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Christine Lagarde, Direttrice del FMI: “Non è il caso di infliggersi la ferita di altre guerre commerciali”

Christine Lagarde, Direttrice del FMI: “Non è il caso di infliggersi la ferita di altre guerre commerciali”

K metro 0 – Washington – ” Non è certo il tempo di auto-infliggersi la ferita economica di altre guerre commerciali, anche solo per questioni di tariffe o barriere di altro genere”. Così Christine Lagarde, Direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, ha ribadito nella conferenza stampa di ieri, all’apertura degli incontri primaverili annuali tra FMI

K metro 0 – Washington – ” Non è certo il tempo di auto-infliggersi la ferita economica di altre guerre commerciali, anche solo per questioni di tariffe o barriere di altro genere”. Così Christine Lagarde, Direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, ha ribadito nella conferenza stampa di ieri, all’apertura degli incontri primaverili annuali tra FMI e l’istituzione gemellata, la Banca Mondiale. “La chiave giusta – ha aggiunto la Lagarde – è evitare le politiche errate: e questo vale specialmente per il commercio”. Non ha affrontato esplicitamente il tema delle tensioni commerciali, e del lungo negoziato per risolverle, in corso da anni tra USA e Cina: ma si tratta, in questo caso, di una realtà sotto gli occhi di tutti. Le 2 più grandi economie del mondo stanno combattendo – sul fronte soprattutto dei dazi doganali – quella che è la guerra commerciale più grave in tutta la storia mondiale sin dagli anni ’30. Una guerra in cui la posta in gioco è altissima, di natura non solo economica, ma geopolitica: le due superpotenze, infatti, si scontrano soprattutto sulla pretesa di Pechino di sfidare la supremazia tecnologica USA proponendo alle principali aziende americane (comprese alcune multinazionali in cui è già presente la stessa Cina) di rivelare i loro segreti tecnologici in cambio del pieno accesso al mercato cinese.

Le previsioni del FMI per l’economia mondiale

Tutto questo, mentre il momento è complessivamente negativo un po’ per tutta l’economia mondiale, anche se non si può parlare di una sua complessiva decrescita, ma di rallentamento nella crescita. Rallentamento, però, di forti proporzioni: esattamente un anno fa, sempre la direttrice del FMI evidenziava che il 75% dell’economia globale, pur fra i tanti problemi, stava crescendo. Oggi è quasi esattamente il contrario: il 70% dell’economia globale sta rallentando la sua crescita. E proprio questa settimana, il FMI sta rivedendo – al ribasso. Le sue previsioni del 2019 per le economie di USA, Europa, Giappone e un po’ tutto il mondo: il tasso medio complessivo di decelerazione dell’economia mondiale per quest’anno dovrebbe essere del 3,6%, dopo il 3,3 del 2018. Questo, sottolineano gli esperti del Fondo, a causa non solo di guerre commerciali, incertezze politiche, ritardi nell’innovazione tecnologica in un mondo sempre piu’ globalizzato, ecc..: ma anche degli effetti “a scoppio ritardato” delle difficoltà registrate nel 2016, anno che, per molte economie del mondo, ha visto le peggiori performance dalla grande recessione del 2008-2009.

Il parere di Banca Mondiale e di autorevoli “Think-thank”

E’ intervenuto alla conferenza anche il neo presidente della Banca Mondiale, David Malpass: esprimendo il timore che il trend generale di rallentamento dell’ economia del Pianeta, a lungo andare, possa mettere in forse quella che da anni, pur con ritardi e visioni non sempre adeguate, è la lotta delle principali organizzazioni sovranazionali ( FAO, IFAD, UNESCO, ecc…) contro la povertà estrema ( quella, per intenderci, di persone che vivono con meno di 1 dollaro e 90 al giorno): specie in aree come l’ Africa subsahariana, minacciate anche da prospettive di grave degrado ecologico, desertificazione anzitutto. Secondo Paul Sheard, “Senior fellow” alla Kennedy School del Mossavar Rahmani Center for Business and Governement dell’Università di Harvard, il pericolo non è tanto questo; quanto la possibilità che le principali banche del mondo non possano più continuare a svolgere efficacemente le loro funzioni, in un clima generale di deterioramento dell’economia, coi prevedibili “effetti domino” ed “effetti tilt”, nella testa di molti operatori economici, in varie aree del mondo.

I negoziati commerciali cino-americani

Prospettive così nere, comunque, pur possibili, sottolineano gli esperti di FMI e Banca Mondiale, non devono diventare condizionanti per gli attori dell’economia globale: proprio come le possibilità di sviluppare determinate malattie, favorite da indubbie deficienze cliniche delle persone, non devono invadere la loro psiche, abbassando le difese immunitarie e favorendo l’insorgere di gravi patologie. A proposito della tensione USA-Cina, proprio gli esperti cinesi, ricordati appunto nella conferenza, in questi giorni stanno finalmente parlando di indubbi progressi nei negoziati commerciali con gli Stati Uniti. Negoziati che, del resto, a conferma della consapevolezza dei legami esistenti tra rapporti commerciali cino-americani ed economie europee, lo stesso presidente USA, Trump, si era impegnato a portare avanti nel suo incontro di Washington, l’estate scorsa, col Presidente della Commissione UE, Jean Claude Juncker.

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