K metro 0 – Milano – Intelligent transport systems. Sistemi di trasporto intelligenti, si chiamano così quelli che permettono di regolare il traffico pubblico e privato nelle nostre città italiane, europee, mondiali. Organizzazioni pubbliche e private attive nello sviluppo e miglioramento di questi sistemi sono sorte e diffuse circa vent’anni fa. Come ITS America, ad
K metro 0 – Milano – Intelligent transport systems. Sistemi di trasporto intelligenti, si chiamano così quelli che permettono di regolare il traffico pubblico e privato nelle nostre città italiane, europee, mondiali. Organizzazioni pubbliche e private attive nello sviluppo e miglioramento di questi sistemi sono sorte e diffuse circa vent’anni fa. Come ITS America, ad esempio, ITS United Kingdom, ITS France, ITS Sweden, ITS Canada, per fare qualche esempio. E In Italia? Celebra i vent’anni di fondazione TTS Italia, associazione per la telematica, trasporti e sicurezza nata a Roma, che riunisce le più importanti realtà legate alla tecnologia nei trasporti (www.ttsitalia.it ), fra cui molti comuni, e università. E collabora in maniera stabile con il ministero dei Trasporti proprio sul fronte della smart mobility.
di Alessandro Luongo
Kmetro0 ha così deciso di tracciare un bilancio del ventennio dell’attività e fare il punto sugli ITS in Italia e in Europa con la presidente di TTS Italia, Rossella Panero.- Intervista
«In vent’anni di attività abbiamo contribuito a promuovere le conoscenze dell’uso e tecnologie per i sistemi di trasporto intelligenti – alcune addirittura pionieristiche – radunando aziende e all’inizio anche centri di ricerca. Parliamo, infatti, di tecnologie che ottimizzano le reti di trasporto esistenti. Noi dialoghiamo di continuo con i ministeri e le istituzioni per favorire la regolamentazione di quest’ambito che porti benefici e vantaggi alla collettività».
Presidente, potrebbe farmi un esempio di come funzionano questi sistemi di trasporto intelligenti?
«Nella mia città, Torino, su 600 incroci semaforizzati, ne controlliamo 350, con notevoli benefici sul traffico. Se fossero stati solo 100, i vantaggi sarebbero stati molto minori. Le faccio un caso ancora più semplice. Ci sono sistemi ITS che monitorano il flusso delle flotte di mezzi pubblici, bus e tram in particolare. E che regolano il servizio prevedendo l’arrivo al semaforo dei mezzi in questione, facendolo trovare verde. Tutto questo avviene grazie all’uso di ricercati algoritmi. La priorità semaforica non deve andare tuttavia a discapito del traffico urbano ma interagire con esso e regolarlo. Questi sistemi sono già in funzione in grandi città come Torino, appunto, Milano e Roma».
A che punto sono i trasporti intelligenti in Europa?
«Il caso Londra è un esempio mirabile di come travasare la mobilità da un modo di trasporto a un altro grazie alla congestion charge (tassa di congestione) che ha ampliato l’area in cui la circolazione di veicoli privati è a pagamento. Non tutti possono pagare il ticket d’ingresso e così si spostano su altre modalità. In Italia un caso simile è Milano, con Area C e la recente Area B che tiene conto dell’inquinamento e della classe ecologica del mezzo circolante. Barcellona, dalle Olimpiadi del 1992 ha puntato molto sull’infomobilità su tutti i canali per dare la possibilità di scegliere come muoversi. E alcuni paesi dell’Europa dell’est sono molto avanti con l’utilizzo di ITS, con Praga e Budapest in prima fila, ad esempio».
Tutti questi sistemi di trasporto intelligenti come sono regolati dall’Unione europea?
«Nel 2010 l’Ue ha emanato la direttiva 40 sulla diffusione degli ITS obbligando tutti gli stati membri a definire un piano di azione quinquennale, che è stato dunque varato in momenti diversi. L’Italia, ad esempio, l’ha recepito nel 2014 con un decreto ufficiale grazie anche alla nostra collaborazione con il ministero dei Trasporti. Smart road (e l’istituzione di un Osservatorio Smart Road presso il Mit, Ndr) ha come obiettivo linee guida per rendere più intelligente tutta la rete stradale di rilevanza nazionale (autostrade in primo luogo) e quella urbana per sperimentare su strada dei veicoli a guida autonoma. Questo decreto ha permesso di colmare un gap fra il nostro paese e quelli europei dove esistevano già delle norme nazionali».
E così, lo scorso marzo, il sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti, Michele dell’Orco, ha pubblicato su Facebook un post in cui con la sindaca Chiara Appendino e l’assessore Paola Pisano, ha provato un minibus completamente elettrico a guida autonoma, il Navya be fluid.
«Al momento non ci sono servizi reali di consegna merci o trasporto a guida autonoma ma anche i veicoli privati un domani saranno in grado di guidarsi da soli e di essere collegati in rete alle infrastrutture intelligenti e di tutti gli altri veicoli del globo».
In definitiva, i modelli di mobilità sono destinati a cambiare?
«In realtà, e di conseguenza si rivoluzioneranno anche i modelli di business della nuova mobilità che sfrutta tutte queste nuove tecnologie. A partire dalle case automobilistiche e di altri soggetti interessati. Helsinki, in Finlandia guida questo cambiamento in Europa, con whim, con l’obiettivo “moblity as a service” (mobilità come servizio). Da un anno ha sperimentato addirittura un pacchetto di mobilità che permette di scegliere la soluzione su misura delle proprie tasche ed esigenza di spostamenti. Una tariffa di trasporto intermodale unica, dunque, per spostarsi magari su più mezzi pubblici di trasporto. E TTS Italia sta ragionando su un’idea simile con il ministero dei Trasporti».