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Irlanda, con l’appoggio dei giovani una spinta alla lotta contro i cambiamenti climatici

Irlanda, con l’appoggio dei giovani una spinta alla lotta contro i cambiamenti climatici

K metro 0 – Dublino – Un impulso allo sviluppo del movimento mondiale contro i cambiamenti climatici e per la riduzione dei gas serra sta venendo dall’Irlanda. Paese che, sinora, è stato tra i meno toccati, in Europa, dal movimento “Friday for Future”, nato a dicembre scorso dalla protesta avviata, davanti al Parlamento di Stoccolma,

K metro 0 – Dublino – Un impulso allo sviluppo del movimento mondiale contro i cambiamenti climatici e per la riduzione dei gas serra sta venendo dall’Irlanda. Paese che, sinora, è stato tra i meno toccati, in Europa, dal movimento “Friday for Future”, nato a dicembre scorso dalla protesta avviata, davanti al Parlamento di Stoccolma, dalla sedicenne svedese Greta Turnberg – ora candidata al Nobel per la Pace – e rapidamente estesosi a quasi tutti i Paesi dell’Europa Occidentale, al Nordamerica e a vari dell’Asia.

Al 15 marzo scorso, giornata dello sciopero internazionale degli studenti contro i ritardi nel contrasto del riscaldamento globale e il deterioramento della biosfera, nella repubblica d’Irlanda risultavano comunque già organizzati 31 raduni di protesta ecologica, soprattutto dei giovani. Ora, una forte spinta alla diffusione delle ragioni ambientaliste viene dall’Assemblea nazionale dei cittadini, organismo che già nel 2017 aveva portato alla creazione della JCCA, la Commissione Mista per l’Azione e il Clima, presieduta dalla senatrice ecologista Hildegarde Naughton, e che ora ha prodotto un Rapporto denso di spunti, presentato recentemente alla stampa mondiale.

Dove non solo si evidenziano i ritardi e le negligenze del Governo irlandese in tema di ambientalismo (nel 2017, l’associazione Friends of Irish Environment, ispirandosi ad analoghe iniziative varate in Olanda e negli USA, ha presentato una denuncia contro l’esecutivo, che a sua volta ha ispirato, nel 2018, la petizione online per l’ambiente firmata da 2 milioni di francesi, come class-action contro il Governo di Emmanuel Macron). Ma si avanzano una serie di proposte di rilievo, applicabili in tutti i Paesi colpiti dal degrado ambientale: anzitutto quella che, nel mare di informazioni trasmesse ogni giorno  dai mass-media, una precisa quota sia riservata a quelle sul cambiamento climatico e l’inquinamento (fatta, ovviamente, in chiave non  catastrofistica, ma obbiettiva e costruttiva: come esempio di “format”  su questi temi, il Rapporto cita i celebri documentari dell’inglese David Attemborough, ultimamente autore, per la BBC, del programma “Climate change. The facts”).

Molta attenzione poi viene dedicata alla pubblica istruzione: di cui il Rapporto sottolinea il grave ritardo, su questi temi. Il Comitato raccomanda una revisione completa dei programmi per l’istruzione primaria e secondaria, per “assicurare che la prossima generazione sia completamente istruita sui problemi”; e una profonda revisione dei libri di testo, che contengono informazioni estremamente imprecise su clima, ambiente e politiche ecologiche.

Si tratta, come si vede, di raccomandazioni applicabili, in varia misura, un po’ a tutti i Paesi della UE e, più in generale, industrializzati. Parlando specificamente dell’Irlanda, il Rapporto ricorda che, per ogni persona che ogni anno muore nel Paese per incidenti stradali, ne muoiono altre 10 come diretta conseguenza dell’inquinamento prodotto dalla combustione di combustibili fossili (storicamente tipici, tra l’altro, dei Paesi anglosassoni). Ma mentre l’Authority per la sicurezza stradale spende oltre 4 milioni di euro all’anno in campagne di informazione pubblica, pressoché nulla fa il Governo per informare i cittadini sulla pericolosità delle emissioni di biossido di carbonio (la proposta di introdurre forti tasse su queste emissioni ha incontrato, tra l’altro, la forte opposizione dei partiti di sinistra).

Il Rapporto della Commissione JCCA, infine, mette in guardia dal rischio – frequente nei Paesi industrializzati – non solo di una sottovalutazione, ma anche di un’ideologizzazione del problema ecologico, spesso ridotto a mero strumento di lotta tra opposte fazioni politiche. I 15.000 studenti che sono scesi nelle strade di Dublino il mese scorso, come parte dello sciopero globale della scuola contro il collasso ecologico, più quelli che, le settimane successive, hanno continuato a manifestare, nella capitale e a Cork, hanno dimostrato che i giovani, anche in Irlanda, si stanno svegliando, e possono scuotere anche le generazioni più anziane.

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