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Libia. Vertice a Palazzo Chigi, individuato un gabinetto di crisi. Intanto, raid aerei a sud di Tripoli. L’Onu chiede pausa umanitaria

Libia. Vertice a Palazzo Chigi, individuato un gabinetto di crisi. Intanto, raid aerei a sud di Tripoli. L’Onu chiede pausa umanitaria

K metro 0 – Roma – Vertice questo pomeriggio a Palazzo Chigi sulla Libia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha riunito per oltre un’ora e mezza, insieme al sottosegretario Giancarlo Giorgetti, i ministri della Difesa e degli Esteri, Elisabetta Trenta e Enzo Moavero Milanesi e i vertici dei Servizi italiani. Un gabinetto di crisi

K metro 0 – Roma – Vertice questo pomeriggio a Palazzo Chigi sulla Libia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha riunito per oltre un’ora e mezza, insieme al sottosegretario Giancarlo Giorgetti, i ministri della Difesa e degli Esteri, Elisabetta Trenta e Enzo Moavero Milanesi e i vertici dei Servizi italiani. Un gabinetto di crisi è stato spiegato, con il fine di informare tutti i ministri competenti sull’evolversi della situazione nel paese libico. Una situazione che il capo dello Stato Sergio Mattarella segue con particolare attenzione, considerando le ricadute sul nostro Paese (dalla possibile esplosione del fenomeno migratorio ad una pericolosa instabilità di una nazione mediterranea e prossima ai nostri confini) che la guerra fra le fazioni di Haftar e Al Sarraj potrebbe provocare. Il presidente del Consiglio, viene assicurato, segue da vicino e costantemente il dossier libico e continui sono i contatti dello staff diplomatico di Palazzo Chigi con gli Usa, la Francia e i principali attori internazionali. Conte ha sostenuto che il gabinetto di crisi sarà attivo fino a quando la crisi libica non sarà rientrata. La struttura, si apprende, sarà a disposizione di tutti i ministeri coinvolti in modo da consentire una gestione coordinata del dossier. Nella giornata di oggi il presidente Conte, viene infine fatto sapere, ha avuto anche un colloquio telefonico sul tema con la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Intanto continuano gli scontri alla periferia sud di Tripoli

Violenti combattimenti tra le forze del governo libico di unità nazionale (Gna) e gli uomini di Khalifa Haftar alla periferia sud di Tripoli, dove gli scontri hanno già provocato decine di morti e migliaia di sfollati. L’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) guidato da Haftar, uomo forte dell’est della Libia, porta avanti dal 4 aprile un’offensiva mirata a prendere il controllo di Tripoli, sede del Gna. Giovedì l’Unione europea e gli Stati membri hanno approvato una dichiarazione che chiede il “ritiro” dalla capitale libica dell’Lna e delle altre forze giunte da altre regioni per combattere. Nonostante questo appello, però, venerdì i combattimenti si sono intensificati su più fronti nella zona sud di Tripoli, in particolare ad Ain Zara, Wadi Rabi e al-Swani.  Alcuni giornalisti di AFP presenti dietro la linea del fronte dal lato delle forze pro Gna sono stati testimoni di un raid aereo a Wadi Rabi; altri testimoni hanno riferito di un altro raid aereo a Tajoura, nella periferia est della capitale, che avrebbe preso di mira un’accademia militare. Un altro raid ancora è stato condotto invece contro una caserma “vuota e inutilizzata” a sud di Zuara, vicino alla frontiera con la Tunisia, un centinaio di chilometri a ovest di Tripoli, senza provocare vittime, secondo quanto riferisce una fonte della sicurezza sul posto, che ha attribuito l’attacco alle forze di Haftar.

Le Nazioni Unite chiedono una “pausa umanitaria” nei combattimenti vicino a Tripoli, per facilitare la partenza dei civili e fornire assistenza a coloro che rimangono. Lo ha detto il portavoce dell’Onu, Stéphane Dujarric.”I combattimenti continuano e c’è in realtà un aumento nell’uso dell’artiglieria pesante che può avere un impatto devastante, specialmente nelle aree urbane”, ha detto il portavoce dell’organizzazione, sottolineando che “i combattimenti impediscono alle persone di fuggire e vengono prese di mira anche squadre mediche e ambulanze, il che è assolutamente inaccettabile” ”Continuiamo a essere a contatto con le parti e a chiedere almeno una pausa umanitaria, in modo che le persone possano partire in sicurezza e possa essere fornito un aiuto a coloro che rimangono”, ha specificato Dujarric. Interrogato sullo staff delle Nazioni Unite sul terreno e sulla possibilità che il personale venga evacuato, il portavoce ha rifiutato di fornire dati per ragioni di sicurezza. I piani di evacuazione sono regolarmente aggiornati, ma per ora “restiamo a Tripoli”, ha detto. Secondo i diplomatici, l’inviato Onu per la Libia Ghassan Salamé ha recentemente dichiarato al Consiglio di sicurezza che intendeva rimanere in Libia fino all’ultimo momento. “È coraggioso” ed è “determinato a rimanere fino alla fine, a essere l’ultimo a essere evacuato se c’è l’evacuazione”, ha detto una di queste fonti. Sono circa 1.500 i rifugiati e i migranti intrappolati in centri di detenzione a Tripoli e la cui vita è a rischio, man mano che aumenta l’escalation militare. A lanciare l’allarme è l’Alto commissario per i rifugiati Filippo Grandi, affermando che” queste persone si trovano nelle circostanze più vulnerabili e pericolose”. Chiedendo che possano essere evacuati, Grandi ha spiegato che i migranti e i rifugiati” devono essere urgentemente messi in sicurezza. Si tratta di una questione di vita o di morte”.

 

di Beppe Pisa

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