K metro 0 – Varsavia – Pioggia di critiche sulle dichiarazioni di Grzegorz Bierecki, esponente del partito di governo di destra, che nella giornata di giovedì aveva parlato così: “Chi non merita di appartenere alla nostra comunità dovrebbe essere epurato”. Il linguaggio usato dal senatore è vicino a quello dei fascisti degli anni ‘30 secondo
K metro 0 – Varsavia – Pioggia di critiche sulle dichiarazioni di Grzegorz Bierecki, esponente del partito di governo di destra, che nella giornata di giovedì aveva parlato così: “Chi non merita di appartenere alla nostra comunità dovrebbe essere epurato”. Il linguaggio usato dal senatore è vicino a quello dei fascisti degli anni ‘30 secondo molti. Bierecki si è rifiutato di scusarsi, spiegando che le sue parole sono state mal interpretate.
La comunità ebraica globale, l’AJC, si è espressa così su Twitter: “Parole vergognose, terrificanti che evocano momenti bui dell’Europa e sottolineano una preoccupante mancanza di rimorso”. Al di là delle intenzioni del senatore, il linguaggio utilizzato è ormai tipico di sempre più politici in tutta Europa, e non solo, ed è caratterizzato marcatamente da una volontà di esclusione delle classi più deboli. Bierecki ha finanziato anche alcuni mezzi d’informazione a favore del governo, i quali hanno modellato il discorso pubblico negli ultimi anni.
Il ministro dell’Interno polacco, Joachim Brudzinski, membro del partito di governo Law and Justice, ha commentato così la faccenda sul proprio profilo Twitter ufficiale: “Un’uscita da irresponsabile che ha alimentato le critiche dell’opposizione. Spero ci siano una riflessione e delle scuse da parte del diretto interessato”. Il leader anticomunista ed ex presidente polacco, Lech Walesa, ha descritto le parole di Bierecki come “scandalose” e aggiunto che i leader parlamentari e le istituzioni di “mettere a punto un provvedimento disciplinare e avviare le procedure legali del caso”. Queste le dichiarazioni di Bierecki, per esteso: “Non ci fermeremo finché tutti gli individui che non meritano di far parte della nostra comunità non verranno epurati”. Il senatore ha evidenziato che il riferimento era a chi si è mostrato irrispettoso della memoria delle vittime dell’incidente aereo Smolensk e ha rifiutato di scusarsi.
Il leader dell’opposizione, Grzegorz Schetyna, ha reagito così: “La Polonia per essere orgogliosa e forte, non deve e non può ‘epurare’ nessuno. La repubblica deve essere la casa di tutti i polacchi!” Rafal Pankowski, sociologo dell’organizzazione anti-estremismo, Never Again, ha ribadito che l’utilizzo di questo tipo di linguaggio è una questione globale, di particolare rilevanza in Polonia visto che i nazionalisti hanno delineato una rigida definizione di ‘polacchezza’, influenzando le autorità. La Polonia è stata per secoli una nazione multietnica e ha accolto polacchi, ucraini, ebrei, bielorussi e tedeschi. Il genocidio della Seconda guerra mondiale e il ridisegnamento dei suoi confini, l’hanno resa un Paese etnicamente omogeneo. Ha poi concluso Pankowski: “Vogliamo vedere la comunità come un’unità chiusa basata sul sangue, sull’etnia, sulla religione come marchio d’identità oppure vogliamo che l’identità polacca sia in linea con la tradizione multiculturale del Paese? Bierecki vuole arrogarsi il diritto di poter dire chi appartiene alla comunità e chi no. È preoccupante. L’idea di etichettare gli individui come traditori o nemici della comunità è allarmante”.