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L’Europa sta già subendo passivamente gli effetti del riscaldamento climatico. Lo studio del Copernicus Climate

L’Europa sta già subendo passivamente gli effetti del riscaldamento climatico. Lo studio del Copernicus Climate

K metro 0 – Parigi – Battersi contro il riscaldamento climatico non è mai stato così urgente. Hanno ragione la giovane svedese Greta Thunberg e i giovani di tante parti del mondo a condurre una battaglia senza quartiere con la quale chiedono ai potenti della Terra di muoversi, e presto. Una conferma del loro allarme

K metro 0 – Parigi – Battersi contro il riscaldamento climatico non è mai stato così urgente. Hanno ragione la giovane svedese Greta Thunberg e i giovani di tante parti del mondo a condurre una battaglia senza quartiere con la quale chiedono ai potenti della Terra di muoversi, e presto. Una conferma del loro allarme arriva proprio da uno studio sullo stato del Clima Europeo del servizio Copernicus Climate Change Service (C3S), insieme al Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) per conto dell’Unione Europea. Secondo questa analisi, il 2018 è stato uno dei tre anni più caldi mai registrati in Europa. Tutte le stagioni hanno registrato temperature sopra la media stagionale, con un’estate più calda mai registrata con 1,2° sopra la media. Dalla fine della primavera fino all’autunno, l’Europa settentrionale e centrale ha registrato un clima eccezionalmente caldo, con le temperature più alte mai registrate dal 1950.

Lo studio prosegue: nel 2018 in Europa sono aumentate le ore di esposizione al sole. Parti dell’Europa centrale e settentrionale hanno registrato fino al 40% di ore di sole in più rispetto alla media, in particolare la Germania ha registrato il record di ore di sole. L’Europa meridionale, tuttavia, ha registrato una durata media di luce solare inferiore rispetto alla media. L’impatto sui ghiacciai alpini è stato significativo, con le Alpi europee che hanno subito le maggiori perdite di massa, mentre le temperature superficiali dei laghi europei sono state le più alte dall’inizio delle prime registrazioni nel 1995. Il pericolo d’incendio è stato ben sopra la media in molte parti dell’Europa settentrionale, in particolare in Scandinavia e intorno al Mar Baltico, con gli incendi in Svezia considerati come i più gravi della storia moderna. Di conseguenza, l’Europa settentrionale ha registrato i livelli annuali più elevati di emissioni annue causate da incendi dal 2003

L’inverno del 2018 è stato il primo, da quando sono iniziate le osservazioni satellitari dei ghiacci marini, in cui si è formata un’ampia area di acqua libera dai ghiacci, nota come polinia, a nord della Groenlandia. La copertura di ghiaccio marino inferiore alla media è un trend costante per l’Artico europeo. Nella maggior parte dei mesi del 2018 si sono registrate delle temperature superiori alla media. Durante i mesi estivi, il ghiaccio marino è stato inferiore di oltre il 30% rispetto alla media a lungo termine.

Nel 2018 le regioni dell’Europa settentrionale e centrale hanno attraversato un lungo periodo di siccità. Le precipitazioni stagionali sono state inferiori dell’80% rispetto alla norma per la primavera, l’estate e l’autunno, con conseguenze sull’intera vegetazione e sui raccolti, causando perdite agricole, restrizioni idriche e bassi livelli d’acqua nei fiumi. Al contrario, alcune zone dell’Europa meridionale hanno registrato la primavera e l’estate più piovose di sempre. All’inizio del 2018, in Europa sono state registrate anche diverse ondate di freddo. Febbraio e marzo sono stati gli unici mesi con temperature inferiori alla media. Forti nevicate hanno colpito vaste aree dell’Europa, compreso il Regno Unito. In tutta Europa, le precipitazioni estreme sono state sotto la media, ma si sono verificati alcuni eventi specifici. Un evento meteorologico di rilievo è stato l’ex uragano Leslie, che ha colpito la Penisola Iberica a ottobre. È stata la tempesta più forte verificatasi nella regione dal 1842, causando forti precipitazioni e inondazioni nel nord della Spagna e nel sud-ovest della Francia. Un periodo di piogge eccezionalmente abbondanti all’inizio dell’anno ha anche causato gravi inondazioni a Parigi.

Infine, l’allarme sull’inquinamento atmosferico. Biossido di carbonio (CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O): i flussi dei tre principali gas serra sulla superficie globale, stimati al netto, sono aumentati negli ultimi decenni. Un trend costante per tutto il 2018. Cosa resta ancora da fare ai potenti della Terra? Impiegare ogni ora, settimana, mese della loro sia pure complessa esistenza a elaborare politiche per il risanamento del clima. Prima che sia troppo tardi.

 

Di Edmondo Usseri

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