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Report WWF“Italia chiama Europa – L’ambiente ritrovato”:10 azioni per mettere l’Italia al passo con l’ Europa

Report WWF“Italia chiama Europa – L’ambiente ritrovato”:10 azioni per mettere l’Italia al passo con l’ Europa

K metro 0 – Roma – Questa settimana si è tenuta la presentazione del report “Italia chiama Europa – L’ambiente ritrovato” nella sede nazionale del WWF a Roma alla presenza di esponenti di quasi tutte le forze politiche per richiamarle all’attenzione nei confronti dell’ambiente, in vista delle elezioni europee del 26 maggio, e ricordare loro come

K metro 0 – Roma – Questa settimana si è tenuta la presentazione del report “Italia chiama Europa – L’ambiente ritrovato” nella sede nazionale del WWF a Roma alla presenza di esponenti di quasi tutte le forze politiche per richiamarle all’attenzione nei confronti dell’ambiente, in vista delle elezioni europee del 26 maggio, e ricordare loro come si stia discutendo in tutto il mondo di un nuovo Global Deal post 2020 che integri le politiche di sostenibilità con quelle climatico-energetiche e per la tutela della biodiversità all’orizzonte del 2030.

Queste le parole di apertura del dossier:” L’Unione Europea è l’istituzione che al mondo ha più correttamente colto il concetto di sviluppo sostenibile e le indicazioni per attuarlo deliberatamente a Rio de Janeiro nel 1992 sotto l’egida delle Nazioni Unite. Questo è specialmente evidente comparando quanto l’Europa ha fatto in relazione al Protocollo di Kyoto e quindi alla Convenzione sui cambiamenti climatici ed in relazione alla Convenzione sulla biodiversità applicata soprattutto proteggendo aree d’interesse comunitarie definite nel loro insieme Rete Natura 2000.L’Europa è poi il continente che maggiormente si è interrogata sul proprio modello economico, sulla capacità di tenuta di questo rispetto alla dimensione dei problemi ambientali globali che rischiano di avere conseguenze drammatiche.”

La premessa che emerge dal dossier sottolinea la grande partecipazione della UE ai problemi ambientali che affliggono il nostro pianeta, sottolineando come l’ Italia abbia avuto in questo un ruolo passivo infatti “quasi tutta la produzione normativa è avvenuta sulla spinta di direttive europee”(80% delle norme ambientali italiane, che hanno migliorato la vita dei suoi abitanti, derivano dall’ Unione europea) evidenziando, oltretutto, come i nostro Paese spesso non applichi in maniera significativa queste norme. Perciò è altrettanto chiaro il richiamo al mondo politico italiano perché il Bel Paese condivida con maggiore convinzione le norme e gli standard ambientali comunitari che possono aiutarlo ad essere più competitivo su scala globale.

Infatti, nel report si evidenziano soprattutto i punti di debolezza nella gestione dei rifiuti, delle acque interne e marine, nella qualità dell’aria e nella tutela degli ecosistemi. Attualmente sono 17 le procedure d’infrazione aperte nei confronti di Roma, 43 le istruttorie e 548 i milioni di euro pagati per multe europee per il mancato rispetto della normativa comunitaria, dei quali più di 204 milioni per le discariche abusive, oltre 151 per la gestione dei rifiuti in Campania e 25 per il mancato trattamento delle acque reflue urbane.

Triste è il primato dell’Italia, che risulta essere il Paese Europeo con più procedure di infrazione aperte, con 43 istruttorie Eu Pilot aperte per sospetta violazione delle norme ambientali (dato aggiornato al 2017). Per fare un confronto con il resto dell’Europa, secondo le statistiche pubblicate dalla Commissione europea (aggiornate al 2018) le procedure di infrazione complessive in materia ambientale di tutti i Paesi membri sono state 333, di cui 18 in Germania, 19 in Francia, 18 in Austria, 23 in Grecia, 32 in Spagna. I settori che, a livello europeo, hanno maggiormente risentito di tali infrazioni sono stati: l’acqua con un totale di 81 procedure, i rifiuti con un totale di 63 procedure, l’aria con 61 procedure e la natura con 49 procedure.

