K metro 0 – Parigi – Mentre si stanno facendo i primi passi per la ricostruzione di Notre Dame, il Presidente francese Macron ha dato le prime risposte concrete ai 5 mesi di proteste del movimento dei “Gilet gialli”, in una conferenza stampa all’Eliseo, il Presidente il 25 aprile ha esposto un programma di riforme basato su tre
K metro 0 – Parigi – Mentre si stanno facendo i primi passi per la ricostruzione di Notre Dame, il Presidente francese Macron ha dato le prime risposte concrete ai 5 mesi di proteste del movimento dei “Gilet gialli”, in una conferenza stampa all’Eliseo, il Presidente il 25 aprile ha esposto un programma di riforme basato su tre mesi di dibattito nazionale, condotto – attraverso sondaggi diretti della popolazione online, interventi sulla stampa e in Rete, colloqui con sindaci e altre autorità locali – per capire le ragioni della protesta e sentire i pareri dei cittadini.
Il Paese, probabilmente, si aspettava assai di più. Macron si è limitato a ribadire il suo no alla principale richiesta dei “Gilet gialli”, il ripristino della patrimoniale sui capitali, e ad annunciare un significativo “taglio dell’imposta sul reddito” per i lavoratori e la classe media. Ha chiesto poi ai suoi concittadini di “lavorare di più”, per finanziare il taglio delle tasse che ha in programma di varare.
“Penso molto profondamente che gli orientamenti adottati in questi ultimi 2 anni siano giusti”, ha affermato il Presidente francese, aggiungendo che “sono arrivati i primi risultati”. “Ricreiamo dei posti di lavoro, oltre 500.000; in questi ultimi anni – ha continuato Macron – gli investimenti tornano ad aumentare e per la prima volta da anni la nostra crescita è superiore rispetto a quella di diversi Paesi vicini”.
Dal Capo dell’Eliseo, i francesi si aspettano atti concreti per migliorare il potere d’acquisto di stipendi e pensioni, e le condizioni generali di vita della gente: come consistenti tagli alle tasse e misure specifiche per aiutare i pensionati e i genitori single. Ma mentre alcuni programmi del Presidente sembrano rispondere a specifiche richieste dei Gilet gialli, vari esponenti del movimento, al contrario, ritengono le risposte di Macron ridotte e tardive; ed anzi vedono la sua politica attuale come a favorire i ricchi, e a creare ancor più ingiustizia. Sibeth Ndiaye, portavoce del Governo, ha annunciato comunque che i leader di En Marche, il partito del Presidente, e i membri del governo si incontreranno il prossimo 29 aprile, per fissare una precisa tabella di attuazione delle nuove misure.
La protesta dei Gilet gialli dura ormai da 6 mesi: il loro numero è recentemente calato a causa di alcune divisioni interne, ma comunque questo movimento resta una forte sfida (condotta spesso con metodi violenti), specie per il governo di un Presidente che aveva fatto di un programma di cambiamento il perno della sua campagna elettorale. I Gilet gialli comunque sono divisi tra un’ala estremista e un’altra più moderata. Eric Drouet, ferroviere e figura di rilievo del movimento, ha annunciato recentemente sulla sua pagina Facebook, di volersi prendere “una pausa”: “Sono stanco, dispiaciuto”, ha scritto, riferendosi ai commenti velenosi, insulti e minacce, anche nei confronti della sua famiglia, ricevuti negli ultimi mesi, e che egli ha lasciato intendere provenienti dall’interno dello stesso movimento.
Un paese come la Francia, tra le maggiori potenze industriali del mondo, dopo le delusioni create dalla scialba presidenza di Hollande era aderito con entusiasmo al programma di cambiamento del 2017 di “En Marche”, il nuovo partito fondato da Emmanuel Macron sull’esempio degli altri movimenti antipartitocratici e moderatamente populisti, sorti, nell’ ultimo quindicennio, in Spagna, Gran Bretagna, e Italia. Ma dopo un anno e mezzo di governo, è esplosa la protesta dei Gilet gialli: espressione soprattutto di un ceto medio impoverito dalle crescenti tasse (“casus belli”, quella sul carburante varata dall’esecutivo a novembre scorso). Il movimento è nato, come protesta diffusa soprattutto nella profonda provincia francese, ad opera specialmente di lavoratori di piccole aziende, conducenti di taxi e autobus privati, piccoli professionisti locali, dipendenti pubblici. Minore, ma non da trascurare, la presenza degli agricoltori, in passato grandi supporter del movimento gollista, poi sedotti dagli ambientalisti come Josè Bovet (distintosi negli ultimi anni – per assai poco impegno – come eurodeputato a Strasburgo). Gradualmente, il movimento si è allargato poi alle grandi città, convergendo in ultimo – secondo le migliori tradizioni rivoluzionarie della Francia – sulla “Ville lumiere”. Si calcola che oggi esso raccolga ben 250.000 persone, e che addirittura l’80% dei francesi (stima probabilmente esagerata) sia d’accordo con le sue richieste.
Al suo interno – un po’come tra i “5stelle” italiani – convivono posizioni di destra come di estrema sinistra. Forte comunque come in Gran Bretagna, è la richiesta che il Governo, dopo le ubriacature liberiste dell’ultimo ventennio, torni a svolgere un maggiore ruolo nell’economia e nella salvaguardia del territorio, procedendo anche a varie nazionalizzazioni.
di Fabrizio Federici