del presidente del Consiglio presidenziale libico, Fayez Al-Sarraj, in una nota ha affermato: “Khalifa Haftar copre le sconfitte militari bombardando con aerei stranieri i civili disarmati a Tripoli. Il governo di unità nazionale sottolinea il lassismo e il silenzio della missione Onu e del Consiglio di sicurezza nei confronti del criminale Haftar. Il bombardamento su Tripoli è un crimine di guerra che si aggiunge agli altri perpetrati dall’inizio dell’aggressione”.

La Compagnia petrolifera libica (Noc) ha chiesto l’immediata cessazione delle ostilità che stanno mettendo in serio rischio le attività di estrazione petrolifera, la produzione e l’intera l’economia nazionale.

Il presidente della compagnia petrolifera libica. Mustafa Sanalla, ha affermato: “La Noc è fortemente preoccupata per la minaccia alle infrastrutture energetiche e la militarizzazione di alcuni impianti e terminal, facendo in particolare riferimento a Es Sider e Ras Lanuf, sotto il controllo delle forze di Khalifa Haftar”.

Papa Francesco, oggi, in piazza San Pietro, al termine del Regina Coeli, rivolgendo un appello alla comunità internazionale, ha detto: “Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per i profughi che si trovano nei centri di detenzione in Libia, la cui situazione, già molto grave, è resa ancora più pericolosa dal conflitto in corso. Faccio appello perché specialmente le donne, i bambini e i malati possano essere al più presto evacuati attraverso corridoi umanitari “.

Sulla questione dei centri di detenzione libici, sovvenzionati dall’Ue e dall’Italia, il Papa aveva espresso chiaramente il proprio pensiero lo scorso 23 settembre nel colloquio a Vilnius con i gesuiti, aveva affermato: “Sto pensando a un filmato che testimonia la situazione di alcune carceri del nord Africa costruite dai trafficanti di persone.  Quando i governi rispediscono indietro chi era riuscito a mettersi in salvo, i trafficanti li mettono in quelle carceri, dove si praticano le torture più orribili. Noi oggi ci strappiamo le vesti per quello che hanno fatto i comunisti, i nazisti e i fascisti… ma oggi? Non accade anche oggi? Certo, lo si fa con guanti bianchi e di seta!”.

A Tripoli, oltre ai tremila e trecento rifugiati, ci sarebbero altri profughi per un numero superiore a quarantamila persone. Il bilancio fino ad oggi è di oltre 300 morti tra cui 90 minori e 100 donne mentre i feriti sono 1.700 e 40.000 gli sfollati.

Il mondo sta assistendo con indifferenza ad un altro dramma umanitario, come se il problema si potesse risolvere soltanto a parole.

Al di là di ogni forma di credo religioso, gli esseri umani hanno tutti gli stessi diritti per vivere una esistenza dignitosa. In tutto il mondo, è compito di ogni capo di stato impegnarsi per realizzare il benessere dell’umanità. La storia giudicherà inesorabilmente, ma non renderà giustizia a tutti gli esseri umani vittime delle violenze di guerra.

 

di Salvatore Rondello

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