Il WWF con questo dossier oltre a rimproverare l’Italia per le sue mancanze, esorta le forze politiche in lizza per il rinnovo del Parlamento Europeo ad attuare dieci mosse, in altrettanti settori, per mettere l’Italia al passo con l’Europa poiché “nelle prossime elezioni Europee si misurerà anche la capacità dell’Europa di mantenere gli attuali elevatissimi livelli dei propri standard ambientali e di procedere sul terreno dell’innovazione”. Questo è il decalogo proposto ai nostri politici:

L’Italia acceleri l’attuazione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile tramite la Commissione e il Forum per lo Sviluppo Sostenibile, promuovendo, nel contempo: una contabilità nazionale, territoriale e di impresa che contempli indicatori per valutare l’impatto delle attività umane sul capitale naturale, l’apertura di un dibattito nazionale sui nuovi modelli di sviluppo economico; l’introduzione dell’obbiettivo dello Sviluppo Sostenibile nella Costituzione;

L’Italia svolga un ruolo propulsivo in Europa per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi, anche dotandosi, a sua volta, come altri Paesi europei, di un Piano Nazionale Energia e Clima che fornisca strumenti operativi per puntare davvero sulle rinnovabili, l’efficienza e il risparmio energetico e attui l’uscita dal carbone entro il 2025; nonché di una Strategia Nazionale a lungo termine, con tappe intermedie ben definite per arrivare ben prima del 2050 a zero emissioni nette di gas serra;

L’Italia deve completare la Rete Natura 2000 includendo tutte le aree chiave sia terrestri che marine, assicurando Enti di gestione e misure di conservazione efficaci, garantendo adeguati finanziamenti con lo strumento dei PAF (Prioritise Action Framework); e si impegni a migliorare la governance dei Parchi  nazionali e regionali, nel quadro di un rilancio della Strategia Nazionale per la Biodiversità che individui obbiettivi di conservazione concreti e misurabili in tutte le politiche di settore nazionali e regionali;

L’Italia dimostri di tenere davvero ai suoi mari, dando piena attuazione alla Strategia Marina Nazionale e alla Direttiva Habitat, rafforzando il ruolo delle Aree Marine Protette nelle politiche attive di tutela e sorveglianza delle risorse naturali, aumentando la superficie dei Siti di Importanza Comunitaria a mare, per conseguire l’obiettivo del buono stato ambientale delle acque; ed effettuando una Pianificazione dello Spazio Marittimo, che sia coerente con questo obiettivo e promuova un’economia blu sostenibile;

L’Italia sia in prima fila nel sostenere una riforma della Politica Agricola Comune (PAC) post 2020 che assicuri eco-schemi obbligatori per gli Stati membri con una dotazione finanziaria minima del 30% per pagamenti diretti, e l’obiettivo del 40% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) destinato ad agricoltura biologica entro il 2030;

L’Italia favorisca un’agricoltura sostenibile con l’approvazione del nuovo PAN – Piano d’Azione Nazionale Pesticidi che contenga misure cogenti regolamentari per ridurre l’uso di questi prodotti chimici nei siti Natura 2000 e nelle altre aree naturali protette, stabilisca per i trattamenti con pesticidi distanze minime di sicurezza dalle abitazioni e dalle colture biologiche, fornendo, fornendo nel contempo un’informazione corretta sulla loro pericolosità e dando piena attuazione alla Direttiva Nitrati;

L’Italia combatta con maggiore decisione la pesca illegale e non regolamentata (IUU, secondo l’acronimo europeo), raddoppiando, nel contempo, i suoi sforzi per implementare le azioni della Politica Comune sulla Pesca (PCP) finalizzate a ridurre il sovrasfruttamento degli stock Ittici, attraverso l’uso appropriato dei fondi europei (FEAMP); e sostenga, inoltre, lo sviluppo di una Piccola Pesca sostenibile, favorendo esperienze di cogestione, attraverso il recepimento del Piano d’Azione Regionale sulla Piccola Pesca;

L’Italia affronti preventivamente il problema del rischio idrogeologico, assicurando la manutenzione del territorio ( vecchia piaga nazionale, sin dal dopoguerra) e la riqualificazione della risorsa idrica, rilanciando il ruolo centrale delle Autorità di Bacino (come previsto dalla Direttive Acque e Alluvioni) nella pianificazione territoriale e nella scelta degli interventi prioritari su scala nazionale: bloccando il consumo del suolo lungo le aste fluviali e avviando interventi integrati per la mitigazione del rischio e per la tutela e il recupero degli ecosistemi;

L’Italia punti, finalmente, ad una Strategia pluriennale a sostegno dell’economia circolare che definisca chiaramente i distinti ruoli del mercato, dell’amministrazione pubblica, dei singoli e delle comunità, e che punti all’innovazione dei sistemi produttivi e alla responsabilizzazione del consumatore, grazie alla regia di un’Agenzia per l’uso efficiente delle risorse;

L’Italia recepisca al più presto la Direttiva europea sulla plastica monouso e punti decisamente alla riduzione degli sprechi e, quindi, dei rifiuti: aggiornando la normativa nazionale end of waste, ferma agli anni ’90, introducendo nuove forme di responsabilità estesa del produttore (EPR) anche a settori ora esclusi (alimentare, tessile, arredamento, costruzioni) e utilizzando la leva fiscale per penalizzare l’uso inefficiente di materiali e/o energia. Premiando, nel contempo, i comportamenti virtuosi.

 

di Rosa Massaro

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