K metro – Londra – Nicola Sturgeon, prima ministra scozzese, durante un discorso al parlamento, ha annunciato di voler introdurre nuovi preparativi legislativi per un secondo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito, che dovrà essere organizzato entro maggio 2021 se la Brexit andrà in porto. Sturgeon ha spiegato che la Brexit avrà un impatto catastrofico sull’economia
K metro – Londra – Nicola Sturgeon, prima ministra scozzese, durante un discorso al parlamento, ha annunciato di voler introdurre nuovi preparativi legislativi per un secondo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito, che dovrà essere organizzato entro maggio 2021 se la Brexit andrà in porto. Sturgeon ha spiegato che la Brexit avrà un impatto catastrofico sull’economia della Scozia e che l’atteggiamento nei confronti dell’uscita dall’Ue da parte di Westminster è stato talmente caotico che gli elettori scozzesi hanno il dovere di poter scegliere l’indipendenza. I preparativi legislativi proposti dovranno delineare le modalità del referendum, se sarà possibile indirlo.
Il primo ministro britannico, Theresa May, alla prima chiamata ricevuta da Sturgeon sulla questione, nel marzo 2017, rispose che “non era il momento adatto”. L’annuncio da parte di Sturgeon, riguardo la volontà di mettere a punto i preparativi legislativi per un secondo referendum, c’era già stato nel 2016, a seguito dei risultati del referendum sulla Brexit. In quell’occasione aveva sottolineato come il sistema di decentramento fosse ormai deteriorato, vista l’intenzione di proseguire con la Brexit, nonostante un voto clamorosamente a favore del remain in Scozia. Queste le parole della prima ministra scozzese a MSP: “La Brexit ha rivelato un profondo deficit democratico nel modo in cui la Scozia è governata. E qualsiasi sia la nostra opinione sull’indipendenza, dovrebbe convincerci che ci serve una basa solida per costruire il nostro futuro come Paese”. Ha poi aggiunto: “Con tutte le risorse e i talenti che abbiamo, la Scozia dovrebbe essere una forza trainante all’interno dell’Europa. Invece siamo costretti a stare nei margini. L’indipendenza, paradossalmente, ci permetterebbe di proteggere il nostro posto in Europa”.
I sondaggi portati avanti mostrano che solo una stretta maggioranza sia contro l’indipendenza, con una minoranza a favore del referendum nei prossimi due anni. Altri dati indicano che una maggioranza degli elettori scozzesi sarebbe a favore di un referendum nei prossimi dieci anni. Sturgeon è sembrata cosciente della mancanza di una maggioranza per l’indipendenza e vorrebbe costruire il consenso attraverso i partiti all’opposizione, basando il proprio discorso sul futuro costituzionale e politico della Scozia e contrastando con l’isolamento e l’intransigenza di Theresa May sulla Brexit. “Abbiamo visto a Westminster cosa succede quando i partiti non riescono a collaborare, quando i leader vogliono fare di testa propria e quando vengono posti troppi paletti. Il progresso diventa irraggiungibile”, ha dichiarato e ha poi concluso: “Possiamo dimostrare di essere capaci di porre gli interessi delle persone al primo posto”. Il leader scozzese Tory ad interim, Jackson Carlaw, ha però definito il discorso della prima ministra come “intrinsecamente divisivo” e molto lontano dall’essere inclusivo: “E’ sorprendente che Nicola Sturgeon possa pensare di unire proponendo un referendum disgregante nei prossimi 18 mesi”. Il leader laburista scozzese, Richard Leonard, ha sottolineato come nelle intenzioni di Sturgeon ci fosse in primo luogo l’intenzione di placare i membri del proprio partito, il Partito Nazionale Scozzese, cui dovrà rivolgersi nell’incontro a Edimburgo di domenica.